I controlli pubblici ufficiali sulla filiera agroalimentare sono in drammatico calo. In alcuni casi, lo sfascio si è già conclamato sotto forma di scandali alimentari. Le uova al fipronil, il latte per l’infanzia alla salmonella, le carni inadatte al consumo umano. Altrove, l’asticella dei controlli continua pericolosamente a calare. Lo scenario europeo è tratteggiato da BEUC, l’organizzazione delle associazioni dei consumatori europee, nel rapporto ‘Keeping food in check‘.(1)
Il rapporto BEUC
Lo studio di BEUC analizza i dati sui controlli pubblici ufficiali di 12 paesi europei. Il risultato è che – salvo rare eccezioni – le risorse pubbliche umane e finanziarie per la garanzia della sicurezza alimentare stanno diminuendo in tutta l’UE, così come il numero di controlli. Anche sulle filiere dei prodotti di origine animale (carni, uova e latticini).
Confrontare i dati dei diversi Stati membri è un’opera complessa, spiega l’organizzazione. Ogni Paese membro è infatti tenuto a presentare ogni anno alla Commissione europea una relazione sull’attuazione dei rispettivi piani nazionali dei controlli pubblici ufficiali (numero e tipo di controlli, irregolarità rilevate, etc). Ma in assenza di uno standard comune le relazioni dei vari Stati sono di fatto incomparabili.
La disomogeneità dei dati dovrebbe venire superata nei prossimi anni. Il nuovo regolamento sui controlli pubblici ufficiali introduce infatti un modello standard per la presentazione delle relazioni annuali degli Stati membri. (2) La novità non lascerà alcun alibi anche alle carenze di coordinamento della Commissione europea. La quale dovrebbe presentare una relazione annuale sui controlli ufficiali, ma nell’ultimo quinquennio ha pubblicato un solo rapporto (!).(3)
Risorse in caduta verticale, sicurezza alimentare a rischio
La riduzione delle risorse e della quantità di controlli ufficiali interessa la gran parte degli Stati membri. In alcuni casi, con effetti già manifesti in termini di ricorrenza di crisi di sicurezza alimentare e incapacità di gestione delle stesse.
Il Belgio è un caso esemplare della correlazione tra taglio delle risorse e scandali alimentari. La FASFC, l’agenzia federale belga per la sicurezza alimentare, ha continuato per anni a ridurre i controlli, strangolata dai tagli di budget avviati nel 2012 e culminati nel 2017 con la decurtazione di 1,78 milioni di euro.
Solo dopo due scandali alimentari, il governo ha fatto retromarcia. Nel 2017, le uova contaminate dall’insetticida fipronil hanno invaso tutta Europa. L’anno successivo, grazie alla segnalazione di un acquirente all’ingrosso, si è poi scoperto che uno dei leader nazionali nel settore delle carni (che detiene una quota di mercato significativa pari al 30%) falsificava le etichette per immettere sul mercato alimenti inadatti al consumo umano.
La gogna mediatica ha convinto il ministero dell’agricoltura belga ad aumentare il budget della FASFC di 2 milioni di euro. Cifra che peraltro rappresenta solo il 10% dei tagli di bilancio subiti dall’Agenzia negli ultimi 5 anni.
Polonia e Francia, carni bovine e latte per l’infanzia a rischio
La Polonia – che si annovera tra i leader nella produzione ed export di carne bovina in Europa – è uno dei protagonisti del collasso dei servizi pubblici veterinari. In un solo anno, il governo ha tagliato il numero degli addetti ai controlli pubblici ufficiali (-18%) e dei veterinari pubblici (-24%). Non stupisce perciò che nel 2019 l’emittente locale TVN 24 abbia documentato la macellazione di bovini malati, a volte neppure in grado di stare in piedi. (3) La distribuzione di quelle carni ha investito altri 15 Paesi membri. E nel successivo audit della Commissione europea, meglio tardi che mai, sono infatti emerse ‘gravi carenze nell’attuazione dei […] controlli ufficiali nel presunto macello implicato‘.
La Francia è un altro protagonista dello sfascio generalizzato dei controlli pubblici ufficiali. Dal 2010 al 2015, la spesa per il public enforcement è stata tagliata di 75 milioni di euro (-13%). E il personale, a sua volta, è stato drasticamente ridimensionato (-9,3%, dal 2009 al 2016). A fine 2017, Lactalis – uno dei più grandi gruppi lattiero-caseari del mondo – ha messo in commercio latte per neonati contaminato da Salmonella, causando decine di tossinfezioni tra i più piccoli. L’allerta ha coinvolto 83 Paesi e determinato il richiamo di 12 milioni di confezioni di latte in polvere per l’infanzia. (4) E il Senato francese, a seguito di un’indagine sulla vicenda, ha sottolineato come i continui tagli sui controlli degli alimenti abbiano indebolito il sistema di garanzia della sicurezza alimentare.
