Il coronavirus riafferma l’esigenza di rafforzare il sistema immunitario attraverso una nutrizione corretta. Gli acidi grassi Omega 3 hanno un ruolo essenziale nel proteggere l’organismo umano dalle infiammazioni e rafforzare le sue difese. Vediamo perché.
Le molecole della vita
I lipidi, o grassi, sono una delle quattro molecole della vita. Assieme agli acidi nucleici (DNA, RNA), i carboidrati e le proteine. Senza ciascuna di queste quattro molecole, le cellule e gli organismi non sarebbero in grado di vivere. La funzione più importante dei lipidi è quella di comporre le membrane cellulari, a cui si aggiunge – tra le altre – la comunicazione tra le cellule. Così quindi la regolazione di meccanismi che includono la crescita, lo sviluppo sessuale, il metabolismo e il sistema immunitario.
Gli acidi grassi che compongono i lipidi si distinguono in saturi e insaturi. I secondi, a loro volta si distinguono in:
– insaturi (MUFA, monounsaturated fatty acid), di cui sono ricchi gli oli d’oliva, colza e girasole alto oleico,
– polinsaturi (PUFA, Poly-Unsaturated Fatty Acids). Ci si sofferma ora su questi ultimi.
PUFA, gli acidi grassi polinsaturi
Gli acidi grassi polinsaturi sono definiti essenziali, poiché l’organismo non è in grado di sintetizzarli e ha quindi bisogno di assumerli attraverso il cibo. I PUFA più importanti sono gli Omega 6 e gli Omega 3. (1)
Gli Omega-3 abbondano nei pesci grassi e crostacei (gamberetti, krill). Oltreché in semi di lino, frutta secca, olio di canapa e semi di chia, alghe e microalghe. Tra i più importanti ω-3 si segnalano l’acido α-linolenico di origine vegetale, nonché gli acidi eicosapentaenoico (EPA) e docosaesaenoico (DHA) di origine marina. (2)
Gli Omega-6 sono presenti sia in alcuni alimenti vegetali (es. oli vegetali, semi, cereali, frutta secca), sia nelle carni di capi nutriti con razioni ricche delle loro fonti vegetali (es. lino, bacche. Con differenze che variano tra animali ruminanti e non). Tra i più importanti ω-6 si segnalano l’acido linoleico e l’acido arachidonico. (3)
L’equilibrio tra Omega 6 e Omega 3 è fondamentale. Gli ω-6 contribuiscono infatti a regolare il sistema immunitario mediante lo stimolo di processi infiammatori per la difesa dell’organismo. Proprio perciò deve sovrabbondare l’apporto dietetico di ω-3, i quali invece esercitano un’attività anti-infiammatoria. (4)
Omega 3 e sistema immunitario
I PUFA, gli Omega 3 in particolare, sono grandi alleati del sistema immunitario. Attraverso una serie di meccanismi biochimici complessi, gli ω-3 esercitano una potente azione anti-infiammatoria che contribuisce tra l’altro alla prevenzione di gravi malattie come obesità, patologie cardiovascolari, aterosclerosi, cancro, malattie autoimmuni e molte altre (5)
Recenti studi hanno mostrato come gli acidi grassi Omega-3 abbiano altresì un ruolo importante nella immuno-modulazione. (6) Ed è proprio alla rapidità ed efficienza della risposta immunitaria che si deve la capacità di reazione ad attacchi batterici e virali. (7)
Malattie modulate dall’azione degli Omega-3 provenienti da pesce (Parolini, 2019).
Le infezioni al tratto respiratorio superiore risultano avere un’incidenza ridotta grazie al sostegno degli acidi grassi ω-3. (8) Poiché l’apparato respiratorio è target di diversi virus – a dalle influenze stagionali al nuovo coronavirus (9) – si può inferire il potenziale degli Omega3 nel contributo alla loro prevenzione.
Omega3 e microbiota intestinale
Il microbiota intestinale, come si è visto, ha un ruolo fondamentale nel modulare le risposte metaboliche e il sistema immunitario (oltre alla termoregolazione e altre funzioni). Ed è anch’esso fortemente influenzato dagli apporti dietetici di ω-3.
L’assunzione quotidiana di Omega-3 permette infatti di regolare la specie e la concentrazione della popolazione di microrganismi che compongono il microbioma. Questi acidi grassi, in particolare, sono in grado di produrre metaboliti che influenzano positivamente il sistema immunitario. (10)
L’equilibrio del microbioma, noto come eubiosi intestinale, è importante nella prevenzione di diverse patologie cronico-degerative. (11) In antitesi alla situazione di disequilbrio, nota come disbiosi. Uno studio sperimentale condotto mediante somministrazione quotidiana di integratori alimentari a base di Omega-3 (EPA e DHA, 4 g/die per 8 settimane su adulti sani) ha mostrato la loro capacità di favorire l’equilibrio del microbiota intestinale. (12)
Effetto degli Omega-3 sulla flora intestinale e azione che ne deriva sull’organismo (Costantini et al. 2017).
