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Pesticidi, dai meleti della Val Venosta alle vette alpine. Lo studio su ‘Nature’

Lo studio ‘Widespread contamination of soils and vegetation with current use pesticide residues along altitudinal gradients in a European Alpine valley’ dimostra la straordinaria ampiezza del cosiddetto ’effetto deriva’ dei pesticidi, dal più grande meleto d’Europa nella Val Venosta fino alle vette dei monti che la sovrastano. (1)

1) Pesticidi, l’effetto deriva

I pesticidi sono sostanze volatili, capaci perciò di raggiungere località anche lontane rispetto ai siti ove vengono irrorate. L’agricoltura planetaria consuma ogni anno 3 milioni di tonnellate di pesticidi che si depositano nei suoli, percolano sino a raggiungere le falde acquifere di profondità ovvero i mari, attraverso i corsi d’acqua superficiali. (2)

La dispersione dei pesticidi nelle acque è stata ampiamente studiata, nonché considerata nella Direttiva quadro sulle acque, ma ancora poco si sa ancora sulla loro diffusione nel suolo, la vegetazione e gli insetti. Lo studio in esame (Brühl et al., 2024), pubblicato su Nature il 14 febbraio 2024, si è perciò focalizzato su due matrici:

– il suolo, ove la maggior parte delle api solitarie (circa il 65% delle specie) scavano i loro nidi, e

– la vegetazione, habitat e risorsa alimentare per insetti impollinatori ed erbivori, dalle api alle cavallette e i bruchi di farfalle.

2) Val Venosta, lo studio

Il meleto più grande d’Europa – nella Val Venosta, in provincia di Bolzano, estesa per 80 km con vari dislivelli – è stato scelto quale caso studio. Circa 7000 agricoltori producono in tale area – uno dei paesaggi alpini più ricchi di biodiversità, ma anche ecologicamente sensibile e protetto – il 10% delle mele ‘Made in Europe’. (3) Ed era già noto che i pesticidi utilizzati nei meleti avessero contaminato le aree esterne alle coltivazioni, come i parchi giochi per bambini, ma non era ancora chiara, l’entità della loro distribuzione.

L’analisi è stata limitata a 97 pesticidi di uso comune (CUP, Current Use Pesticides), sulla base di campionamenti del suolo e della vegetazione in habitat aperti e non coltivati lungo 11 transetti che vanno dai fondovalle adiacenti alle coltivazioni (517 m sul livello del mare), ai prati sopra la linea degli alberi, a 2318 m di altitudine. In questi 11 transetti altitudinali sono stati campionati suolo e vegetazione in 53 siti (individuati con i punti rossi nella cartina).

3) Risultati

27 CUP – tra cui 10 insetticidi, 11 fungicidi e 6 erbicidi – sono stati rilevati nei campioni analizzati. In particolare:

– nel suolo sono stati riscontrati 23 CUP. Il 59% dei campioni è risultato contaminato, con una preponderanza dell’insetticida metossifenozide, rilevato in 21 campioni su 53 (40%), seguito dal fungicida fluazinam con 13 rilevamenti (25%) e trifloxystrobin, con 8 rilevamenti (15%)

– nella vegetazione sono stati riscontrati 18 CUP. Tutti i campioni tranne uno (98%) sono risultati contaminati da fluazinam e trifloxystrobin. In 35 campioni su 53 (67%) è stato riscontrato il penconazolo, in 24 su 53 mentre (45%) il metossifenozide.

Le interviste presso i coltivatori hanno rivelato che i fungicidi sono il 50% di tutte le applicazioni, ma gli insetticidi sono stati utilizzati in quantità maggiore (43% del totale dei principi attivi applicati).

4) Distribuzione dei residui di pesticidi

Il numero e le concentrazioni di pesticidi (CUP) rilevati nel suolo e nella vegetazione variano in relazione a diversi fattori quali la lontananza dai frutteti, la stagione e gli eventi atmosferici. I ricercatori hanno così riscontrato, ad esempio, che:

  • cluster specifici di residui di pesticidi si sono formati nell’Alta e Bassa Val Venosta ma non nella Media Val Venosta. Ciò si spiega con la circostanza che i meli nella Bassa Val Venosta cominciavano a fruttificare, in Alta Val Venosta cominciavano a fiorire, nella Media Val Venosta si trovavano in uno stadio di maturazione intermedio
  • i residui maggiori si trovano nei siti di campionamento ove la concentrazione di frutteti entro il raggio di 1 km è più elevata
  • le aree gioco a valle, situate all’interno dell’area di coltivazione delle mele e a breve distanza dai frutteti (20-90 metri), sono contaminate dai pesticidi
  • il numero di pesticidi rilevati diminuisce in modo significativo all’aumentare dell’altitudine. Alcuni pesticidi utilizzati nei frutteti, come il fluazinam, sono stati però rilevati anche alle altitudini più elevate (2318 m) e nella remota Val Marzia. Questo fenomeno potrebbe venire spiegato con lo scambio di masse d’aria e l’esposizione dei pendii montuosi. Le basse temperature e gli elevati tassi di precipitazione, ad esempio, aumentano la deposizione di pesticidi nelle montagne
  • il vento trasporta i pesticidi in modo omogeneo sui pendii con conseguente deposizione e contaminazione di tutta l’area, dal fondovalle alle cime delle montagne, senza differenze significative tra i versanti esposti a nord e a sud.

Il rilevamento dei CUP nel suolo e nella vegetazione non è invece condizionato dalla copertura arborea presente attorno ai siti di campionamento. Si è anzi osservata una maggiore concentrazione di pesticidi sul terreno poiché gli alberi intrappolano la nebbia, capace di contenere alte concentrazioni di pesticidi. La volatilità delle sostanze non sembra essere rilevante, mentre si attende una loro maggiore nei mesi successivi a maggio.

