L’allergia al nichel si manifesta, nei soggetti sensibili, soprattutto a seguito del contatto con oggetti che lo contengano. Più raramente, anche a causa di inalazione o ingestione di alcuni cibi e acque.
Allergia al nichel, rischio ubiquitario
Il nichel (Ni) è un componente naturale della crosta terrestre. Si trova in diversi minerali, nei suoli (compresi i fondali dell’oceano) e tra i componenti delle emissioni vulcaniche.
L’elevata duttilità del nichel ne favorisce l’impiego – in combinazione con altri metalli (es. ferro, rame, cromo, zinco) – per la creazione di leghe metalliche caratterizzate da durezza e resistenza alla corrosione e al calore.
Dalle monete alle pentole
Oltre che nelle monete, il nichel si trova in prodotti di bigiotteria, bottoni metallici, batterie, cosmetici, lacche, tinture per capelli, dentifrici, shampoo, trucchi, smalti, etc.
Viene impiegato anche nella realizzazione di pentole e padelle, soprattutto quelle in acciaio inossidabile. La sigla 18/10 incisa sulle pentole significa infatti che la lega di acciaio inox è stata realizzata con il 18% di cromo e il 10% di nichel.
Il nichel nell’ambiente
La presenza di nichel nell’ambiente è dovuta al suo rilascio da parte di industrie che lo utilizzano, oltre a impianti a carbone e inceneritori. Disperso nell’aria, esso aderisce alle particelle di polvere depositandosi al suolo. Attraverso gli scarichi industriali poi, il Ni finisce in acqua e si deposita su fondi e sedimenti.
In alcuni cibi, infine, il nichel è presente naturalmente. A volte in misura importante, sufficiente a scatenare una reazione nei soggetti allergici.
Le fonti di esposizione
L’esposizione della popolazione al nichel avviene principalmente attraverso il consumo di:
– alimenti che lo contengano in natura. I livelli più elevati si trovano in cacao, noci, nocciole e arachidi, legumi, liquirizia. Ma anche in molte verdure e frutti, quali asparagi, spinaci, cipolle, funghi, kiwi, pomodori, broccoli. Oltreché nei cibi cotti o conservati in recipienti di metallo. Il nichel non si accumula invece nei tessuti dei pesci né nelle carni di altri animali,
– acqua potabile. Se pure se in misura inferiore rispetto agli alimenti, il nichel può residuare anche nell’acqua. Per via del rilascio da condutture idriche o raccordi metallici, ovvero del naturale rilascio da parte delle rocce e del terreno nelle acque sotterranee. Nell’acqua potabile destinata al consumo umano e nelle acque minerali naturali il nichel non deve superare i 20 microgrammi per litro,
– contatto diretto della pelle con oggetti e prodotti contenenti nichel,
– inalazione di aria contaminata, fumo (attivo e passivo) di tabacco.
Le esposizioni professionali al nichel avvengono in genere per via inalatoria, durante i processi industriali ove il metallo viene impiegato.
Gli effetti sulla salute
Quando ingerito, il nichel viene in parte assorbito dall’intestino (20-25% circa), nella gran parte espulso con le feci. La quota che entra nel circolo sanguigno viene poi eliminata attraverso le urine.
I bambini manifestano le stesse reazioni degli adulti agli effetti del nichel. La loro esposizione cronica attraverso la dieta risulta peraltro maggiore.
I ricercatori dell’Università di Giessen (Schmidt et al., 2010) hanno scoperto che il nichel negli esseri umani attiva direttamente il Toll-like receptor 4 (TLR4), uno dei recettori cellulari che agiscono come guardiani dell’immunità innata, la prima linea di difesa del corpo contro gli agenti patogeni. Attivando questo recettore, il metallo genera un ‘segnale di pericolo’ che promuove l’infiammazione – causando prurito, gonfiore ed eruzioni cutanee – e recluta altre cellule immunitarie.
Gli effetti più gravi sulla salute si registrano nelle due ipotesi di:
– ingestione di elevate quantità di nichel o di alcuni suoi composti. Con rischio di avvelenamento e disturbi gastrointestinali anche gravi,
– esposizione prolungata a basse dosi. Prove sui mammiferi evidenziano effetti negativi sul sistema riproduttivo. L’EFSA nel 2020 ha indicato una dose giornaliera accettabile (Tolerable Daily Intake, TDI) pari a 13 µg/kg di peso corporeo, per proteggere la popolazione non sensibilizzata al nichel.
Il nichel in ambito professionale
Molto più grave è l’esposizione in ambito professionale. In tale contesto, l’inalazione di dosi elevate è correlata a reazioni sulla pelle e sui reni, bronchiti croniche, ridotta funzionalità del polmone, tumori al polmone e ai seni nasali.
Per questo motivo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) classifica alcuni composti del nichel, assunti solo per inalazione, nel gruppo 1 tra le sostanze cancerogene per l’uomo, e il nichel metallico nel gruppo 2B, vale a dire tra le sostanze potenzialmente cancerogene per l’uomo.
Al contrario, non risulta che il nichel e i suoi composti siano cancerogeni in caso di ingestione o contatto con la pelle.