Omega 3, efficacia dose-dipendente
L’efficacia degli Omega 3 sulla salute umana è subordinata a una serie di fattori. La dose giornaliera è uno dei più importanti per ottenere effetti apprezzabili. In relazione al sesso e all’età, bisogna inoltre valutare l’opportunità di quantitativi specifici, da assumere con una dieta ricca di loro fonti alimentari ed eventuali supplementi.
Gli over-65 dovrebbero prestare particolare attenzione ad assumere una sufficiente quantità di Omega-3. In questa fascia di età sono stati osservati evidenti effetti positivi nella diminuzione dello stress ossidativo, a cui si associa una riduzione nell’insorgenza di malattie cronico-degenerative. (13)
Situazioni di scompenso metabolico, come il parto, possono a loro volta influire sull’insorgenza di diabete. L’integrazione di Omega-3 è risultata anche in questi casi risulta molto utile a ridurre il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2. (14) Oltreché, in generale, a contenerne gli effetti. (15)
Omega3, dosaggio e fonti
Tre porzioni di pesce ogni settimana dovrebbero soddisfare i fabbisogni di Omega-3, provvisoriamente stimati in 500 mg/die di EPA e DHA. (16) La American Heart Association suggerisce dosi maggiori per i soggetti con problemi cardiovascolari affermati, fino a 1 g/die di EPA e DHA. (17) Nei casi di trigliceridemia molto gravi, le dosi raccomandate possono salire dai 2 ai 4 gr/die di EPA e DHA. (18) Per altre patologie (obesità, diabete tipo 2, etc.) non è stato ancora raccolto un consenso scientifico sulle dosi da raccomandare. (19)
La fonte degli Omega-3 merita altresì considerazione. I grandi pesci pelagici possono risultare contaminati da metalli pesanti (181 notifiche di questi casi sono state registrate nel sistema europeo di allerta su sicurezza di alimenti e mangimi, RASFF, nel 2018). Devono perciò venire favorite le specie ittiche più piccole e comunque pescate (o allevate) in mari meno inquinati. (20)
Gli effetti benefici del consumo regolare di pesce – anche in conserve (es. tonno e sgombro in scatola. Trota, salmone e altri pesci affumicati) – sono in ogni caso stimati prevalere rispetto a quelli dei contaminanti. (21). Il consumo regolare di pesce è tra l’altro importante quale fonte di vitamina D – fondamentale al sistema immunitario, anche in era Covid – e di microelementi (es. iodio, selenio). (22)
L’olio di pesce – anche in forma incapsulata, sotto forma di integratori – viene poi indicato da alcuni ricercatori come la fonte più efficace di ω-3. (23) A tale proposito, la Food & Drug Administration (FDA, USA) considera sicura per la salute l’assunzione di 3 g/die di olio di pesce. (24) WHO (World Health Organization) ha poi stabilito i limiti di contaminanti (diossine, metalli pesanti) e i criteri di purezza dell’olio che devono venire garantiti a livello globale per garantire la sicurezza di tali prodotti. (25)
Cibo e salute, memoria d’Ippocrate
‘Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo’ (Ippocrate di Coo, 460-377 a.C.)
2400 anni e non sentirli (!). Una dieta varia ed equilibrata come quella mediterranea con abbondanza di verdure e frutte fresche di stagione, vere miniere di antiossidanti. Cereali integrali e legumi, quali fonti primarie di carboidrati. E proteine di qualità, da svariate fonti – anche nelle diete vegetariana e vegana – in ogni fase della vita. Per crescere e mantenersi in salute, anche nell’età più grande. Olio extravergine d’oliva e frutta secca, grandi alleati della salute. Un’attenzione di riguardo alla vitamina D, particolarmente preziosa per le difese immunitarie. Nella provvidenziale garanzia di una copertura complessiva dei fabbisogni di vitamine e minerali.
