Il mensile dei consumatori tedeschi Ökotest pubblica un test comparativo su 20 referenze di spaghetti integrali. Soltanto 8 prodotti vengono promossi a pieni voti. In oltre la metà del campione sono invece presenti micotossine, in 5 casi a concentrazioni importanti. E in 1 caso preoccupanti residui di pesticidi. Barilla e Buitoni, ma anche i colossi del retail ALDI e REWE e lo storico marchio bio Rapuntzel, tra gli altri, risultano problematici. Ed è curioso, un eufemismo, come i grandi gruppi industriali e della grande distribuzione organizzata possano immettere sul mercato prodotti con gravi vizi di sicurezza alimentare.
I controlli pubblici ufficiali e l’autocontrollo, evidentemente, latitano.
Spaghetti integrali, un alimento salutare
Gli spaghetti integrali rappresentano un emblema dell’alimento salutare. Apportano grandi quantità di fibre alimentari, il cui consumo giornaliero nelle quantità raccomandate (30 grammi/die) garantisce benefici ampiamente dimostrati in letteratura scientifica. Oltre a contenere il quadruplo dei minerali, a raffronto con la pasta non integrale (da semola raffinata). Soprattutto ferro, magnesio, zinco e vitamine del gruppo B.
I cereali integrali sono tuttavia esposti a un maggior rischio di trascinare con sé sostanze indesiderate e spesso nocive. Come le muffe, i metalli pesanti, gli oli minerali e i residui di pesticidi.
Il rischio micotossine
Le muffe rilevate dal laboratorio tedesco incaricato da Ökotest sono le micotossine T2 e HT2, tossiche per le cellule del sangue e il sistema immunitario. Appartengono ai tricoteceni, lo stesso gruppo del più noto ma meno pericoloso deossinivalenolo (DON).
Le micotossine si formano naturalmente sul grano (e altri cereali) in determinate condizioni climatiche o di stoccaggio e non vengono eliminate dalla cottura. Serve quindi una prevenzione ad hoc nel corso dell’intera filiera, come ci ha già spiegato in una precedente intervista uno dei massimi esperti in materia, il dr. Carlo Brera dell’Istituto superiore di sanità (ISS). Accortezze probabilmente adottate dai produttori degli 8 spaghetti integrali risultati puliti. (1)
Micotossine, le soglie da non superare
La dose giornaliera tollerabile (Tolerable Daily Intake, TDI) per le micotossine T2 e HT2 – espressa in nanogrammi di contaminante per kg di peso corporeo – è stata definita da EFSA, nel 2017, in 0,02 µg/kg. (2)
Tale soglia, secondo Ökotest, viene facilmente superata attraverso il consumo di alcuni degli spaghetti integrali analizzati. Al riguardo vale peraltro la pena annotare due elementi:
– da un lato, Ökotest considera una ‘porzione realistica’ (125 g di pasta) obiettivamente superiore alle abitudini di consumo italiane,
– d’altro canto, le valutazioni tossicologiche di EFSA sono eseguite su individui adulti e non considerano la maggiore vulnerabilità di bambini e ragazzi. Come sottolineato dal dr. Carlo Brera nella nostra precedente intervista, già citata.
I peggiori del test
Le analisi condotte dal laboratorio tedesco indicano:
– un tenore ‘molto elevato’ di tossine T2 e HT2 tanto da superare la TDI con una porzione da 125 grammi di pasta integrale – in 5 referenze. Due prodotti convenzionali (Newlat e Buitoni) e tre paste biologiche di marca tedesca (Alnatura, Aldi Sud e BioZentrale),
– livelli comunque significativi delle micotossine in questione, al punto da superare di oltre la metà la TDI indicata da EFSA in un solo piatto di pasta (da 125 grammi), in altri sei prodotti. Due spaghetti integrali convenzionali – Barilla e Tegut – e quattro bio di marca tedesca. Rila, Denree, Rapunzel (pioniere del bio in Germania) e Rewe.
