Covid-19, come si è visto, è una malattia secondaria rispetto a quelle preesistenti di chi ne subisca le più gravi complicanze. La prevenzione rimane la via maestra da seguire, non solo con le precauzioni esterne (distanze di sicurezza e mascherine) ma anche rafforzando il sistema immunitario.
La vitamina D si conferma essere un protagonista nello stimolo delle difese immuni, con peculiare efficacia nella prevenzione di influenze che riguardino il tratto respiratorio superiore. Ivi compreso COVID-19. (1)
Sole, dieta ed esercizio fisico
Un ‘bagno di sole’ quotidiano è indispensabile. Almeno 20 minuti di esposizione diretta alla sua luce, con viso e braccia scoperti, sono la dose necessaria a sintetizzare la vitamina D. A maggior ragione in autunno e inverno, quando le giornate brevi e le temperature in declino inducono a trascorrere più tempo al chiuso.
Alimentazione equilibrata (con eventuale aggiunta di integratori) ed esercizio fisico completano la strategia di benessere e salute. (2) Per prevenire ogni tipo di malanno e vivere meglio, con un microbioma intestinale in ottima forma grazie alla dieta mediterranea.
Fig. 1. Distribuzione mondiale delle infezioni al 31.3.20, con l’emisfero nord più colpito dell’emisfero sud a prova della differente esposizione solare (Orrù et al., 2020)
Vitamina D, l’intuizione italiana e le dosi suggerite
L’Accademia della medicina di Torino, agli albori della pandemia, ha subito evidenziato il ruolo cruciale della vitamina D in prevenzione e trattamento del nuovo coronavirus. Grazie alla sua capacità di ridurre la replicazione del virus e mitigare le risposte infiammatorie eccessive nei polmoni (le quali, se pure volte a contrastare l’infezione, possono provocare lesioni). (3)
Le dosi giornaliere da ultimo raccomandate (Grant et al., 2020) – per ridurre il rischio d’infezioni nei soggetti più vulnerabili (over-65, comorbilità gravi) con gravi carenze (che è sempre utile verificare mediante analisi, ndr) sono pari a 10.000 UI, da dimezzare dopo che i livelli nel siero abbiano raggiunto i 40-60 ng/ml (4)
Fig. 2. Sbilanciamento del sistema immunitario in seguito all’insorgenza e sviluppo di infiammazioni, a favore dell’insorgenza della malattia (Zabetakis et al., 2020)
Vitamina D, nuove evidenze
Il calcifediolo, la forma metabolica della vitamina D, ha mostrato promettenti risultati in uno dei primissimi trial clinici, condotto dall’Università di Navarra. La significativa riduzione delle terapie intensive registrata nei pazienti già ricoverati a seguito di contagio ha dato aperto la via a successivi studi clinici, di cui uno già programmato. (5)
L’associazione tra carenza di vitamina D, rischio di infezione del tratto respiratorio superiore e mortalità da COVID-19 è poi emersa in un recentissimo studio ove si mostra un sostanziale incremento (+54%) della possibilità di contrarre il virus negli individui con un valore di calcifediolo inferiore a 20 ng/ml, rispetto a quelli che dispongano almeno 30 ng/ml. (6)
Immunonutrizione
L’integrazione di vitamina D – insieme ad altre vitamine e minerali, nonché agli acidi grassi Omega 3, in una dieta possibilmente basata su alimenti biologici – contribuisce a modulare il sistema immunitario.
L’immunonutrizione si ottiene dunque con una buona dieta che comprenda uova, latticini e pesce, ovvero microalghe e cianobatteri (es. spirulina), canapa e semi di chia per offrire Omega3 a vegetariani. Con verdure e frutta in abbondanza, per i preziosi polifenoli e le fibre prebiotiche (7,8).
