HomeSaluteCorrelazioni tra dieta, microbioma intestinale e salute. Studio scientifico su 1098 individui

Correlazioni tra dieta, microbioma intestinale e salute. Studio scientifico su 1098 individui

Le correlazioni tra dieta, microbioma intestinale e salute sono analizzate nel più grande progetto di ricerca internazionale finora condotto. Lo studio scientifico, pubblicato su Nature Medicine, analizza l’impatto degli alimenti sulle comunità dei microrganismi ospiti. Ne rileva chiaramente il collegamento, indicando la via per prevenire le malattie metaboliche. (1)

La ricerca, Predict (Personalized Responses to Dietary Composition Trial), è stata avviata nel 2018 dall’epidemiologo britannico Tim Spector su un campione di 1.098 individui adulti in USA e Gran Bretagna, tra i quali oltre un centinaio di gemelli (identici e non). Analizzando 1.203 microrganismi, nelle loro comunità batteriche intestinali.

Stessi geni, diverso microbioma

I ricercatori hanno comparato la dieta, il microbioma e l’indice di massa corporea dei partecipanti allo studio. Hanno monitorato il livello ematico pre e post-prandiale di zuccheri, ormoni, colesterolo e i livelli di infiammazione. Annotando le abitudini relative a sonno ed esercizio fisico.

La genetica, diversamente da quanto finora stimato, è risultata ininfluente rispetto alla composizione del microbioma. L’analisi comparata ha mostrato infatti come i gemelli identici, tra i partecipanti, condividano solo il 34% degli stessi microbi intestinali, in confronto al 30% tipico tra le persone senza alcuna parentela.

Batteri ‘buoni’ con i cibi giusti

Il fattore determinante per la caratterizzazione del microbioma e la salute metabolica si conferma invece essere il cibo. Grazie all’analisi dei diari alimentari emerge la prevalenza dei batteri alleati della salute nel microbiota di coloro che consumano regolarmente verdure e frutta secca (spinaci, broccoli, pomodori, semi, noci, etc.). Le fibre di cui tali cibi sono ricchi, tra l’altro, sono risultate utili anche alla significativa riduzione (-30%) della mortalità per tutte le cause.  Le proteine animali contenute in alimenti naturali o poco trasformati, come pesce e yogurt intero, favoriscono altresì lo sviluppo dei batteri ‘buoni’.

La presenza di questi batteri è associata sia a un migliore controllo glicemico, sia a livelli più bassi di grasso viscerale. Vale a dire, il grasso che si accumula attorno agli organi interni e aumenta il rischio di malattie cardiache (prima causa di mortalità a livello mondiale, come si è visto). I batteri intestinali benefici contribuiscono poi a ridurre i livelli di infiammazione, nonché i livelli di grasso nel sangue.

Cibo spazzatura e danni al microbioma

Il consumo abituale di alimenti ultraprocessati con troppo zucchero e/o sale, grassi saturi e additivi è viceversa associato a maggiori concentrazioni di batteri ‘cattivi’ nel microbioma intestinale. Non a caso il cibo spazzatura ha già mostrato di essere in grado di scardinare il sistema immunitario, infatti regolato dal microbiota. (2)

Riconoscere il cibo-spazzatura è facile, come si è visto. Snack e dolciumi, bevande zuccherate, piatti pronti e prodotti realizzati con sostanze sconosciute alla cucina domestica e con profili nutrizionali scadenti (HFSS, High in Fats, Sugar and Sodium).

Dall’analisi del microbioma alla prevenzione

Predict, nomen omen, suggerisce come l’esame del microbioma potrebbe anche aiutare a comprendere l’esposizione individuale al rischio di sviluppare malattie metaboliche. Su queste basi i nutrizionisti potrebbero elaborare diete personalizzate con finalità specifiche di prevenzione.

Un’ulteriore evidenza emersa dallo studio è la varietà di risposte a identici alimenti nei singoli individui. Risposte diverse sia nella formazione del microbioma, sia nella risposta metabolica.

La prevenzione si radica sempre e comunque su una dieta varia ed equilibrata. Meglio se basata su alimenti biologici, più salutari anche per microbioma e sistema immunitario come si è visto.

Marta Strinati e Dario Dongo

Immagine di copertina, v. nota 3

Note

(1) Asnicar, F., Berry, S.E., Valdes, A.M. et al. Microbiome connections with host metabolism and habitual diet from 1,098 deeply phenotyped individuals. Nat Med (2021). https://doi.org/10.1038/s41591-020-01183-8

(2) Anette Christ, Patrick Günther, Mario A.R. Lauterbach , Peter Duewell, Debjani Biswas, Karin Pelka, Claus J. Scholz, Marije Oosting, Kristian Haendler, Kevin Baßler, Kathrin Klee, Jonas Schulte-Schrepping, Thomas Ulas, Simone J.C.F.M. Moorlag, Vinod Kumar, Min Hi Park, Leo A.B. Joosten, Laszlo A. Groh, Niels P. Riksen, Terje Espevik, Andreas Schlitzer, Yang Li, Michael L. Fitzgerald, Mihai G. Netea, Joachim L. Schultze und Eicke Latz. Western diet triggers NLRP3-dependent innate immune reprograming’. Cell, 11.1.2018, doi: 10.1016/j.cell.2017.12.013

(3) Justin L. Sonnenburg, Erica D. Sonnenburg (2019). Vulnerability of the industrialized microbiota. Science. 25 Oct 2019. Vol. 366, Issue 6464, eaaw9255 doi: 10.1126/science.aaw9255

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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