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Alle donne piace bio

Chi compra il bio in Italia e perché. Come è cambiata la rete di vendita. I nuovi dati sulla grande marcia del biologico.

Donna, 35-40 anni, figli under 12, reddito medio alto. E tanti altri, finalmente. Al profilo elitario del cliente-tipo delle ‘oreficerie’ del bio si aggiunge ora una ben più vasta platea di consumAttori che prediligono il biologico per varie ottime ragioni. Salute e benessere animalequalità dei cibi, integrità della filierasalvaguardia dell’ambiente.

Nomisma, Federbio e Assobio hanno presentato all’Osservatorio Sana 2018, per Bologna Fiere, un profilo di consumatori la cui ampiezza e maturazione vale uno sguardo più attento. La democratizzazione del bio guida una crescita delle vendite in Italia che prosegue affermando, appunto, una più estesa base di mercato (+6,5% nel 2017, dopo un 2016 da record, +10%).

Biologico, chi produce non consuma

Secondo l’Osservatorio, che ha intervistato un campione di 600 nuclei familiari, 8 famiglie su 10 hanno acquistato almeno una volta un alimento bio nel 2017. Tra questi, il 42% è un acquirente abituale di biologico, con frequenza almeno settimanale.

La geografia dei consumi è simile a quella del 2016. Il traino è collocato nel Nord del paese, dove si concentra il 60% della spesa (36,2% al Nord-Ovest, 27,7% al Nord-Est). Il Centro, che assieme alla Sardegna rappresenta il 24,7% del mercato, ha accresciuto dello 0,3% i consumi, alti in proporzione alla popolazione. Il Sud invece produce ma non consuma. Qui si trovano le maggiori superfici e produzioni certificate e tuttavia i consumi rimangono bassi, pur registrando una minima crescita (0,5%).

Biologico, una scelta da ricchi?

Livello di istruzione e reddito incidono sull’abitualità della scelta di alimenti bio, come è del resto già emerso rispetto alla propensione a seguire la dieta mediterranea. Il fattore prezzo, in principio così elevato da riservare il bio ai più abbienti, è tuttavia elemento di grande dinamismo.

I prezzi dei prodotti biologici sono diminuiti costantemente nelle grandi superfici di vendita. Si inizia a realizzare quella democratizzazione del bio da queste pagine a lungo invocata. Relegando alle boutique del bio la destinazione dello shopping d’élite.

Bio, il ruolo di supermercati e discount

La distribuzione moderna in pochi anni ha assunto un ruolo cruciale nella vendita di prodotti biologici. Non solo per i numeri (+2% nel 2017) e il bacino d’utenza (44% dei consumatori abituali, a fronte del 19% che invece si rivolge ai negozi specializzati, -3,4%), ma appunto per il contributo a un effetto calmiere sui prezzi. 

discount continuano a mietere successo. La loro quota di mercato è aumentata dell’1,4%, fino a raggiungere il 6% delle vendite di alimenti biologici. I discount hanno già sorpassato i negozi specializzati in tre categorie di alimenti bio:

– uova fresche (9,5% vs. 0,8%),

– oli e grassi vegetali (10,5%, il quadruplo dei negozi specializzati, 2,6%),

– cereali e derivati (11,2%, rispetto al 5,9% delle boutique del bio).

Il bio più apprezzato

Con un volume complessivo di vendite per 3,552 miliardi di euro (5,612, includendo l’export), i consumi di biologico rappresentano nel primo semestre 2018 il 3% dei consumi di agroalimentare (erano il 2,8% nello stesso periodo del 2017).

Frutta e ortaggi, secondo i dati Ismea, rimangono gli alimenti più venduti. Seguono cereali e derivati (pasta, farine, riso), latte e derivati (yogurt in primis), uova e bevande analcoliche (come i succhi di frutta).

Miele e uova crescono a gonfie vele. Laddove il bio rappresenta, rispettivamente, il 14,5 e il 13,2% delle vendite complessive. La  propensione a spendere qualcosa in più per ottenere il valore aggiunto della versione bio di alimenti già di per sé relativamente economici.

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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