Covid-19. La Commissione europea prepara una tabella di marcia che preannuncia la ‘fase 2’. Il 15.4.20 la presidente Ursula Von Der Leyen annuncia il programma, che verrà a breve presentato e discusso al Parlamento europeo e al Consiglio.
Tabella di marcia UE, premessa
Le misure restrittive necessarie a rallentare la diffusione del virus hanno avuto (e hanno) un costo economico e sociale che avrà ripercussioni sul funzionamento del mercato interno e su tutte le filiere di approvvigionamento internazionali. Come già ammonito dalla FAO, per il settore alimentare.
Il ritorno alla ‘normalità’ sarà ‘molto lento’, sebbene sia chiaro che le misure di confinamento straordinarie non possano durare indefinitamente. È dunque necessario pianificare – con largo anticipo – la fase in cui gli Stati membri potranno riavviare le attività economiche e sociali, individuando le strategie per contenere l’impatto sulla salute dei cittadini. E soprattutto, prevenire il sovraccarico dei sistemi sanitari.
La Commissione raccomanda un approccio coordinato, ai buoi già fuggiti dalla stalla. Sulla base delle indicazioni dell’ECDC (European Center for Disease Control and Prevention) e di un panel di consulenti scientifici. Tenuto anche conto delle (tragiche) esperienze acquisite negli Stati membri.
Raccomandazioni generali per la fase 2
Le linee generali della Commissione europea mirano a una ‘progressiva riduzione’ delle misure di contenimento, in vista di un ‘graduale ritorno’ alla vita di comunità. Linee di indirizzo, indicazioni non vincolanti su temi che esulano dalla giurisdizione dell’UE. Ogni Stato membro potrà dunque considerarle e adattarle in relazione alle caratteristiche del proprio sistema sanitario (centrale e territoriale), alla distribuzione della popolazione e alle dinamiche economiche.
Gli elementi da considerare nella programmazione della ‘fase 2’ del coronavirus, ad avviso della Commissione:
1) gradualità dell’azione, da implementare in diverse fasi con intervalli di tempo sufficienti a verificare il loro ‘effetto benefico’. Soprattutto per consentire la vigilanza su eventuali controindicazioni, rispetto al primario obiettivo di salvaguardia di vita e salute delle popolazioni
2) progressione delle misure, da generali a specifiche. Vale a dire:
– protezione estesa dei gruppi di popolazione più sensibile (anziani e malati cronici) e dei soggetti COVID-19 positivi o pauci-sintomatici (in isolamento),
– sostituzione graduale delle misure proibitive (generali, es. sospensione trasporto pubblico) con misure specifiche di protezione (es. sanificazione intensiva e frequente dei mezzi di trasporto, oltre a distanze di sicurezza e altre precauzioni),
– gradual exit dallo stato generale di emergenza, per garantire la responsabilità democratica delle misure adottate e favorire l’ampio consenso delle popolazioni, (1)
3) gerarchia delle riaperture. Vale a dire, revocare le misure di contenimento partendo dal livello locale. Con l’idea di garantire l’effettiva adeguatezza delle misure rispetto ai singoli contesti, tenuto conto delle esigenze di progressività. Tenendo a mente l’esigenza di sorveglianza sanitaria continuativa e di possibile ripristino delle restrizioni (cordoni sanitari) qualora emergano nuovi focolai,
4) graduale riapertura delle frontiere interne ed esterne, mediante adozione di misure igieniche principali e complementari per mitigare i rischi di trasmissione del virus nelle comunità:
– imporre l’uso di mascherine facciali, ad esempio. Soprattutto ove sia previsto il transito in spazi ristretti (es. centri commerciali, esercizi della distribuzione, trasporti, etc.),
– affermare le buone prassi di educazione sanitaria (mantenimento di idonea distanza fisica tra le persone), igiene personale (lavaggio e sanificazione frequente del viso e della mani, riduzione del contatto delle mani col viso, naso, occhi e bocca), igiene respiratoria (protezione di naso e bocca in caso di tosse o starnuto).
Raccomandazioni specifiche
Raccomandazioni specifiche sono rivolte alle collettività, per proteggere lavoratori, studenti e frequentatori di luoghi pubblici e privati aperti a pluralità di persone.
