Esplorando il legame cruciale tra nutrizione e salute mentale, questa revisione offre intuizioni uniche affrontando il “triplice fardello” della malnutrizione: denutrizione, ipernutrizione e carenze di micronutrienti. Approfondiamo i meccanismi degli psicobiotici, inclusi ceppi specifici come Lactobacillus plantarum PS128 e Bifidobacterium longum 1714, ed esaminiamo l’impatto dei farmaci psichiatrici sul microbioma intestinale, un fattore critico spesso trascurato negli approcci tradizionali.
Questa analisi, sulla base di recenti studi clinici (Vicariotto et al., 2023; Ho et al., 2021), mira a promuovere strategie integrate di psichiatria nutrizionale per la prevenzione e la gestione dei disturbi mentali. Con focus su componenti nutrizionali chiave come gli acidi grassi Omega-3, gli antiossidanti e i probiotici per una salute cerebrale ottimale e il benessere psicologico. Si esplorano altresì aree emergenti come le microalghe (Chlamydomonas reinhardtii) e l’astaxantina, affrontando anche l’importanza delle politiche nutrizionali pubbliche, inclusi Nutri-Score e misure fiscali, per plasmare modelli alimentari più sani.
1. Nutrizione e salute mentale
La società moderna affronta un “triplice carico” di malnutrizione: denutrizione, sovranutrizione e carenze di micronutrienti, tutti strettamente legati agli esiti di salute mentale. Una dieta varia ed equilibrata è cruciale per mantenere il benessere psicologico e prevenire i disturbi psichiatrici:
• diete ricche di frutta, verdura, cereali integrali, proteine magre e grassi sani supportano la funzione cerebrale e la regolazione emotiva;
• gli acidi grassi omega-3, presenti nel pesce grasso e nella frutta secca, aiutano a mantenere l’integrità neuronale e riducono l’infiammazione;
• gli antiossidanti di frutta e verdura combattono lo stress ossidativo, collegato a condizioni neurodegenerative e psichiatriche.
Studi come il trial SMILES di Jacka et al. (2017) hanno dimostrato che il miglioramento della dieta può ridurre significativamente i sintomi depressivi, evidenziando il potenziale terapeutico della nutrizione nella cura della salute mentale.
1.1. Obesità, sovrappeso e salute mentale
L’obesità e il sovrappeso sono fattori di rischio significativi per condizioni psichiatriche, tra cui depressione, ansia e disturbi alimentari:
• l’infiammazione cronica di basso grado associata all’obesità interrompe l’asse intestino-cervello, portando a neuroinfiammazione e alterata funzione dei neurotrasmettitori;
• l’obesità è spesso collegata a condizioni metaboliche, come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari, che aumentano i rischi per la salute mentale.
Uno studio di Luppino et al. (2010) ha trovato una relazione bidirezionale tra obesità e depressione, con ciascuna condizione che esacerba l’altra. Lo stigma sociale e la discriminazione affrontati dalle persone con obesità contribuiscono a bassa autostima e insoddisfazione corporea, peggiorando gli esiti di salute mentale e creando un circolo vizioso.
1.2. Squilibri di nutrienti e micronutrienti
Le carenze di nutrienti essenziali, come le vitamine del gruppo B, zinco, magnesio e acidi grassi omega-3, possono influenzare significativamente il sistema nervoso e contribuire ai disturbi psichiatrici. La ricerca suggerisce che l’integrazione alimentare mirata può aiutare a migliorare la salute mentale, in particolare in condizioni come depressione e ansia. Ad esempio:
• composti come S-adenosilmetionina (SAM), N-acetilcisteina, zinco, vitamine del gruppo B e acidi grassi omega-3 svolgono ruoli critici nel mantenimento del benessere psicologico;
• gli squilibri nell’assunzione di macronutrienti e micronutrienti, come le carenze di vitamina D e acidi grassi omega-3, possono esacerbare le condizioni di salute mentale.
2. Interventi nutrizionali con potenziale preventivo
La psichiatria nutrizionale sta esplorando il ruolo preventivo della nutrizione nella salute mentale. Le diete ricche di acidi grassi omega-3, antiossidanti e micronutrienti sono state costantemente collegate a un ridotto rischio di sviluppare disturbi mentali:
• gli acidi grassi omega-3 sono essenziali per la funzione cerebrale e hanno proprietà antinfiammatorie, che aiutano ad alleviare depressione e ansia;
• gli antiossidanti, tra cui le vitamine C ed E, riducono lo stress ossidativo, un importante contributore a condizioni neurodegenerative e psichiatriche;
• i micronutrienti come zinco, magnesio e vitamine del gruppo B supportano la sintesi dei neurotrasmettitori e la funzione neurale, sostenendo ulteriormente la salute mentale.
Evidenze emergenti suggeriscono che la nutrizione personalizzata, adattata al profilo genetico, metabolico e microbiomico di un individuo, possa offrire un potenziale significativo per prevenire i disturbi della salute mentale. Questo approccio riconosce la relazione unica tra dieta, microbiota intestinale e asse intestino-cervello, consentendo interventi dietetici più mirati ed efficaci per ottimizzare il benessere mentale.