Andrea Adelmo Della Penna e Dario Dongo
Note
(1) Russo (2009). Dietary n-6 and n-3 polyunsaturated fatty acids: from biochemistry to clinical implications in cardiovascular prevention. Biochem. Pharmacol. 77:937-946, doi: 10.1016/j.bcp.2008.10.020
(2) Saldeen et al. (2006). Omega-3 Fatty acids: structure, function, and relation to the metabolic syndrome, infertility, and pregnancy. Metab. Syndr. Relat. Disord. 4:138-148, https://doi.org/10.1089/met.2006.4.138
(3) Patterson et al. (2012). Health implications of high dietary omega-6 polyunsaturated Fatty acids. J Nutr Metab. 2012:539426, doi: 10.1155/2012/539426
(4) Di Nicolantonio et al. (2018). Importance of maintaining a low omega-6/omega-3 ratio for reducing inflammation. Open Heart 5:e000946, doi: 10.1136/openhrt-2018-000946
(5) Chilton et al. (2017). Precision Nutrition and Omega-3 Polyunsaturated Fatty Acids: A Case for Personalized Supplementation Approaches for the Prevention and Management of Human Diseases. Nutrients 9:1165, doi:10.3390/nu9111165
(6) Gutiérrez et al. (2019). Effects of Omega-3 Fatty Acids on Immune Cells. Int. J. Mol. Sci. 20:5028, doi:10.3390/ijms20205028
(7) Husson et al. (2016). Modulation of host defence against bacterial and viral infections by omega-3 polyunsaturated fatty acids. Journal of Infection 73:523-535, http://dx.doi.org/10.1016/j.jinf.2016.10.001
(8) Raposo et al. (2017). Intake of vitamin C, vitamin E, selenium, zinc and polyunsaturated fatty acids and upper respiratory tract infection – a prospective cohort study. European Journal of Clinical Nutrition (2017) 71, 450–457, doi:10.1038/ejcn.2016.261
(9) Ministero della Salute. Nuovo coronavirus e Covid-19. 6.4.20, http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/dettaglioContenutiNuovoCoronavirus.jsp?lingua=italiano&id=5337&area=nuovoCoronavirus&menu=vuoto
(10) Kim et al. (2016). Gut Microbial Metabolites Fuel Host Antibody Responses. Cell Host Microbe 20:202–214, doi: 10.1016/j.chom.2016.07.001
(11) Parolini (2019). Effects of Fish n-3 PUFAs on Intestinal Microbiota and Immune System. Mar. Drugs 17:374, doi: 10.3390/md17060374
(12) Watson et al. (2018). A randomised trial of the effect of omega-3 polyunsaturated fatty acid supplements on the human intestinal microbiota. Gut 67:1974–1983, doi: 10.1136/gutjnl-2017-314968
(13) Rees et al. (2006). Dose-related effects of eicosapentaenoic acid on innate immune function in healthy humans: a comparison of young and older men. Am. J. Clin. Nutr. 83:331–342
(14) Yessoufou et al. (2015). Beneficial Effects of Omega-3 Polyunsaturated Fatty Acids in Gestional Diabetes: Consequences in Macrosomia and Adulthood Obesity. Journal of Diabetes Research, doi: 10.1155/2015/731434
(15) Rylander et al. (2014). Consumption of lean fish reduces the risk of type 2 diabetes mellitus: a prospective population based cohort study of norwegian women. PLoS ONE, vol. 9, no. 2,Article ID e89845, doi: 10.1371/journal.pone.0089845
(16) International Society for the Study of Fatty Acids and Lipids (2004). Recommendations for intake of polyunsaturated fatty acids in healthy adults. https://www.issfal.org/assets/issfal%2003%20pufaintakereccomdfinalreport.pdf
(17) Lichtenstein et al. (2006). Diet and lifestyle recommendation revision 2006: a scientific statement from the American Heart Association Nutrition Committee. Circulation 114:82-96
(18) European Food Safety Authority (2009). Scientific Opinion on the substantiation of health claims related to EPA, DHA, DPA and maintenance of normal blood pressure (ID 502), maintenance of normal HDLcholesterol concentrations (ID 515), maintenance of normal (fasting) blood concentrations of triglycerides (ID 517), maintenance of normal LDL-cholesterol concentrations (ID 528, 698) and maintenance of joints (ID 503, 505, 507, 511, 518, 524, 526, 535, 537) pursuant to Article 13(1) of Regulation (EC) No 1924/2006. EFSA Journal 7:1263, https://doi.org/10.2903/j.efsa.2009.1263
(19) Fetterman et al. (2009). Therapeutic potential of n-3 polyunsaturated fatty acids in disease. Am. J. Health Syst. Pharm. 66:1169-1179, doi: 10.2146/ajhp080411
(20) Mozaffarian (2009). Fish, mercury, selenium and cardiovascular risk: current evidence and unanswered questions. Int. J. Environ. Res. Public Health 6:1894-1916, doi: 10.3390/ijerph6061894
(21) Mahaffey et al. (2011). Balancing the benefits of n-3 polyunsaturated fatty acids and the risks of methylmercury exposure from fish consumption. Nutr. Rev. 69:493-508, doi: 10.1111/j.1753-4887.2011.00415.x
(22) United Kingdom Scientific Advisory Committee on Nutritions (2004). Advice on fish consumption: benefits and risk. https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/338801/SACN_Advice_on_Fish_Consumption.pdf
(23) Weber et al. (2006). Prevention of cardiovascular diseases and highly concentrated n-3 polyunsaturated fatty acids (PUFAs). Herz 31(Suppl 3): 24-30,
(24) Lorente-Cebriàn et al. (2013). Role of omega-3 fatty acids in obesity, metabolic syndrome, and cardiovascular diseases: a review of the evidence. J. Physiol. Biochem. 69:633-651, doi:10.1007/s13105-013-0265-4
(25) Council for Responsible Nutrition (2006). A voluntary monograph on long chain Omega-3 EPA and DHA. https://www.crnusa.org/