Progressività nell’autorizzazione di assembramenti. Per le scuole e università si dovrebbe riferire all’anno scolastico e accademico 2020/2021, sebbene i rappresentanti di alcuni Stati membri abbiano annunciato l’intenzione di anticipare la riapertura.
Distanziamento sociale, da garantire anzitutto, nelle collettività, attraverso idonee misure quali l’organizzazione di:
– orari diversi per l’accesso a mense e luoghi di pausa (es. caffetterie, aree di distributori automatici, cortili, aree fumatori),
– igiene (spesso tuttora carente),
– aule scolastiche più piccole,
– maggior ricorso all’e-learning, etc.
Distanziamento sociale
Ulteriori raccomandazioni sono rivolte alla gestione di:
– attività commerciali (distribuzione alimentare e non, B2B e B2C),
– pubblici esercizi,
– centri sportivi e circoli,
– raduni di massa (es. eventi sportivi e musicali, etc.
– uffici pubblici e privati, studi professionali, strutture sanitarie, etc.
L’analisi del rischio costituisce la premessa di ogni procedura atta a garantire l’effettivo rispetto delle misure di distanziamento sociale. Si devono perciò considerare:
▶️ lo stato dei luoghi (locali e spazi aperti) e i diversi possibili scenari di loro frequentazione nei vari orari di apertura),
▶️ i concreti rischi di violazione delle distanze di sicurezza interpersonali. Che si ricordano essere la prima precauzione igienica per evitare il contagio tramite contatto diretto.
Le procedure devono perciò venire definite dai titolari e/o gestori o legali rappresentanti di ogni organizzazione, sulla base di un’accurata e specifica analisi del rischio, considerando i seguenti aspetti:
– numero massimo di persone ammesse, di cui esporre notizia mediante cartelli all’entrata dei locali e garantire il rispetto sotto la responsabilità dei loro gestori,
– orari di apertura. I quali possono venire opportunamente contingentati per fasce di popolazione, per prevenire assembramenti e inutili attese,
– orari e corsie preferenziali a favore di categorie vulnerabili di popolazione (es. anziani, disabili, malati, donne incinte e neo-genitori).
Mezzi di trasporto
A Bruxelles si ipotizza la previsione di ‘nuove modalità di trasporto delle persone’. La micromobilità elettrica è in tutta evidenza la soluzione da favorire, sebbene né la Commissione europea né gli Stati membri abbiano finora stimolato la sua diffusione con misure concrete di sostegno (semplificazione normativa e incentivi fiscali o economici).
Si prevede così l’autorizzazione in primis dei mezzi di trasporto privati, in quanto presentano una minore esposizione dei passeggeri al rischio di contagio. Dovrà tuttavia venire riorganizzato al più presto il trasporto collettivo, riducendo la densità dei passeggeri e perciò aumentando la frequenza (e le flotte, carbon-free?) dei servizi. Oltre all’obbligo di indossare dispositivi di protezione individuale (DPI) per il personale conducente e/o per passeggeri.
L’utilizzo di barriere protettive (o ripartizione degli spazi interni alle carrozze, garantendone sempre l’adeguata ventilazione?) e la segnalazione di percorsi di disinfezione delle mani, a bordo dei mezzi di trasporto e alle fermate, è in fase di studio.
Si deve comunque intervenire sulla collettività, con martellante opera di sensibilizzazione, fino a quando tutti non avranno recepito l’abitudine seriale alle buone prassi igieniche (distanza di sicurezza, lavaggio frequente delle mani, copertura del viso, sanificazione di superfici e oggetti).
Monitoraggio continuo
Il monitoraggio sanitario è la premessa indispensabile per la revoca graduale delle misure di contenimento. Bisogna infatti garantire:
A) la sorveglianza continua di ogni eventuale nuovo focolaio d’infezione,
B) l’intercettazione tempestiva di eventuali focolai, mediante:
– isolamento di ogni nuova positività,
– identificazione di tutti i relativi contatti (domestici, lavorativi, sociali),
– analisi e misure cautelari sui predetti,
C) l’adozione di ogni provvedimento necessario a impedire la diffusione del virus.