Fig. 3. Alimenti funzionali ad azione antivirale, tra cui i prodotti lattiero-caseari utili per integrare la vitamina D (Alkhatib, 2020)
Attenzione ai più deboli
Anziani e disabili tendono a uscire poco di casa e sintetizzano minori quantità di vitamina D, di cui spesso risultano carenti. È fondamentale assicurare loro il sostegno di familiari e amici, per stimolare l’attenzione a una dieta adeguata. Si richiamano a tale proposito le raccomandazioni nutrizionali per gli over-65. (9)
Obesi e diabetici sono a loro volta esposti al rischio di carenza di vitamina D e dovrebbero sottoporsi a sua periodica analisi, anche per ridurre rischi di vulnerabilità alle infezioni. Bisogna viceversa prestare attenzione a non assumere ingenti quantità di tale vitamina poiché essa, come altre vitamine, si dimostra fortemente tossica in caso di sovradosaggio. (10)
Un messaggio a Speranza
Il ministro della Salute Roberto Speranza dovrebbe venire informato della carenza diffusa di vitamina D in Italia. Ai livelli più bassi in assoluto, in Unione Europea, assieme a Spagna e Francia. (11) Ciò aumenta l’incidenza delle infezioni, soprattutto nelle categorie di persone più vulnerabili per età o condizioni di salute.
Prevenire la diffusione di Covid-19 e proteggere la salute dei residenti in Italia da questo punto di vista è facile ed economico. Basta fare marcia indietro rispetto alle posizioni assunte negli ultimi anni da Stato e Regioni, i quali hanno ridotto a zero le prescrizioni di vitamina D da parte del servizio Sanitario pubblico. Un falso risparmio da interrompere al più presto.
Dario Dongo e Andrea Adelmo Della Penna
Note
(1) Martineau et al. (2017) Vitamin D supplementation to prevent acute respiratory tract infections: systematic review and meta-analysis of individual participant data. BMJ 356:i6583, doi:10.1136/bmj.i6583
(2) Orrù et al. (2020) Inhibitory effects of vitamin D on inflammation and IL-6 release. A further support for COVID-19 management? European Review for Medical and Pharmacological Sciences 24(15):8187-8193, doi:10.26355/eurrev_202008_22507
(3) Zabetakis et al. (2020) Covid-19: The inflammation link and the role of nutrition in potential mitigation. Nutrients 12:1466, doi:10.3390/nu12051466
(4) Grant et al. (2020) Evidence that vitamin D supplementation could reduce risk of influenza and COVID-19 infections and deaths. Nutrients 12:988, doi:10.3390/nu12040988
(5) Castillo et al. (2020) “Effect of calcifediol treatment and best available therapy versus best available therapy on intensive care unit admission and mortality among patients hospitalized for COVID-19: A pilot randomized clinical study”. Journal of Steroid Biochemistry and Molecular Biology 203:105751, https://doi.org/10.1016/j.jsbmb.2020.105751
(6) Kaufman et al. (2020) SARS-CoV-2 positivity rates with circulating 25-hydroxyvitamin D levels. PLoS ONE 15(9):e0239252, https://doi.org/10.1371/journal.pone.0239252
(7) Jovic et al. (2020) Could vitamins help in the fight against COVID-19? Nutrients 12:2550, doi:10.3390/nu12092550
(8) Alkhatib (2020) Antiviral functional foods and exercise lifestyle prevention of Coronavirus. Nutrients 12:2633, doi:10.3390/nu12092633
(9) Derbyshire et al. (2020) COVID-19: is there a role for immunonutrition, particularly in the over 65s? BMJ Nutrition, Prevention & Health 0:1-6, doi:10.1136/bmjnph-2020-000071
(10) Weir et al. (2020) Does vitamin D deficiency increase the severity of COVID-19? Clinical Medicine 20(4):e107-8, doi:10.7861/clinmed.2020-0301
(11) Galmés et al. (2020) Current state of evidence: Influence of nutritional and nutrigenetic factors on immunity in the COVID-19 pandemic framework. Nutrients 12:2738, doi:10.3390/nu12092738