Dolcificanti intensivi e rischi per la salute. Un recente studio scientifico dell’Università di Calgary (Canada) evidenzia il possibile impatto negativo di tali sostanze sul microbioma e la salute durante gravidanza e allattamento, nonché sui neonati.
Edulcoranti non nutritivi ed edulcoranti di massa, identità e differenze
Gli edulcoranti non nutritivi – o dolcificanti intensivi – attribuiscono ai prodotti alimentari un sapore dolce in misura straordinariamente superiore (30-8.000 volte) rispetto al saccarosio (zucchero), senza tuttavia apportare nutrimento. Zero calorie.
La quasi totalità dei dolcificanti intensivi è di derivazione chimica ed è aggiunta ai prodotti alimentari con la funzione di additivi edulcoranti. Saccarina, aspartame e acesulfame-K sono i più noti, oltreché dibattuti per i possibili rischi associati al loro consumo.
Si distinguono da questi i glicolisidi steviolici, i quali pure si qualificano come dolcificanti intensivi (Non-Nutritive Sweeteners, NNS) e tuttavia sono derivati da una pianta, la stevia (Stevia rebaudiana Bertoni). La quale è a sua volta oggetto di ricerca biotech, come si è visto.
Gli edulcoranti di massa – come sorbitolo, mannitolo, maltitolo, isomalto, lactitolo, xilitolo, eritritolo (polioli) – sono a loro volta, come la stevia, di origine vegetale. E tuttavia si distinguono rispetto agli edulcoranti non nutritivi (NNS) sotto tre aspetti:
– un potere dolcificante inferiore o pari a quello dello zucchero (dal quale peraltro si distinguono favorevolmente per un minor indice glicemico),
– un valore energetico pari a 2,4 kcal/g (con la sola eccezione dell’eritritolo, invece privo di calorie),
– sostanziale assenza di dubbi in merito alla loro sicurezza per la salute umana (elemento comune alla stevia. Fatto salvo per i polioli un effetto lassativo, in caso di apporto eccessivo).
Dolcificanti intensivi e microbioma. Salute di gestanti, madri e e bambini
La ricerca scientifica pubblicata su Gut a febbraio 2020 considera il potenziale impatto negativo di alcuni edulcoranti non nutritivi (aspartame e stevia) sul microbioma e la salute delle donne in gravidanza o allattamento, nonché dei loro bambini. (1) I ricercatori hanno somministrato una dieta ricca di grassi e zuccheri (ad libitum) a 150 femmine di ratto incinte, seguendone il parto e lo sviluppo della prole nelle 18 settimane successive. Gli animali sono stati divisi in tre gruppi e alle sole gestanti (poi madri, non anche ai piccoli) sono stati somministrati – rispettivamente – acqua, acqua e aspartame, acqua e stevia (Rebaudioside A, prodotto da Sigma-Aldrich).
L’alterazione del microbiota intestinale è stata riscontrata nella prole, oltreché nelle madri a cui sono stati somministrati edulcoranti non nutritivi. Ed è spiccata nel gruppo aspartame. Assieme ad altri fenomeni:
– obesità dei cuccioli di madri sottoposte ad aspartame (se pure il peso alla nascita nei tre gruppi fosse omogeneo), (2)
– maggior peso di entrambi i gruppi di madri (obese) sottoposte ad aspartame e stevia, rispetto al terzo gruppo,
– rischio diabete. Si registra la diminuita sensibilità all’insulina nelle madri consumatrici di aspartame e nei loro piccoli, con ridotta tolleranza al glucosio nella prole maschile. L’intolleranza al glucosio si è registrata anche, in un precedente studio, quale effetto del consumo di saccarina, (3)
L’impatto dello studio clinico di Calgary
La International Sweeteners Association (ISA) ha accusato il colpo dello studio in esame, cercando tuttavia di minimizzare il valore dei suoi risultati. L’utilizzo di dolcificanti acalorici durante la gravidanza o l’allattamento, afferma ISA, è stato finora considerato sicuro per la salute di madri e bambini (almeno entro i limiti della ADI, Acceptable Daily Intake). (4)
Il colmo è che l’associazione dell’industria chimica degli additivi e dei suoi grandi clienti giunga a negare l’evidenza clinica offerta dall’Università di Calgary. Riaffermando il dogma – clamorosamente smentito dalle analisi sui tessuti intestinali – secondo cui gli edulcoranti non nutritivi non potrebbero alterare il microbiota poiché non raggiungerebbero la parte terminale dell’intestino.
Studi scientifici ‘su ordinazione’, conclusioni provvisorie
Robert Verkerk – fondatore, direttore esecutivo e direttore scientifico di Alliance for Natural Health International – ha finora espresso la voce più critica nei confronti delle chiacchiere di ISA. (4) Sottolineando come gli studi dedotti dall’industria per ottenere le autorizzazioni di alcuni prodotti risultino, in non pochi casi, orientati ‘a servizio’ dei finanziatori.
Lo studio ‘Relationship between Funding Source and Conclusion among Nutrition-Related Scientific Articles’ – coordinato dal prof. David Ludwig del Children’s Hospital di Boston (USA) – aveva già fatto emergere, nel 2007, la distorsione dei risultati di centinaia di studi nutrizionali finanziati dall’industria. (5) E proprio in questi mesi è emersa un’ampia serie di frodi scientifiche ‘su ordinazione’ dell’industria agrochimica.
È presto per rassegnare conclusioni definitive circa l’impatto degli edulcoranti ipocalorici o acalorici sul microbiota, la salute di donne in gravidanza e allattamento, i bambini. Lo studio clinico in esame evidenzia tuttavia un rischio emergente che le autorità deputate alla gestione dei rischi di sicurezza alimentare (Commissione europea e Stati membri, in UE) devono affrontare. Il microbioma ha un ruolo fondamentale nella salute umana – anche per il sistema immunitario, come si è visto – ed è indifferibile l’esigenza di proteggerlo.
Dario Dongo e Camilla Fincardi
Note
(1) Jodi E, Nettleton, Nicole A. Cho, Teja Klancic, Alissa C Nicolucci, Jane Shearer, Stephanie L. Borgland, Leah A Johnston, Hena R. Ramay, Erin Noye Tuplin, Faye Chleilat, Carolyn Thomson, Shyamchand Mayengbam, Kathy D. McCoy, Raylene A. Reimer. (2020). Maternal low-dose aspartame and stevia consumption with an obesogenic diet alters metabolism, gut microbiota and mesolimbic reward system in rat dams and their offspring. Gut BMJ Journals, doi: http://dx.doi.org/10.1136/gutjnl-2018-317505
(2) L’effetto paradosso degli edulcoranti intensivi sull’obesità
(3) Suez J, Korem T, Zeevi D, et al. (2014). Artificial sweeteners induce glucose intolerance by altering the gut microbiota. Nature2014;514:181–6.doi:10.1038/nature13793
(4) Katy Askew, Warning over exposure to low and no calorie sweeteners in pregnancy: ‘They may increase body weight and other cardiovascular risk factors’, FoodNavigator.com, 24.2.20. V. anche ISA (International Sweeteners Association), comunicato stampa 8.2.20,
(5) Lenard I. Lesser, Cara B. Ebbeling, Merril Goozner, David Wypij, David S. Ludwig. (2007). Relationship between Funding Source and Conclusion among Nutrition-Related Scientific Articles, PLoS Med 4(1). doi: https://doi.org/10.1371/journal.pmed.0040005