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Dieta mediterranea, primo studio preclinico a lungo termine

La dieta mediterranea protegge da diabete e sindrome del  fegato grassoE a parità di calorie – messa a confronto con la ‘Western diet’, ricca in zuccheri e grassi saturi – soddisfa l’appetito senza fare ingrassare. È quanto dimostra il primo studio preclinico condotto sul lungo termine.

Uno studio a lungo termine

La ricerca della Wake Forest School of Medicine è peculiare per il metodo adottato. La gran parte degli studi sui benefici della dieta mediterranea sono invero basati sull’autosomministrazione. Vale a dire, sui consumi alimentari dichiarati dai soggetti che partecipano alla sperimentazione e il monitoraggio delle funzioni che si intende misurare. Mediante esami del sangue, ecografie e altri test diagnostici.

I macachi, che condividono con l’uomo il 99% circa del patrimonio genetico, sono i protagonisti di questo studio. (1) 38 primati di sesso femminile di mezza età (età media 9 anni) hanno partecipato a una sperimentazione durata complessivamente 38 mesi. Alimentazione identica nei primi 7 mesi, al fine di allineare le condizioni di salute dei partecipanti in termini di indice di massa corporea e tenori ematici dei trigliceridi. Nel periodo successivo (31 mesi, che equivalgono a 8-12 anni di vita per un essere umano), i primati sono poi stati sottoposti a una dieta differenziata.

È il primo studio preclinico, secondo i ricercatori, in cui gli effetti a lungo termine della dieta mediterranea sull’obesità e le malattie correlate vengono misurati in condizioni sperimentali controllate. Con un unico limite, rappresentato dall’esiguità del campione.

‘Med’ batte ‘West’

Le due diete sperimentali sono state elaborate dai ricercatori con l’obiettivo di replicare i modelli umani di consumo, offrendo a ciascun gruppo lo stesso apporto energetico (kcal/die) e identiche quantità di macronutrienti (proteine, grassi e carboidrati).

La dieta occidentale, ‘West, ha seguito lo ‘stile americano’, in linea con i consumi medi indicati dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti per le donne in età 40-49. Uno stile essenzialmente basato su proteine e grassi di origine animale, con prevalenza di grassi saturi su acidi grassi monoinsaturi e Omega-3.

La dieta mediterranea, ‘Med, è stata invece composta in modo da ‘imitare aspetti chiave della dieta mediterranea‘. Proteine e grassi in prevalenza di origine vegetale, proteine da pesce e latticini, buone dosi di acidi grassi monoinsaturi e Omega-3, molti carboidrati complessi e fibre, quantità ridotte di sodio e zuccheri semplici

Dieta mediterranea contro il fegato grasso

Al termine della sperimentazione, i primati nutriti con la dieta ‘West’ hanno accumulato più grasso corporeo, peggiorato i livelli di trigliceridi e le condizioni epatiche, a raffronto con quelli sottoposti alla dieta ‘Med’. Tali evidenze, secondo i ricercatori, attestano l’efficacia della dieta mediterranea – la quale, si ricorda, va integrata con l’esercizio fisico – anche nel proteggere dalla steatosi epatica non alcolica (Non-alcoholic Fatty Liver Disease, NAFLD), nota anche come ‘sindrome del fegato grasso’. Una patologia grave e diffusa, che spesso si associa all’obesità e può condurre a gravi patologie come cirrosi epatica e tumore al fegato, esigenze di trapianto.

La dieta occidentale, ricca in zuccheri e grassi saturi, favorisce l’insorgenza di alterazioni epatiche, Tra i maggiori indiziati, secondo recenti pubblicazioni scientifiche, gli zuccheri aggiunti e l’acido palmitico da olio di palma. Oltreché, in termini più generali, gli alimenti ultra-processati e le carenze di fibre alimentari.

Lo studio ‘Mediterranean versus Western Diet Effects on Caloric Intake, Obesity, Metabolism, and Hepatosteatosis in Nonhuman Primates‘, pubblicato il 23.4.19 sulla rivista ‘Obesity’, è disponibile gratuitamente nel suo testo integrale. (2)

Marta Strinati

Note

(1) Derek E. Wildman et al. (2003). ‘Implications of natural selection in shaping 99.4% nonsynonymous DNA identity between humans and chimpanzees: enlarging genus Homo.’ Proc Natl Acad Sci U S A. 2003 Jun 10; 100(12):7181–7188. doi:10.1073/pnas.1232172100

(2) Carol A. Shively et al. (2019). ‘Mediterranean versus Western Diet Effects on Caloric Intake, Obesity, Metabolism, and Hepatosteatosis in Nonhuman Primates’. https://doi.org/10.1002/oby.22436https://onlinelibrary.wiley.com/doi/full/10.1002/oby.22436

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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