3. La relazione microbioma-intestino-cervello
L’idea che la salute dell’intestino sia centrale per il benessere generale non è nuova. Già nel IV secolo a.C., Ippocrate sosteneva che le malattie hanno origine nell’intestino. La scienza moderna ha validato questa antica saggezza, rivelando il ruolo cruciale del microbiota intestinale nella salute umana, inclusa la sua influenza sul sistema nervoso centrale (SNC).
Il microbiota intestinale, composto da trilioni di microrganismi, e il suo genoma collettivo, il microbioma, sono componenti chiave dell’asse intestino-cervello. Questo percorso di comunicazione bidirezionale collega l’intestino ai centri cognitivi ed emotivi del cervello, evidenziando l’impatto profondo della salute intestinale sul benessere mentale.
L’asse intestino-cervello è una rete complessa di meccanismi nervosi, endocrini, immunitari e metabolici, che sottolinea la connessione tra salute intestinale e disturbi mentali. La disbiosi, o squilibrio microbico, può portare a un aumento della permeabilità intestinale, infiammazione e stress ossidativo, tutti associati a disturbi psichiatrici come depressione, ansia e schizofrenia.
4. Ingredienti alimentari psicoprotettivi
I probiotici sono emersi come un’area di interesse chiave nella psichiatria nutrizionale. Questi microrganismi benefici – presenti in alcuni alimenti come latticini, prodotti fermentati e integratori alimentari – svolgono un ruolo cruciale nel mantenere l’equilibrio del microbiota intestinale (eubiosi) e nel ridurre la disbiosi.
In particolare, gli psicobiotici (probiotici con dimostrati benefici per la salute mentale) esercitano i loro effetti attraverso meccanismi come la modulazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), la regolazione della risposta immunitaria e la produzione di neuroormoni e neurotrasmettitori (Del Toro-Barbosa et al., 2020).
I prebiotici, componenti alimentari non digeribili come l’inulina e i fruttooligosaccaridi, supportano la salute intestinale promuovendo la crescita dei probiotici. I simbiotici, che combinano sia probiotici che prebiotici, offrono un approccio sinergico per migliorare il microbiota intestinale, e il loro potenziale dovrebbe essere ulteriormente esplorato.
5. L’influenza del microbioma sull’attività del sistema nervoso
Il microbioma intestinale influenza numerosi processi fisiologici, tra cui l’immunomodulazione, il bilancio energetico e l’attività elettrofisiologica del SNC. La disbiosi può portare a un aumento della permeabilità intestinale, permettendo a metaboliti dannosi e batteri di entrare nel flusso sanguigno. Questa condizione, nota come “intestino permeabile”, è associata a infiammazione e stress ossidativo, entrambi collegati a disturbi psichiatrici come depressione e ansia.
Studi recenti hanno categorizzato gli effetti delle alterazioni del microbioma in tre aree principali:
• effetti psicologici. I metaboliti batterici, come gli acidi grassi a catena corta (SCFA), agiscono come modulatori epigenetici, influenzando le funzioni cognitive ed emotive;
• effetti sistemici. Il microbiota intestinale si sviluppa parallelamente all’asse HPA, influenzando i livelli di glucocorticoidi e l’infiammazione. Le citochine pro-infiammatorie elevate sono fortemente associate a condizioni psichiatriche come la depressione;
• effetti neurali. L’infiammazione intestinale interrompe il metabolismo del triptofano, riducendo la produzione di serotonina. Neurotrasmettitori come GABA e glutammato, che regolano l’eccitazione e l’inibizione neurale, sono anche influenzati. Inoltre, il fattore neurotrofico derivato dal cervello (BDNF), cruciale per l’apprendimento e la memoria, è spesso ridotto in ansia e depressione ma può essere ripristinato attraverso il trattamento antidepressivo.
6. L’influenza dei farmaci psichiatrici sulla flora intestinale
I farmaci psichiatrici convenzionali, inclusi antidepressivi e antipsicotici, possono alterare la flora intestinale, potenzialmente peggiorando la disbiosi e influenzando la salute mentale:
• antidepressivi ampiamente utilizzati come fluoxetina (Prozac) e escitalopram possono alterare il microbioma intestinale;
• stabilizzatori dell’umore come valproato e litio sono stati collegati a un aumento delle specie di Clostridium;
• alcuni antidepressivi inibiscono anche i ceppi di Escherichia coli, evidenziando ulteriormente la complessa interazione tra trattamenti psichiatrici e salute intestinale.
Sono necessari ulteriori studi per identificare i probiotici più efficaci per gli individui in trattamento con farmaci psichiatrici, come parte di un approccio integrato per ripristinare la salute intestinale e supportare il benessere mentale complessivo.