Le reazioni allergiche
L’effetto più comune sulla salute è la reazione allergica di tipo acuto. Il 20% circa della popolazione femminile e il 2-10% di quella maschile, manifesta una ipersensibilità al nichel, acquisita a seguito di contatto diretto della pelle con oggetti o altri prodotti che lo contengono e, solo più raramente (circa nel 20% dei casi), per inalazione o ingestione tramite cibi o acqua.
Negli individui sensibilizzati al nichel, il successivo contatto con il metallo può produrre una vera e propria reazione allergica. Il primo sintomo si manifesta entro le 48 ore dal contatto con una dermatite da contatto (arrossamento, prurito e piccole vesciche nel punto di contatto). Indipendentemente dalla forma di esposizione, quindi anche per ingestione. Nei soggetti già sensibilizzati, una dose di 4,3 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo di nichel può causare una dermatite sistemica da contatto. Per evitare questi rischi l’esposizione dovrebbe essere almeno 30 volte inferiore.
La sindrome SNAS
I soggetti che manifestano dermatiti in sedi diverse da quelle del punto di contatto, soprattutto a seguito di ingestione di nichel, sono affetti dalla ‘sindrome da allergia sistemica al nichel’, nota anche con la sigla SNAS.
I sintomi sono diversi:
– orticaria, eczema, prurito o eritema diffusi,
– attacchi di asma,
– disordini digestivi, dolore addominale, diarrea o costipazione, meteorismo,
– cefalea, astenia.
Allergia al nichel, la diagnosi
L’esposizione al nichel può essere rilevata mediante analisi che misurano la presenza del metallo nel sangue, nelle feci e nelle urine. Il risultato positivo non è tuttavia un indicatore certo di malattia, essendo il nichel presente in prodotti e alimenti di uso comune.
In presenza di sintomi associabili a un’allergia, il medico saprà consigliare esami specifici come il patch test presso centri specializzati. All’eventuale conferma segue il consulto con uno specialista che, a seconda dei casi, potrebbe prescrivere farmaci (antistaminici), ovvero un trattamento desensibilizzante con nichel solfato, o una dieta ad hoc.
Per la diagnosi delle malattie da nichel in ambito professionale il percorso è lo stesso seguito per le bronchiti croniche, asma, tumori del polmone e tumore dei seni nasali.
Le precauzioni
Evitare l’esposizione al nichel richiede estrema accortezza, a causa della diffusa presenza del metallo nell’ambiente e in vari prodotti. Qualche indicazione utile:
– nella scelta di oggetti e prodotti cosmetici, selezionare quelli etichettati come ‘testato per il nichel’ (nickel tested) o ‘senza nichel’ (nickel free). Questi claim garantiscono che il livello di nichel sia al di sotto dei limiti consentiti. Sebbene l’impiego di nichel sia vietato nei cosmetici, esso vi può residuare a causa di ‘impurità’ delle materie prime. La contaminazione non superiore a 1 microgrammo di nichel per grammo di prodotto cosmetico (una parte per milione, ppm) è considerata la soglia priva di effetti. Ed è talora indicata in etichetta con l’espressione ‘<1ppm’,
– smettere di fumare, o quantomeno non superare le 3-4 sigarette al giorno,
– privilegiare la cottura dei cibi in pentole in pirex, vetro, alluminio, ceramica non smaltata,
– limitare quanto possibile il consumo di cibi caratterizzati da un elevato contenuto di nichel. Privilegiando frutta e verdura che ne contengono meno, come radicchio, indivia, songino (valeriana), finocchi, melanzane, zucchine, peperoni, cetrioli, barbabietole, anguria, melone, agrumi, pesche, banane, fragole, uva.
Come visto sopra, nei cibi di origine vegetale c’è più nichel rispetto a quelli di origine animale. Di conseguenza, una dieta vegetariana o vegana potrebbe aumentare l’esposizione al metallo. Sarebbe tuttavia errato eliminare questi alimenti dalla dieta, anche perché il nichel svolge l’utile funzione di favorire l’assorbimento del ferro.
Marta Strinati
Fonti
ISSalute. La salute dalla A alla Z. Nichel. https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/n/nichel#diagnosi-e-terapia
Fondazione Umberto Veronesi, magazine. Allergia al nichel, quali precauzioni prendere in cucina? https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/lesperto-risponde/allergia-al-nichel-quali-precauzioni-prendere-cucina
Alla Katsnelson. Nickel allergy tracked to a single receptor. Nature doi:10.1038/news.2010.407
Bergman, Daniel & Goldenberg, Alina & Rundle, Chandler & Jacob, Sharon. (2016). Low Nickel Diet: A Patient-Centered Review. Journal of Clinical & Experimental Dermatology Research. 07. 10.4172/2155-9554.1000355
Sharma A. D. (2013). Low nickel diet in dermatology. Indian journal of dermatology, 58(3), 240. https://doi.org/10.4103/0019-5154.110846
Nickel allergy. Mayo Clinic https://www.mayoclinic.org/diseases-conditions/nickel-allergy/symptoms-causes/syc-20351529
EFSA, Update of the risk assessment of nickel in food and drinking water https://www.efsa.europa.eu/it/efsajournal/pub/6268

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".