Il rischio tossicologico dei pesticidi impiegati nelle colture ‘convenzionali’ e di quelli autorizzati nell’agricoltura bio viene per la prima volta messo a confronto.
La preziosa analisi è raccolta nello studio dei ricercatori austriaci di Friends of Earth (FOE) e dell’Università delle risorse naturali e delle scienze della vita (BOKU) di Vienna. (1)
Pesticidi, bio e convenzionale a confronto
I ricercatori hanno confrontato la tossicità per l’uomo e per l’ambiente acquatico di tutti i pesticidi autorizzati in Europa, mediante le classificazioni di rischio e pericolo indicate nel processo di autorizzazione secondo il sistema internazionale di classificazione GHS (Global Harmonized System of Classification and Labelling of Chemicals).
Le molecole esaminate sono state selezionate tra le 450 incluse nel database dei pesticidi dell’Unione europea. Il confronto riguarda
- 256 agrotossici autorizzati nell’agricoltura convenzionale, (2)
- 134 pesticidi consentiti nell’agricoltura biologica. (3)
Il risultato (atteso) del confronto e i limiti
Il confronto mostra – come prevedibile – che i pesticidi autorizzati nel convenzionale (e nell’agricoltura integrata) sono molto più pericolosi di quelli usati nel bio. Oltre la metà di quelle sostanze minaccia l’uomo, esposto mediante la dieta, il lavoro e l’inquinamento ambientale, soprattutto nelle aree limitrofe alle coltivazioni. E attenta alla vita nell’ambiente acquatico, così anche a quella umana anche attraverso il consumo di pesce.
Prima di esporre l’analisi comparativa condotta dai ricercatori austriaci è utile qualche precisazione:
- lo studio prende in considerazione soltanto le sostanze attive. L’inclusione dei coformulanti e dell’effetto cocktail avrebbe un esito molto probabilmente assai peggiore, per i pesticidi in uso nell’agricoltura convenzionale,
- nell’agricoltura biologica la difesa delle colture mediante i pesticidi rappresenta l’ultima risorsa. Essa riguarda in media il 5-10% dei terreni bio. La prerogativa di questo sistema è infatti prevenire gli attacchi di parassiti e altre minacce per le piante, mediante la rotazione delle colture, la tutela della biodiversità e della salute del suolo,
- l’impatto sull’ambiente riferito dalle classi di pericolo GHS è limitato agli effetti sull’ambiente acquatico, quindi alla tossicità per pesci, crostacei, dafnie (piccoli crostacei chiamati anche pulci d’acqua) e alghe, nonché alla degradazione e il bioaccumulo delle sostanze. Non riguarda, invece, gli effetti nocivi su impollinatori (anche per ‘effetto deriva’), uccelli, lombrichi e acque sotterranee.
La natura dei pesticidi
Una prima ed eloquente differenza tra i pesticidi ammessi nei due metodi agricoli risiede nella natura delle sostanze:
- l’87,9% delle molecole autorizzate nell’agricoltura convenzionale (225) deriva dal petrolio,
- il 100% dei pesticidi ammessi nel bio sono sostanze naturali o di origine naturale (come richiesto dal reg. UE 848/2018), le quali si degradano rapidamente. Il 56% è costituito da microrganismi, come batteri, virus e funghi.
Molecole super concentrate
La natura e l’origine dei pesticidi non è una questione oziosa. Determina, tra l’altro, la modalità d’azione e la ‘gittata’ delle molecole.
Gli agrotossici di sintesi vengono ormai progettati per esprimere una portata letale sempre più elevata e l’impiego di minori quantità.
La tossicità degli erbicidi irrorati in Austria nei confronti di ‘vittime collaterali’ come api, lombrichi e uccelli, per esempio, è aumentata di oltre il 400%, mentre il loro impiego in termini di superficie agricola è diminuito del 24%, riferiscono gli autori dello studio.
