La risoluzione del Parlamento europeo su olio di palma del 4 aprile 2017 (1) mira ad arrestarne l’impiego come biodiesel, al più tardi entro il 2020. E introdurre una certificazione affidabile e comprensiva per attestare l’effettivo impatto del grasso tropicale sull’ambiente e le società umane.
La ‘violazione dei diritti umani fondamentali’ associata ‘alla gran parte della produzione mondiale di olio di palma’ è il tema centrale del documento, votato infatti ad ampia maggioranza. (2) Ove si denuncia sia la rapina delle terre, c.d. land grabbing, (3) sia lo sfruttamento del lavoro minorile.
Il devastante impatto sull’ambiente della monocoltura tropicale è altresì oggetto di dura condanna. A maggior ragione quando si distruggano foreste torbiere per fare posto alle piantagioni di palma da olio. Emissioni proibitive di gas a effetto serra, erosione dei suoli, danni irreparabili alla biodiversità.
‘Questa è la prima risoluzione del Parlamento sul tema, e spetta ora alla Commissione decidere come agire. Non possiamo ignorare il problema della deforestazione, che minaccia l’accordo globale sui cambiamenti climatici COP21 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite’ (Kateřina Konečná, membro del Parlamento europeo)
L’impiego come biodiesel del grasso tropicale dovrà venire progressivamente escluso, al più tardi entro il 2020. Considerato che il 46% dell’olio di palma importato in UE ha oggi tale destino, tale scelta consentirà di ridurne drasticamente la domanda.
Non è stato possibile ottenere altrettanto su alimenti, cosmetici e prodotti per la casa. Ma si sa, a Strasburgo come a Bruxelles gli interessi dei colossi industriali tendono purtroppo a dominare su quelli dei cittadini. E i lobbisti di Big Food hanno saputo proteggere i rispettivi business dagli obiettivi ideali della risoluzione.
La risoluzione del Parlamento europeo su olio di palma sostenibile: serve una certificazione affidabile
La certificazione del ‘palma sostenibile’ deve in ogni caso rispondere a uno schema unitario e affidabile. (4) Come un rapporto della stessa Commissione europea dimostra, il concetto stesso di sostenibilità è incompatibile con la realtà attuale delle produzioni. E le certificazioni, che già poco esprimono, sono state smentite in numerose occasioni. (5) Del resto, solo il 2% degli operatori che trattano questo grasso è in grado di risalire alle piantagioni di origine! (6)
L’Europa e i suoi Stati membri dovrebbero poi assicurare il pieno rispetto, da parte degli investitori ivi basati, degli standard internazionali a garanzia del rispetto delle comunità locali. Come il principio di consenso libero e informato delle comunità locali alla cessione delle loro terre (Convenzione ILO 169). La ‘UN Food and Agriculture Organisation (FAO)-OECD Guidance for Responsible Agricultural Supply Chains’, e soprattutto le ‘FAO voluntary guidelines on land tenure’. (7)
L’obiettivo di arrestare il land grabbing, la schiavitù dei lavoratori anche bambini, le deforestazioni (8) e il degrado degli habitat rimane cruciale quanto lontano. Servirebbero interventi più incisivi, anche presso le Nazioni Unite e i vari consessi internazionali dedicati a diritti umani e ambiente. La modulazione dei dazi alle importazioni in UE – come votato dal Parlamento di Strasburgo – in rapporto all’impatto delle produzioni è un ulteriore passo avanti.
La vera rivoluzione rimane quella azionata dai consumAttori. I quali, nonostante l’ampia disinformazione diffusa dai palmocrati, hanno detto Basta! E le catene della GDO, come gli operatori industriali, hanno saputo adeguarsi alle loro scelte.
Il cambiamento è nelle nostre mani, e dipende dall’esclusione di prodotti (alimenti, cosmetici, shampoo e bagnoschiuma, prodotti per la casa) dai carrelli della spesa. Al variare deciso della domanda, l’offerta dovrà inevitabilmente adeguarsi. (9)
Note
(1) Il testo della risoluzione del Parlamento europeo su olio di palma è su http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP//TEXT+TA+P8-TA-2017-0098+0+DOC+XML+V0//EN&language=EN
(2) Relatrice l’eurodeputata Kateřina Konečná, Gruppo politico ‘GUE/NGL – European United Left – Nordic Green Left – European Parliamentary Group: Another Europe is Possible!’. 640 voti favorevoli, 18 contrari, 28 astensioni
(3) È di questi giorni la notizia di 360 famiglie scacciate con violenza dalle loro terre in Indonesia, isola di Giava, per deforestare e piantare palme da olio http://www.farmlandgrab.org/post/view/27037-peasants-l-in-mekar-jaya-the-hometown-of-agrarian-reform-in-indonesia-razed-down-by-a-plantation-firm
(4) In tal senso il Parlamento esige il ricorso all’approccio HCS (High Carbon Stock), volto a identificare le aree ove l’impatto dell’intero ciclo di produzione possa venire contenuto (Raccomandazioni, punto 30)
(5) Anche nelle ultime settimane, quando Nestlé ha dovuto presentare ‘pubbliche scuse’ a seguito della denuncia di devastazione di ecosistemi protetti, a Sumatra (Indonesia), da parte del suo colosso fornitore Wilmar. Entrambi membri certificati di RSPO, ça va sans dir
(6) risoluzione PE, Raccomandazioni, punto 27
(7) V. sopra, Raccomandazione 55
(8) Il 73% delle deforestazioni a livello planetario sono determinate da progetti agricoli, e il 40% del loro complesso riguarda la palma da olio (doc. citato, considerazioni generali, punto 4)
(9) Il grasso tropicale tuttora rappresenta il 40% degli scambi internazionali di oli vegetali, e l’Europa è il secondo importatore globale (v. sopra, punto 13)

Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.