5) Cocktail di pesticidi

La pericolosità dei pesticidi e, quindi, i livelli di residui tollerabili, sono individuati per le singole sostanze. Senza considerare gli effetti tossici cumulativi e sinergici dei mix di diversi principi attivi, il c.d. ‘effetto cocktail’, sebbene diversi studi ne abbiano dimostrato la maggiore pericolosità. (4)

In Val Venosta, i ricercatori hanno rilevato che il 26% dei campioni del suolo conteneva più di un pesticida e il 9% dei campioni ne presentava più di 5. Per quanto riguarda la vegetazione, le percentuali salgono. Il 98% di tutti i campioni presentava almeno 2 CUP e il 28% ne conteneva 5 o più. I record di 12 sostanze diverse nel suolo e 13 nella vegetazione sono stati raggiunti nei siti di campionamento posti ai livelli più bassi della Val Venosta.

I campioni di mele dell’Alto Adige presentano a loro volta una contaminazione multiresiduale con una media di 4,4 pesticidi rilevati nel 2021. Sebbene non sia stato registrato un superamento dei livelli massimi di applicazione consentiti dalla legge, né il superamento dei livelli massimi dei singoli CUP nelle mele, i rilevamenti di più residui di CUP sono preoccupanti perché le procedure di valutazione del rischio in Europa a tutt’oggi non considerano i possibili effetti avversi, sulla salute umana e l’ambiente, della miscela di pesticidi.

6) Pesticidi non approvati

I fungicidi azoxystrobin e fluopyram e gli insetticidi neonicotinoidi thiacloprid non sono approvati nelle coltivazioni delle mele ma sono stati rilevati in alcuni campioni di suolo e vegetazione. I neonicotinoidi imidacloprid e clothianidin, vietati in Unione Europea dal dicembre 2020, sono stati altresì rilevati. Forse a causa dei loro lunghi tempi di degradazione.

4 dei 6 erbicidi rilevati – flazasulfuron, metazaclor, metolaclor-s e napropamide – non sono approvati per l’uso nei meleti. La causa del loro ritrovamento, soprattutto a quote più basse, potrebbe forse spiegarsi con il loro impiego in
altre culture agricole o nei giardini privati.

7) Pesticidi nelle aree protette

L’effetto deriva si estende anche alle aree protette. Molti pesticidi e loro miscele sono stati infatti rilevati nel suolo e nella vegetazione del Parco Nazionale dello Stelvio, attorno al massiccio montuoso dell’Ortles-Cevedale e nel Parco Naturale Gruppo di Tessa, aree Natura 2000.

In tutti i siti protetti sono stati rilevati i fungicidi fluazinam e trifloxystrobin. In alcuni campioni è stato trovato anche il metossifenozide, insetticida che influenza la muta degli insetti nello stadio larvale ed è stato perciò vietato in Germania e Svizzera.

8) Considerazioni dei ricercatori

L’inquinamento da pesticidi nelle aree protette e di conservazione dimostra, secondo i ricercatori, che le misure adottate dalle autorità locali per controllare l’effetto deriva non sono sufficienti. Questi dati sono oltretutto sottostimati, poiché lo studio ha analizzato la presenza di soli pesticidi rispetto agli oltre 400 ammessi in Unione europea.

Gli autori della ricerca (Brühl et al., 2024) sottolineano inoltre come sia riduttivo valutare l’effetto di un solo pesticida alla volta, considerato che l’esposizione di organismi a cocktail di pesticidi anche a basse concentrazioni potrebbe provocare effetti sinergici a livelli subletali, portando a un declino della popolazione nel lungo periodo.

9) Conclusioni provvisorie

‘I risultati di questo studio evidenziano la necessità di cambiamenti nelle pratiche colturali per la Val Venosta, ma anche per altre regioni con una produzione agricola ad alta intensità di pesticidi. La distribuzione osservata dei CUP su scala paesaggistica, la contaminazione delle aree protette e la conseguente esposizione della biodiversità e degli esseri umani potrebbero essere ridotte solo mediante un uso più ampio di misure di controllo biologico di conservazione e una riduzione generale, immediata e drastica dell’uso e dei rischi dei pesticidi, come delineato nel Green Deal europeo e nella Convenzione di Montreal sulla biodiversità riuniti per il 2030’ (Brühl et al., 2024).

Alessandra Mei

Note

(1) Carsten A. Brühl, Nina Engelhard, Nikita Bakanov, Jakob Wolfram, Koen Hertoge and Johann G. Zaller. Widespread contamination of soils and vegetation with current use pesticide residues along altitudinal gradients in a European Alpine valley. Commun Earth Environ 5, 72 (2024). https://doi.org/10.1038/s43247-024-01220-1

(2) Dario Dongo, Alessandra Mei. Dispersione dei pesticidi nei suoli, falde acquifere, acque superficiali e oceani. La ricerca su ‘Nature’. GIFT (Great Italian Food Trade). 26.8.23

(3) Alessandra Mei. Mele ai pesticidi, il caso Val Venosta. GIFT (Great Italian Food Trade). 21.3.23

(4) Marta Strinati. I cocktail di pesticidi causano tossicità, anche alle dosi ammesse in UE. Nuovo studio. GIFT (Great Italian Food Trade). 24.10.20

Alessandra Mei

Laureata in Giurisprudenza all'Università di Bologna, ha frequentato il Master in Food Law presso la stessa Università. Partecipa alla squadra di WIISE srl benefit dedicandosi ai progetti europei e internazionali di ricerca e innovazione.

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