Al contrario, le sostanze autorizzate nel bio hanno una azione soft e richiedono pertanto l’uso di maggiori quantità di prodotto, da uno a tre ordini di grandezza in confronto agli agrotossici.
Il fattore HRI 1, espediente di BigChem
Questa differenza quantitativa è comprensibile, considerata la diversa tossicità delle sostanze. E rende improprio valutare il rischio correlato ai pesticidi per il convenzionale e di quelli per il bio semplicemente sommandone la quantità impiegata.
Tuttavia proprio la somma aritmetica viene acriticamente adottata con l’indicatore (HRI 1, Harmonised Risk Indicator 1) impiegato nell’ambito della strategia europea Farm to Fork per monitorare gli obiettivi di riduzione dei pesticidi attesa per il 2030. Un concetto grossolano che regala un cavallo di battaglia all’industria chimica per accusare il biologico di spargere troppi pesticidi.
L’adozione dell’indicatore HRI 1 genera di fatto una interpretazione errata della realtà, a vantaggio dei colossi della chimica. E viene stigmatizzata anche dalla Corte dei conti europea, come spiega bene l’organizzazione ambientalista austriaca Global 2000. (4)
Modalità d’azione a confronto
Altra differenza significativa tra le due categorie di pesticidi autorizzati nel bio e nel convenzionale risiede nella modalità d’azione delle sostanze.
Quasi tutti i pesticidi di sintesi usati nell’agricoltura convenzionale operano mediante l’inibizione dei processi biochimici degli insetti. Al contrario, tra le sostanze ammesse nel biologico tale modalità caratterizza soltanto tre insetticidi. (5)
Nel metodo biologico, infatti, le sostanze ammesse agiscono allontanando i parassiti o potenziando le difese delle piante. Per questo è assai raro osservare lo sviluppo della resistenza alle sostanze, comune invece tra i pesticidi impiegati nel convenzionale.
Si pensi all’aceto o al sapone, che agiscono in modo fisico-chimico, danneggiando la membrana cellulare dei parassiti. Al bicarbonato di sodio e alla calce spenta, che alterano il ph ed essiccano l’organismo bersaglio. Agli oli vegetali che realizzano una barriera fisica o all’aglio che allontana i parassiti con il suo odore.
Gli agrotossici nella lista nera
Non sorprende scoprire che i pesticidi nella lista nera, vale a dire candidati alla sostituzione perché molto pericolosi per l’uomo o l’ambiente, sono
- il 18,7% (48 sostanze) di quelli autorizzati per l’agricoltura convenzionale, a fronte di un esiguo 2,3% (6 molecole) di sostanze a basso rischio,
- il 3,7% (5 composti di rame) dei pesticidi autorizzati per il bio, ove invece la quota di sostanze a basso rischio è pari al 22,4%.
Limiti di esposizione alimentare e non
I limiti EFSA per esposizione alimentare e non alimentare ai pesticidi sono un altro aspetto significativo. Riguarda il 93% delle molecole in uso nel convenzionale. Al contrario, il 93,3% dei pesticidi autorizzati per il bio è libero da indicazioni precauzionali per la tutela della salute.
I livelli di esposizione più stringenti stabiliti da EFSA per le molecole autorizzate nel convenzionale, inoltre, sono di due ordini di grandezza inferiori a quelli previsti per le sostanze impiegate nel biologico. In pratica,
- nel bio, gli insetticidi spinosad, piretrine e azadiractina, e il fungicida timolo hanno limiti di esposizione compresi tra 0,1 e 0,01 mg/kg di peso corporeo,
- nel convenzionale, 5 erbicidi sintetici e due insetticidi sono soggetti a limite di esposizione molto più allarmante, tra 0,001 e 0,0001 mg/kg pc.
