Acrilammide, il pericolo è grave e la Commissione prende – anzi, perde – tempo. Anziché gestire il rischio, di particolare rilievo per i bambini, Bruxelles adotta una raccomandazione su come proseguire i monitoraggi. La quarta, in dodici anni. È tutto molto POP (Profit Over People).
Acrilammide, oltre 12 anni di gravi pericoli irrisolti
L’acrilammide è un contaminante di processo che si forma negli alimenti amidacei (in particolare quelli che contengano asparagina e altri suoi precursori) nella fase di cottura ad alte temperature (>120 °C). Negli anni ‘90 del secolo scorso lo IARC (International Agency for the Research on Cancer), agenzia dell’OMS per la ricerca sul cancro, aveva inserito tale sostanza nell’elenco di quelle potenzialmente cancerogene.
Nel 2002 EFSA (European Food Safety Authority), l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, aveva identificato e considerato la pericolosità dell’acrylamide per la salute umana. Ma solo nel 2007 la Commissione europea ha adottato la prima raccomandazione per avviare la valutazione del rischio. Nel 2010 la seconda, nel 2013 la terza. (1)
Nel 2015 EFSA ha infine pubblicato un parere scientifico ove si è evidenziata la genotossicità e cancerogenicità del contaminante. E sono occorsi altri due anni dopo la Commissione ha pubblicato il regolamento UE 2017/1258 ‘che istituisce misure di attenuazione e livelli di riferimento per la riduzione della presenza di acrilammide negli alimenti’. In vigore dall’11.4.18.
Acrilammide, ancora si ‘valuta’ anziché gestire il rischio
Nel 2019 AltroConsumo ha pubblicato un rapporto ove si è evidenziata la persistenza del problema di salute pubblica. A seguito di analisi su una settantina dei prodotti alimentari a rischio più venduti in Italia, ove si è verificato il superamento dei valori soglia anche sui cibi destinati ai bambini più piccoli. Prevenire tali rischi oltretutto, come abbiamo riportato, è semplice oltreché doveroso.
La Commissione, da almeno 12 anni, dispone di prove inconfutabili circa la diffusa esposizione dei consumatori europei – e dei bambini, in misura esponenziale – a una sostanza cancerogena e mutagena che è presente in moltissimi alimenti di uso corrente. I Commissari europei che si sono susseguiti, assieme ai capi-gabinetto e ai loro alti dirigenti, sono dunque responsabili dell’insorgenza di un numero indefinito di malattie oncologiche, soprattutto infantili.
Commissione europea e Big Food, le responsabilità sui tumori infantili
Avrebbero dovuto adempiere ai loro doveri di garanzia della salute pubblica, con particolare attenzione alle categorie vulnerabili di consumatori. Sulla base di quanto prescritto dal General Food Law (reg. CE 178/02). Avrebbero dovuto imporre agli operatori il rispetto inderogabile delle soglie stabilite. Prescrivendo l’adozione di misure correttive (ritiro commerciale, notifica alle autorità sanitarie, richiamo pubblico) in caso di loro superamento.
Hanno invece servito Big Food, privilegiando l’esigenza dei colossi industriali a mantenere il business as usual. Senza imporre alcuna fretta nel cambiare materie prime e processi, riprogettare i prodotti, adattare o sostituire i macchinari. Le loro omissioni e ritardi sono sicuramente costate un numero imprecisato di vite umane, soprattutto giovani. Poiché il nesso causale tra esposizione al rischio e insorgenza della malattia è certo.
Confidano nell’impunità e nella copertura dei loro crimini da parte dei corresponsabili e dei loro lobbisti. In questo caso come in quelli dell’olio di palma – ove pure il rischio di tumori infantili e mutazioni genetiche è stato platealmente trascurato – e delle nocciole con micotossine. (2) Ma le class action, come si è visto, troveranno presto espressione anche in Italia.
Acrilammide, l’ultima ‘raccomandazione’. Alimenti da ‘monitorare’
La raccomandazione 7.11.19 della Commissione europea aggiorna le misure di monitoraggio continuo sulla presenza e la quantità di acrilammide in alcuni alimenti. (3) Riferendo in Allegato a una lista, non esaustiva, che comprende:
– prodotti a base di patate (es. Rösti, crocchette, patate duchessa, patate noisette, casseruola di patate (e verdure), pasticcio di patate e carne, pasticcio di patate e formaggio,
– prodotti da forno, come panini (es. panini per hamburger, panini integrali e panini al latte), pane pitta, tortillas messicane, croissant, ciambelle fritte, pani speciali (es. pane pumpernickel, ciabatta alle olive, pane alle cipolle, etc.), pancake, sfoglie croccanti e fritte, churros,
– prodotti a base di cereali, quali cracker a base di riso, cracker a base di mais, snack ai cereali (ad esempio con mais estruso e/o prodotti a base di frumento), muesli tostati al miele,
– altre categorie di cibi, quali chips vegetali/patatine fritte, frutta a guscio tostata, semi oleosi tostati, frutta secca, semi di cacao tostati e prodotti derivati dal cacao, olive in salamoia, succedanei del caffè non a base di cicoria o cereali, fudge, dolci caramellati, torrone.
Raccomandazione UE 2019/1888, i doveri di Stati membri e operatori
Gli Stati membri e gli operatori del settore alimentare dovranno trasmettere all’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), entro l’1 ottobre di ogni anno, i dati di monitoraggio raccolti nel corso dell’esercizio precedente. In vista del loro inserimento nell’apposita banca dati apposita, applicando gli ‘Orientamenti sulla descrizione standardizzata del campione’ di alimenti e mangimi.
La rappresentatività del campione va garantita – dalle autorità di controllo degli Stati membri – applicando le procedure di campionamento di cui al reg. CE 333/07, (Allegato, Parte B). Gli operatori possono invece derogarvi, a condizione di garantire comunque la rappresentatività dei campioni sottoposti ad analisi.
Gli operatori del settore alimentare devono quindi garantire che:
– i campioni siano effettivamente rappresentativi di ogni partita nonché di ciascun tipo (e parte) dei prodotti,
– l’analisi dei prodotti sia finalizzata ad accertare la presenza di acrilammide e verificare l’efficacia delle misure di attenuazione. Vale a dire, accertare che i tenori del contaminante siano sempre inferiori ai livelli di riferimento,
– i dati raccolti devono consentire di valutare il tenore di acrilammide e la probabilità che il tipo di prodotto possa superare il livello di riferimento,
– i laboratori deputati alle analisi devono partecipare ad adeguati programmi di verifica delle loro competenze, secondo lo ‘International Harmonised Protocol for the Proficiency Testing of (Chemical) Analytical Laboratories’. Nonché applicare metodi di analisi accreditati.
Dario Dongo
Note
(1) Racc. 2007/331/CE, 2010/307/UE, 2013/647/UE
(2) Con buona memoria anche di un altro caso, altrettanto vergognoso. L’innalzamento dei limiti di aflatossine – altresì genotossiche e cancerogene – nelle nocciole. Senza alcuna giustificazione scientifica, ça va sans dir. Si veda il precedente articolo https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/ferrero-nocciole-e-lavoro-minorile-inchiesta-bbc-in-turchia
(3) V. raccomandazione (UE) 2019/1888
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.