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Troppo sale nella dieta causa infarto e tumori. Ecco come mettersi al sicuro

Troppo sale nella dieta. Gli italiani, specie al Sud, sembrano sordi ai richiami dell’Organizzazione mondiale della sanità. Che non cessa di ricordare l’importanza di contenere i consumi di sale entro i 5 grammi al giorno.

Un tam tam rilanciato in questi giorni, in occasione della XI Settimana mondiale per la riduzione del consumo di sale. Dal 20 al 26 marzo 2017, su iniziativa della WASH (World Action on Salt & Health), associazione mondiale con partner in 95 Paesi dei diversi continenti, si tenterà ancora una volta di convincere l’industria alimentare a ridurre il sale nei prodotti. Anche i governi sono chiamati a partecipare. Avviando campagne di comunicazione alla popolazione.

Troppo sale fa ammalare

Come è noto, un consumo eccessivo di sale determina ipertensione, l’aumento della pressione arteriosa. E con questa cresce il rischio di patologie dell’apparato cardiovascolare, come infarto e ictus.

Meno conosciuta è invece la correlazione tra l’eccessivo consumo di sale e altre malattie cronico-degenerative. Tumori dell’apparato digerente, in particolare dello stomaco, osteoporosi, malattia renale cronica.

Gli eccessi in Italia

Secondo il ministero della Salute (dati del Progetto CCM MinSal 2009-2012), la popolazione italiana supera largamente la soglia di consumo di sale indicata dall’Oms. A fronte di un limite di 5 grammi al giorno (pari a 2 grammi di sodio), i consumi medi sono di 10,6 g negli uomini e 8,2 g nelle donne. Soltanto il 5% degli uomini e il 15% delle donne consuma meno di 5 g al giorno di sale.

A ulteriore dimostrazione che le campagne di informazione pubblica non hanno prodotto risultati apprezzabili, gli eccessi si registrano persino tra gli ipertesi. Chi ha già manifestato questa patologia continua a ingerire troppo sale. I numeri sono simili a quelli della popolazione sana. 10,1 g tra gli uomini e 8,1 g tra le donne. Con punte più alte tra gli obesi. Tra gli ipertesi, solo il 9% degli uomini e il 19% delle donne consuma meno di 5 g al giorno di sale.

Allarme giovani

Grave infine la tendenza, e gli effetti temuti sulle nuove generazioni. Tra i giovani (età 6-18 anni), i consumi medi sono pari a 7,4 g di sale al giorno tra i ragazzi e 6,7 g tra le ragazze. Il 93% dei ragazzi e l’89% delle ragazze ha un consumo superiore al valore consigliato per età.

Com’è evidente, lo scenario è ben lontano dagli obiettivi raccomandati dall’OMS nel Piano d’Azione Globale 2013-2020. Lo scopo è raggiungere, entro il 2025, una riduzione dei consumi di sale a livello mondiale pari al 30%.

La responsabilità dell’industria

In casa cambiare marcia è facile. Bisogna eliminare l’abitudine di portare la saliera a tavola. Rinunciare ad aggiungere sale in ogni preparazione domestica. Piccoli utili accorgimenti che però non bastano. La maggiore quantità di sale che consumiamo proviene infatti dagli alimenti preparati dall’industria alimentare.

Nonostante gli accordi tra ministero della Salute e industria alimentare, gli alimenti trasformati sono ancora troppo salati. L’accordo per una sinergia virtuosa siglato a Expo 2015 (per ridurre anche zuccheri e grassi saturi, specie negli alimenti per giovani dai 3 ai 12 anni) è ancora lontano dai risultati sperati. Sebbene il ministero consideri “molto incoraggiante” l’esito del primo monitoraggio. Le imprese si sono impegnate a rimodulare le porzioni e offrire informazioni aggiuntive in etichetta, nelle aree cerealicolo-dolciaria (cereali da prima colazione, biscotti, snack salati, crackers, merendine), bevande analcoliche, lattiero-casearia e gelati.

I prodotti industriali da evitare

Così, la prima raccomandazione è di selezionare gli acquisti confrontandone la tabella nutrizionale. Scegliendo quelli con la minore quantità di sale. E scartando quelli “insanabili”. È il caso di alcune patatine fritte industriali.

Discorso identico vale per i dadi da brodo, come mostra questa comparazione.

E così per i piatti pronti, inclusi quelli “salutari”, bio e per vegetariani e vegani, come emerge da questo campionamento.

Elencare tutti i prodotti contenenti troppo sale è impossibile. Ma riconoscerli è facile. Basta verificare la tabella nutrizionale: se il sale supera 1,1 grammi (per 100 g), l’alimento è da consumare con estrema moderazione.

Cosa puoi fare per ridurre il consumo di sale?

  • Leggi attentamente l’etichetta nutrizionale per scegliere in ciascuna categoria i prodotti a minore contenuto di sale e cerca i prodotti a basso contenuto di sale, cioè inferiore a 0.3 grammi per 100 g (corrispondenti a 0.12 g di sodio)
  • Riduci l’uso di sale aggiunto sia a tavola che in cucina, preferendo il sale iodato, e utilizza in alternativa spezie, erbe aromatiche, succo di limone o aceto per insaporire ed esaltare il sapore dei cibi
  • Limita l’uso di altri condimenti contenenti sodio (dadi da brodo, salse, maionese ecc.)
  • Riduci il consumo di alimenti trasformati ricchi di sale (snack salati, patatine in sacchetto, alcuni salumi e formaggi, cibi in scatola)
  • Evita l’aggiunta di sale nelle pappe dei bambini, almeno per il primo anno di vita.

 

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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