Indicazioni di pericolo
Le indicazioni di pericolo per la salute umana e l’ambiente sono anch’esse molto numerose nei pesticidi autorizzati per l’agricoltura convenzionale (54,7%) e rare (3%) in quelli in uso nel bio, come mostra la tabella riassuntiva che abbiamo elaborato sulla base dei dati emersi nello studio austriaco. (6)
Tossicità per l’ambiente acquatico
La tossicità acquatica (sia acuta sia cronica) riguarda soltanto due pesticidi autorizzati nel biologico, vale a dire gli insetticidi piretrine e spinosad.
Tra i pesticidi impiegati nell’agricoltura convenzionale, invece, la tossicità acuta grave per l’ambiente acquatico caratterizza il 39,8% delle sostanze (102 pesticidi) e quella cronica quasi la metà delle molecole in uso: il 49,6%, vale a dire 127 agrotossici.
Conclusioni
Senza inseguire scorciatoie venefiche, il metodo biologico continua a studiare come ridurre il ricorso ai pesticidi mediante la ricerca sulla coltivazione agroecologica e sul miglioramento delle piante affinché siano più robuste e resistenti ai funghi.
Gli agrotossici chimici di sintesi impiegati nell’agricoltura convenzionale (e integrata) sono però chiaramente più pericolosi e avvelenano due terzi del pianeta. L’unica via da percorrere – a dispetto delle lobby di BigChem – è perseguire l’obiettivo di liberare le terre con la conversione al biologico. A patto che l’interesse comune sia davvero tutelare la salute umana e l’ambiente, nonché la sicurezza alimentare.
Marta Strinati
In copertina, elaborazione grafica su Fig 2 dello studio in nota (1).
Note
(1) Burtscher-Schaden, H.; Durstberger, T.; Zaller, J.G. Toxicological Comparison of Pesticide Active Substances Approved for Conventional vs. Organic Agriculture in Europe. Toxics 2022, 10, 753. https://doi.org/10.3390/toxics10120753
(2) L’elenco non include i 10 pesticidi autorizzati allo spargimento post-raccolta sui prodotti agricoli convenzionali sono (1-methylcyclopropene, 1,4- dimethylnaphthalene, 2-phenylphenol, aluminium sulphate, benzoic acid, carvone, phos- phane, pirimiphos-methyl, sodium silver thiosulphate, and sulfuryl fluoride).
(3) La lista dei pesticidi bio esaminati è al netto delle 47 sostanze usate nelle trappole (feromoni e altri semiochimici, oltre ai tre insetticidi fosfato di diammonio DAP, deltametrina e lambda-cialotrina), delle due usate nel gas di stoccaggio (CO2 ed etilene) e di altre due sostanze autorizzate solo per il trattamento post raccolta (olio di chiodi di garofano e olio di menta).
(4) HRI 1: a risk indicator to promote toxic pesticides? Global 2000. Febbraio 2022 https://www.organicseurope.bio/content/uploads/2022/06/GLOBAL2000_HRI-1_final_28022022.pdf?dd
(5) Le tre sostanze pesticide autorizzate nel bio che perturbano i processi biochimici degli insetti sono due composti secondari vegetali (azadiractina e piretrine) e l’agente batterico spinosad. La prima sostanza inibisce la muta ormonale delle larve di insetto, le altre due inibiscono la trasmissione degli impulsi nervosi.
(6) Le 4 sostanze autorizzate nell’agricoltura biologica che recano indicazioni di pericolo sono i due insetticidi spinosad derivati dall’actinobacterium Saccharopolyspora e la piretrina derivata dalla specie vegetale Chrysanthemum cinerariifolium, nonché i composti fungicidi perossido di idrogeno e zolfo.
Le piretrine sono nocive se ingerite o inalate e nocive a contatto con la pelle. Inoltre, le piretrine e lo spinosad devono essere etichettati come molto tossici per gli organismi acquatici, con effetti di lunga durata. Lo zolfo elementare provoca irritazione cutanea, mentre il perossido di idrogeno provoca gravi ustioni cutanee e gravi lesioni oculari), ed è anche nocivo se ingerito o inalato.
Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".