‘Any level of gradual relaxation of the confinement will unavoidably lead to a corresponding increase in new cases. This will require constant and detailed monitoring as well as the readiness to adjust and reintroduce new measures if needed’ (Commissione Europea, 15.4.19)
La responsabilità degli amministratori pubblici si aggiunge a quella dei legali rappresentanti di ogni organizzazione e dei singoli individui, considerata la gravità del pericolo e il rischio di dover applicare nuove misure di contenimento, potenzialmente drastiche.
Criticità
La maggiore criticità a ben vedere oggi è rappresentata proprio dall’incapacità di procedere a monitoraggi ‘a tappeto’ sull’intera popolazione, seguendo gli esempi di Cina e Corea del Sud. Laddove i dati mostrano come isolare il virus prima che esso raggiunga gli ospedali sia la chiave per raggiungere il livello di ‘nuovi contagi zero’. E questo risultato è a sua volta la premessa affinché le attività, il lavoro e l’economia possano davvero riprendere. Se pure applicando diversi schemi, improntati al rigoroso rispetto delle precauzioni igieniche fondamentali.
Gli Stati membri sono perciò invitati ad attrezzare rapidamente i loro servizi sanitari, con il duplice obiettivo di:
– test. garantire la disponibilità ed esecuzione di analisi su larga scala, quale ‘condizione preliminare per l’allentamento delle misure di social distancing’,
– tracing app. Lo sviluppo di applicazioni per telefoni cellulari sono consigliate per tracciare il virus e avvisare le persone di un rischio aumentato a causa del contatto con una persona positiva a COVID-19. ‘Queste applicazioni possono aiutare a interrompere le catene di infezione e ridurre il rischio di ulteriore trasmissione di virus’.
La tracciabilità della vicinanza tra dispositivi mobili può venire realizzata nel rispetto della legislazione sulla privacy, mediante raccolta dati su base anonima e aggregata, senza divulgare i nomi ad altri utenti. L’utilizzo di queste app – già operative in Cina, a Singapore e Israele – rimane comunque volontario.
Coordinamento
Il coordinamento che finora è mancato tra i livelli statali, regionali e locali deve venire attivato senza ritardo. Criteri univoci di valutazione del rischio epidemiologico e di sua gestione coerente devono altresì venire concordati a livello europeo. A tal uopo risulterà utile applicare il modus operandi già sviluppato – sia pure con relativo e migliorabile successo – nella gestione delle crisi di sicurezza alimentare:
– tempestiva analisi del rischio sulla base di canoni condivisi,
– comunicazione trasparente e puntuale nell’informazione di rete,
– intervento ad estensione progressiva su tutti i territori coinvolti.
La complessità dello scenario – che coinvolge una pluralità di settori, con impatti significativi su società, economia e concorrenza – richiede un approccio sistemico. Come suggerito in un recente studio dello Institute of Clinical Science della Queen’s University di Belfast, pubblicato su The Lancet. (2) Ragione, visione strategica e soprattutto solidarietà (!).
Dario Dongo, Claudio Biglia e Amaranta Traverso
Note
(1) Un errore concettuale. Lo stato di emergenza costituisce la base giuridica per consentire deroghe e flessibilità nell’applicazione di norme altrimenti insostenibili (es. misure fiscali, oneri contributivi e burocratici, calendari di uffici pubblici e scadenze, etc.). Rappresenta uno strumento di gestione del rischio, in quanto tale basato sulla sua analisi scientifica.
La Commissione europea e il Consiglio dovrebbero piuttosto intervenire nei confronti dell’Ungheria, per sanzionare la c.d. ‘anti-coronavirus defense law’. La legge con cui il Parlamento ha abdicato ai propri poteri in favore del primo ministro Viktor Horbán. V. Hungary’s premier Orban gets sweeping new powers in coronavirus fight. Business standard (Hungary), 30.3.20,
(2) Bradley, Declan Terence et al. (2020). A systems approach to preventing and responding to COVID-19. EClinicalMedicine (The Lancet). Volume 0, Issue 0, 100325. https://doi.org/10.1016/j.eclinm.2020.100325