Buitoni (Nestlé) spicca come il prodotto peggiore tra quelli analizzati. Nei suoi spaghetti integrali sono stati infatti rivenuti anche residui, sia pure entro i limiti, di due insetticidi molto tossici per le api (cipermetrina e pirimifos metile). Paradossalmente lo stesso marchio, in un precedente test, era invece risultato l’unico a proporre un pesto alla genovese non biologico privo di residui di pesticidi.
Micotossine, i controlli che mancano
L’esito del test in esame induce alcune riflessioni sulla (in)sufficienza dei controlli pubblici ufficiali, oltreché dell’autocontrollo, sui livelli di micotossine in categorie di alimenti esposti al relativo rischio. Tanto più ove si consideri l’estrema gravità dei pericoli per la salute associati ai loro apporti.
Il ministero della Salute italiano, nella propria ‘relazione sui monitoraggi di contaminanti agricoli e tossine vegetali naturali non regolamentati. Anno 2019’, datata 26.6.20, riferisce ai ‘livelli indicativi per la somma delle tossine T-2/HT-2 in cereali e prodotti a base di cereali’ indicati nella raccomandazione della Commissione europea 2013/165. (3)
Solo 15 campioni di pasta risultano essere stati sottoposti ad analisi delle micotossine T-2 e HT-2, in ambito dei controlli pubblici ufficiali in Italia, nel 2019. (4) Non molti, un eufemismo, rispetto ai volumi di produzione di pasta nel Bel Paese. E i loro esiti non paiono neppure rassicuranti.
‘Per molti alimenti inclusi nella raccomandazione il valore del LOQ [Limite di Quantificazione] risulta pari o superiore al livello indicativo della raccomandazione.’ (Min. Sal. DGISAN, Ufficio 6, relazione 26.6.20 citata)
Tutto bene? Magari no
Marta Strinati e Dario Dongo
Note
(1) Di seguito, l’elenco degli 8 campioni per i quali è stata accertata in laboratorio la presenza in tracce o la completa assenza di micotossine:
– Bio Bio Vollkorn Spaghetti (Netto Marken-Discount)
– Bioladen Spaghetti Vollkorn (Weiling)
– Combino Bio Vollkorn Spaghetti (Lidl)
– Edeka Bio Vollkorn Spaghetti (Edeka)
– K-Bio Vollkorn Spaghetti (Kaufland)
– Naturata Dinkel Vollkorn Spaghetti, Demeter (Naturata)
– Nudelmacher Dinkel Vollkorn Spaghetti, Demeter (Spaichinger Nudelmacher)
– Zabler Paradiso Bio Spaghettini Integrale (Bernhard Zabler)
(2) V. D. Arcella, P. Gergelova. M. L. Innocenti, H. Steinkellner. Human and animal dietary exposure to T‐2 and HT‐2 toxin. EFSA Journal, 14.8.17, https://doi.org/10.2903/j.efsa.2017.4972
(3) I livelli previsti nella raccomandazione CE 165/2013, si noti bene, possono dare luogo a un’esposizione ben superiore a quella successivamente indicata da EFSA. La citata raccomandazione infatti riferisce a un livello indicativo di 25 μg/kg (somma di T-2 e HT-2) nella pasta. Di conseguenza, il consumo di 100 g di pasta con questo livello di contaminazione da parte di un individuo di 60 kg di peso lo espone a una quantità di tossine più che doppia rispetto alla TDI indicata da EFSA nel 2017
(4) La citata relazione del ministero della Salute riferisce alla ricerca delle micotossine T-2 e HT-2 su un totale di 119 campioni, in Italia, nel 2019. Oltre ai 15 campioni di pasta, 20 cereali in grani, 22 prodotti da forno, 26 alimenti per l’infanzia con cereali e formule, 6 cereali per la colazione, 3 olio di mais, 26 farine di mais/grano, 1 pepe verde