Alcuni additivi alimentari con funzione emulsionante alterano il microbiota, causando colite, infiammazione intestinale e obesità. Così conclude lo studio scientifico pubblicato su Nature dai ricercatori di 4 università, in USA e Israele. (1) Dopo aver verificato l’impatto sulla ‘flora batterica’ intestinale di due emulsionanti ampiamente utilizzati, carbossimetilcellulosa (o CMC) e polisorbato-80.
Microbiota, funzioni protettive
Il microbiota – vale a dire, la comunità di microbi che vive nell’intestino di esseri umani e animali – ha un ruolo cruciale nel regolare la fisiologia dell’organismo. (2) Nel modulare le risposte metaboliche, l’omeostasi energetica (e così il controllo del peso), la pressione sanguigna, il sistema immunitario, etc. Lo si eredita attraverso la linea matriarcale (madre, nonna materna, madre della nonna materna, e così via), ed è soggetto ad alterazioni, positive e negative, già nella fase pre-natale.
I fattori esterni – come l’esposizione a pesticidi e la dieta – possono incidere in misura significativa sull’ecologia microbica intestinale e i metaboliti batterici. La sua alterazione è associata a numerose malattie infiammatorie croniche, tra cui la malattia infiammatoria intestinale e la sindrome metabolica.
La popolazione batterica intestinale trasmette i segnali alla fitta rete di neuroni che caratterizzano il ‘secondo cervello’ (sistema nervoso enterico, intestino), il quale a sua volta interagisce in via continuativa con il primo cervello (sistema nervoso centrale). La comunicazione avviene grazie al naturale equilibrio delle interazioni muco-batteriche. I batteri trasferiscono cioè i segnali alle cellule epiteliali dell’intestino attraverso strutture di muco multistrato che ricoprono la superficie intestinale.
L’azione degli emulsionanti in esame – le cui molecole sono simili a quelle dei detergenti – si è tuttavia dimostrata capace di alterare questo delicato meccanismo. Provocando nelle cavie disordini e malattie.
Emulsionanti E466, E433 e alterazione del microbiota. Lo studio scientifico
I due emulsionanti oggetto della ricerca pubblicata su Nature sono comunemente usati dall’industria alimentare. Nella lista ingredienti, in etichetta, essi sono indicati come
– carbossimetilcellulosa, CMC o E466,
– polisorbato-80 o E433.
I ricercatori hanno somministrato alle cavie concentrazioni relativamente basse (1% per 12 settimane) dei due emulsionanti, in linea con l’esposizione corrente degli esseri umani. (3) E hanno osservato, come effetto, la manifestazione di infiammazione di basso grado, obesità e colite.
La sindrome metabolica indotta dall’emulsionante è associata a invasione di microbiota sul muco intestinale, alterazione della sua composizione e aumento del potenziale pro-infiammatorio. L’esame microscopico ha evidenziato una drastica riduzione dello spessore del muco, fino ad approssimare il contatto fisico tra i batteri e le cellule epiteliali. E il microbiota è risultato ‘invecchiato’ e alterato.
Effetti nocivi con dosi minime
La diffusione dell’impiego di emulsionanti negli alimenti – e il conseguente effetto cumulativo – fa supporre che sia facile superare la soglia dell’1% giornaliero esaminata dallo studio. Ma gli effetti nocivi si manifestano anche a dosi inferiori.
Già una concentrazione dello 0,1% dei due emulsionanti produce infiammazione e sindrome metabolica di basso grado. In dettaglio,
– per la CMC, lo 0,1% ha comportato aumenti modesti del peso corporeo e della glicemia a digiuno, mentre lo 0,5% ha prodotto evidenti segni di infiammazione di basso grado (colon accorciato, milza ingrossata) e aumento dell’adiposità,
– per il P80, 0,1% ha causato infiammazione di basso grado e aumento dell’adiposità, mentre lo 0,5% ha provocato una lieve disglicemia.
Additivi approvati con studi insufficienti
L’ultimo mezzo secolo ha visto un costante aumento dell’utilizzo di additivi alimentari, molti dei quali sono stati autorizzati ma non accuratamente testati, osservano i ricercatori. I test sugli additivi alimentari, inoltre, sono eseguiti solo per rilevare la tossicità acuta e/o la cancerogenicità.
Nel caso degli emulsionanti in esame, ad esempio, la ricerca scientifica ha ora rivelato una diversa – e altrettanto pericolosa – portata offensiva delle molecole. Le quali perturbano la relazione ospite-microbiota, con alterazioni tali da attribuire al microbiota una maggiore attività mucolitica e pro-infiammatoria, causa di infiammazione intestinale.
Inquietante la conclusione dei ricercatori. ‘Le nostre osservazioni sui topi suggeriscono la possibilità che gli emulsionanti alimentari possano aver contribuito all’aumentata incidenza di IBD (Inflammatory bowel disease) e sindrome metabolica dopo la metà del 20° secolo, e forse altre malattie infiammatorie croniche‘.
Marta Strinati e Dario Dongo
Note
(1) Chassaing B, Koren O, Goodrich JK, Poole AC, Srinivasan S, Ley RE, Gewirtz AT. Dietary emulsifiers impact the mouse gut microbiota promoting colitis and metabolic syndrome. Nature. doi: 10.1038/nature14232. Epub 2015 Feb 25
(2) Paola Palestini e Dario Dongo. (2019). Microbioma e intestino, il secondo cervello, GIFT (Great Italian Food Trade), 14.2.19, su https://www.greatitalianfoodtrade.it/salute/microbioma-e-intestino-il-secondo-cervello
(3) In USA, il P80 è stato studiato per la tossicità e il potenziale cancerogeno ed è approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense per l’uso alimentare fino a una concentrazione dell’1%. La CMC, invece, non è stata studiata ampiamente ma è ‘generalmente considerata sicura (GRAS)’ e utilizzata in vari alimenti fino al 2%