Sud Europa, il macigno dell’austerity sulla sicurezza degli alimenti
In Grecia– a partire dal 2010, anno dell’esplosione della crisi sul debito pubblico (5) – si registra ogni anno la difficoltà di adempiere al piano di controlli sulla filiera agroalimentare. Come prevedibile, a causa dei ripetuti tagli a personale e risorse. Il rischio sanitario è maggiore nell’ambito degli alimenti di origine animale. In 10 anni, i controlli sulla produzione di carne e gli stabilimenti di sezionamento sono stati ridotti dell’80% (dai 3.416 nel 2008 ai 754 nel 2017). E la frequenza annuale delle ispezioni nelle aziende che lavorano carne è scesa da 7,2 a 0,66 (-91%).
Anche in Italia, nell’ultimo decennio, si è verificato un drammatico calo delle ispezioni, -57%. Nel 2008 veniva ispezionato circa un terzo delle imprese (407.128 visite su 1.200.932 aziende attive), nel 2017 appena il 14,7% (176.217 controlli su 1.192.561 imprese).
In Spagna il calo è stato più moderato, se pure non trascurabile. Tra il 2010 e il 2017 gli addetti ai controlli pubblici ufficiali sono diminuiti del 7,2% (da 6.318 a 5.863 unità) e le ispezioni dell’8,6%. Dal controllo serrato che nel 2012 vedeva ogni stabilimento alimentare ispezionato almeno una volta all’anno, nel 2017 sono stati ispezionati solo 8 stabilimenti su 10. Tanto è bastato a causare 500 tossinfezioni da Listeria, l’estate scorsa.
Nord Europa, tagli omogenei
In Germania i controlli sono calati. Nel decennio 2007-2017, con una platea di imprese pressoché stabile (circa 1,21 milioni), le ispezioni sono diminuite del 22%. E la frequenza dei controlli è diminuita in corrispondenza, da 1,7 visite/anno per stabilimento (2007) a 1,5 (2017).
Nel Regno Unito, il personale addetto ai controlli è stato ridotto di oltre un quarto (26,4%) nel decennio 2008-2017. A fronte di un aumento del 13% delle imprese alimentari (salite a 73.130 unità). E a causa dell’inadeguatezza dell’organico, diverse autorità locali non riescono a effettuare alcun campionamento (erano 14 nel 2016-2017, altre 16 nell’anno successivo). In meno di un decennio, il numero complessivo dei campionamenti è diminuito del 44%, da oltre 105.000 (2009-10) a poco meno di 60.000 (2016-17).
In Irlanda, il personale addetto ai controlli pubblici ufficiali è stato ridotto del 10%, tra il 2012 e il 2016. Il taglio più drastico, 28% (da 445 a 319 unità), ha colpito i veterinari addetti alle ispezioni nelle produzioni più delicate (carne, latte, uova). Per compensare le crepe e proseguire la supervisione nei macelli, è stato così ingaggiato personale in pensione con contratti temporanei.
Due isole felici, ma non troppo
Paesi Bassi e Austria, in controtendenza, hanno aumentato il personale e il budget dedicato ai controlli pubblici ufficiali. Secondo BEUC, tuttavia, le risorse non sono ancora commisurate alle esigenze.
Nei Paesi Bassi, il numero di dipendenti addetti al controllo degli alimenti è aumentato dell’11% tra il 2012 e il 2017 e il budget dell’Autorità olandese per la sicurezza alimentare è cresciuto del 49,6%. Ciò nonostante, secondo la relazione annuale olandese, le risorse sono risultate insufficienti per coprire alcuni progetti di formazione e di controlli mirati.
In Austria, i controlli ufficiali sulle imprese alimentari sono rimasti stabili (43.581 ispezioni presso 33.187 operatori nel 2018, a fronte delle 43.529 su 33.987 imprese nel 2010). I soli controlli veterinari negli impianti di produzione latte (da 3.501 nel 2010 a 2.259 nel 2018) sono diminuiti, in proporzione però al calo delle imprese attive. Dubbia, perché scarsamente documentata, è invece l’attività di controllo sugli stabilimenti di lavorazione della carne. L’unico dato disponibile, secondo BEUC, riferisce una riduzione dei controlli di quasi due terzi tra il 2010 e il 2018.
Note
(1) V. https://www.beuc.eu/publications/beuc-x-2019-061_report_keeping_food_in_check.pdf
(2) Cfr. reg. UE 2017/625 sui controlli pubblici ufficiali, in vigore dal 14.12.19. Sul tema, vedi gli articoli precedenti, https://www.greatitalianfoodtrade.it/sicurezza/controlli-ufficiali-schema-di-decreto-da-rivedere e https://www.greatitalianfoodtrade.it/etichette/controlli-il-ruolo-dellamministrazione-sanitaria/
(3) European Commission, ‘Report on the overall operation of official controls performed in the Member States (2014-2016) to ensure the verification of compliance with food and feed law, animal health and welfare rules’, COM (2018) 627, September 2018.
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/PDF/?uri=CELEX:52018DC0627&from=en
(3) V. https://www.greenme.it/mangiare/allerte-alimentari/carne-mucche-malate-polonia/
(4) V. https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/lactalis-salmonella-ai-neonati
(5) Nell’autunno 2009, l’allora primo ministro George Papandreou dichiarò che i bilanci trasmessi all’Unione europea dai precedenti governi erano stati falsificati per ottenere l’ingresso del Paese nell’Eurozona. E fu l’inizio della fine. V. https://www.internazionale.it/notizie/2015/07/13/crisi-greca-cronologia
Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".