7. Psicobiotici: potenziali contributi al benessere mentale
Gli psicobiotici, definiti come probiotici o prebiotici con benefici per la salute mentale, stanno dimostrando un ruolo promettente nel contribuire al benessere mentale. Questi batteri benefici, principalmente delle famiglie Bifidobacterium e Lactobacillus, esercitano effetti ansiolitici e antidepressivi attraverso meccanismi che coinvolgono il sistema nervoso enterico e il sistema immunitario. A differenza dei batteri pro-infiammatori, gli psicobiotici non innescano reazioni immunologiche significative, rendendoli sicuri per l’uso a lungo termine.
7.1. Batteri lattici e depressione
Uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo di Ho et al. (2021) ha indagato gli effetti di Lactobacillus plantarum PS128 (LP128) sulla salute mentale e sulla qualità del sonno in 40 adulti con insonnia auto-riferita. I partecipanti hanno assunto LP128 o un placebo per 30 giorni, con valutazioni al basale, al giorno 15 e al giorno 30.
Sebbene i risultati complessivi fossero comparabili tra i gruppi, il gruppo LP128 ha mostrato riduzioni significative dei sintomi depressivi (punteggi del Beck Depression Inventory-II), livelli di affaticamento, attività delle onde cerebrali e risvegli durante il sonno profondo. Questi risultati suggeriscono che LP128 possa aiutare ad alleviare la depressione e migliorare la qualità del sonno, giustificando ulteriori ricerche.
7.2. Bifidobacterium e riduzione dello stress
L’integrazione con Bifidobacterium ha dimostrato di ripristinare l’integrità della barriera intestinale, ridurre l’infiammazione indotta dallo stress e migliorare la funzione cognitiva. In particolare, Bifidobacterium longum 1714 ha dimostrato di ridurre significativamente i livelli di stress e migliorare la memoria nei volontari sani, suggerendo il suo potenziale nel supportare la salute mentale.
7.3. Stress materno e microbiota infantile
Uno studio randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo di Slykerman et al. (2017) ha valutato l’effetto di Lactobacillus rhamnosus HN001 sulla depressione e l’ansia postpartum. Lo studio ha rilevato che coloro che hanno ricevuto HN001 avevano punteggi significativamente più bassi di depressione e ansia rispetto al gruppo placebo, suggerendo il suo potenziale nel alleviare i problemi di salute mentale postpartum.
8. Il microbioma intestinale nei disturbi psichiatrici gravi
Il microbioma intestinale svolge un ruolo critico nei disturbi psichiatrici gravi come il disturbo bipolare e la schizofrenia. La disbiosi è stata collegata alla gravità, ai sintomi e alle risposte al trattamento di queste condizioni. Questa crescente comprensione evidenzia il potenziale delle terapie focalizzate sul microbiota, inclusi cambiamenti dietetici e psicobiotici, per integrare i trattamenti tradizionali.
8.1. Disturbo bipolare
La ricerca ha rivelato profili distinti del microbiota intestinale nei pazienti con disturbo bipolare (BD), caratterizzati da concentrazioni più elevate di Actinobacteria e più basse di Faecalibacterium e Ruminococcaceae. Queste alterazioni microbiche sono ritenute contribuire alla fisiopatologia del disturbo, potenzialmente attraverso meccanismi che coinvolgono infiammazione, stress ossidativo e compromissione della comunicazione dell’asse intestino-cervello.
8.2. Schizofrenia
Nella schizofrenia, la disbiosi del microbiota intestinale è sempre più riconosciuta come un fattore che contribuisce all’insorgenza e alla progressione del disturbo. Studi hanno dimostrato che i pazienti con psicosi schizofrenica al primo episodio hanno livelli significativamente più bassi di Bifidobacterium e Lactobacillus, due generi noti per i loro effetti benefici sulla salute intestinale e mentale.
9. Conclusioni provvisorie
Affrontare il “triplice fardello” della malnutrizione – denutrizione, ipernutrizione e carenze di micronutrienti – richiede robuste politiche nutrizionali pubbliche. L’implementazione dell’etichettatura nutrizionale frontale (FOPNL) come il Nutri-Score e misure fiscali strategiche sono cruciali per mitigare l’impatto delle diete obesogene e della cattiva nutrizione sia sulla salute fisica che mentale.
A livello individuale, strategie integrate di psichiatria nutrizionale, incentrate su psicobiotici, acidi grassi Omega-3 e antiossidanti, inclusa l’astaxantina, offrono un potenziale significativo. In particolare, esplorare i meccanismi di ceppi come Lactobacillus plantarum PS128 e Bifidobacterium longum 1714, e comprendere l’impatto dei farmaci psichiatrici sul microbioma intestinale, è essenziale per interventi personalizzati.
Ulteriori ricerche dovrebbero dare priorità all’efficacia delle microalghe come Chlamydomonas reinhardtii e alla comprensione dettagliata dell’asse intestino-cervello. Il sostegno pubblico è vitale per promuovere questi approcci integrati, andando oltre i trattamenti tradizionali per sfruttare appieno il potenziale degli interventi nutrizionali nella prevenzione e gestione dei disturbi mentali. Ciò include affrontare le complesse interazioni tra nutrizione, salute intestinale e salute mentale per ottimizzare il benessere psicologico in tutte le popolazioni.
Dario Dongo
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Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.