Due studi spiegano perché la fibra alimentare sia tanto preziosa per la salute
Una dieta ricca di fibra alimentare, come quella fornita da frutta e verdura, riduce il rischio di sviluppare diabete, malattie cardiovascolari e artrite, (1) e più in generale riduce il rischio di morte prematura, come emerso da una meta-analisi pubblicata nel 2015 sull’American Journal of Epidemiology.
Se l’utilità di consumare fibra – almeno 25 grammi al giorno, secondo Efsa – è nota, meno conosciuto è il meccanismo che la rende benefica per la salute. Dell’argomento si occupano due studi pubblicati su Cell Host and Microbe. Uno è condotto dai ricercatori dell’Università di Gothenburg, in Svezia, l’altro è opera dei team guidato da Andrew T. Gewirtz della Georgia State University.
Il meccanismo virtuoso innescato dalla fibra alimentare
La fibra alimentare non agisce direttamente sull’organismo, spiegano i due studi, ma nutre milioni di batteri attivi nell’intestino. Gli scarti del pasto da questi rilasciati in forma di acidi grassi a catena corta alimentano a loro volta le cellule intestinali, le quali producono più muco – l’isolante necessario a proteggere le pareti intestinali dalle aggressioni dei batteri patogeni – ed emettono molecole antibatteriche. Di conseguenza, se manca fibra nell’alimentazione si riduce la popolazione batterica (il microbiota), si assottiglia il muco protettivo che tiene lontano i batteri patogeni e si allerta il sistema immunitario. L’allarme attiva un processo infiammatorio che può cronicizzare ed estendersi dall’intestino all’intero organismo.
Gli effetti della fibra sulle cavie
Le due ricerche hanno sperimentato sui topi gli effetti di una dieta con o senza fibra alimentare (anche somministrata con integrazione di inulina). Nelle cavie usate dagli scienziati statunitensi, una dieta ricca di grassi e povera di fibra ha ridotto di 10 volte la popolazione batterica intestinale. In quelle seguite dal team svedese, passare da una dieta ricca di fibre a una povera ha stravolto il microbiota dei topi. Molte specie batteriche comuni sono diventate rare e quelle rare sono diventate comuni.
Oltre alle modifiche al microbiota, entrambi i team hanno osservato rapidi cambiamenti nei topi. La carenza di fibra alimentare ha determinato un assottigliamento dello strato di muco intestinale. Di conseguenza, i batteri si sono avvicinati troppo alla parete intestinale innescando una reazione immunitaria, diventata cronica in pochi giorni. Dopo alcune settimane, i topi hanno cominciato ad accumulare grasso e a sviluppare livelli più alti di zucchero nel sangue.
Note
(1) Un elevato consumo di frutta, in particolare frutti di bosco, ortaggi gialli, verdure a foglia verde e verdure crucifere (cavolfiore, cavolo nero, cavolo cappuccio, broccoli, cavoletti di Bruxelles, verze e gli altri tipi di cavolo) o le loro fibre è associato a un ridotto rischio di sviluppare il diabete di tipo 2, ha concluso la meta-analisi pubblicata nel giugno 2015 sul Journal of Diabetes Investigation.
Sempre nel 2015, una meta-analisi pubblicata su Clinical Nutrition ha evidenziato che il consumo di fibre alimentari è inversamente associato al rischio di malattia coronarica, in particolare per le fibre da cereali e frutta. Inoltre, le fibre solubili e insolubili hanno un effetto simile. Viene inoltre osservata una significativa relazione dose-risposta tra assunzione di fibre e rischio di malattia coronarica.
Un altro studio pubblicato nel 2017 su Rheumatic Diseases ha invece evidenziato come l’elevato consumo di fibre risulti utile sia a ridurre il peso corporeo (vedi recente studio su The American Journal of Clinical Nutrition), sia a ridurre le infiammazioni, giovi all’osteoartrite del ginocchio.
Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".