Regenuary è l’idea di una dieta onnivora e sostenibile. Agricoltura e allevamento rigenerativi, produzioni locali e stagionali, equa remunerazione di lavoratori e imprese.
‘Whether you’re vegan or omnivore, is all about eating foods that are seasonal, local, and farmed using regenerative methods’ (The Ethical Butcher)
Dilemma onnivoro
Il dilemma onnivoro si risolve nel rispetto delle scelte alimentari di ciascuno. Regenuary, dalla crasi tra Regenerate e Veganuary, viene proposto da The Ethical Butcher, per andare oltre il dibattito ideologico ‘carne sì, carne no’ e affrontare la sostenibilità di produzioni e consumi nell’interesse di tutti.
Le parole-chiave sono rigenerazione e filiera corta. Vale a dire rispetto di ecosistemi, benessere animale, comunità locali. Questi valori a loro volta superano il dilemma onnivoro e vengono spesso trascurati, purtroppo, anche nell’offerta di cibi Veg ultraprocessati. I giga-investimenti sulla Lab meat, del resto, mirano a sostituire anziché remunerare il lavoro nei campi.
Transizione ecologica
La sostenibilità di produzioni e consumi ha un ruolo centrale nei Sustainable Development Goals (SDGs) in Agenda ONU 2030. Non ha nulla a che vedere con la produzione di carni in America latina, ma neppure con quelle di ingredienti Veg come soia OGM, olio di palma, frutti tropicali appestati di agrotossici.
L’agroecologia è il modello seguito dalla rete di agricoltori e allevatori inglesi di Regenuary. I loro prodotti di origine vegetale e animale – ottenuti con metodi rigenerativi, senza compromessi – vengono anche consegnati a domicilio, in eco-pack. E contribuiscono a recuperare gli ecosistemi gravemente minacciati dall’agricoltura industriale e altre attività antropiche, in aree limitrofe a quelle ove si trovano i propri consumatori e utenti.
Agroecologia e pascoli rigenerativi
I pascoli forniscono una serie di servizi ecosistemici, dalla regolazione e lo stoccaggio dei flussi d’acqua (Schlesinger et al.,2000; Havstad et al., 2007) al ciclo dei nutrienti e il sequestro di carbonio (Schuman et al., 1999; Conant e Paustian, 2002; Morgan et al., 2016). Contribuiscono a contrastare il cambiamento climatico grazie alla capacità di immagazzinare oltre il 10% della biomassa di carbonio totale, fino al 30% del carbonio organico totale del suolo (Scurlock e Hall, 1998).
Gli animali al pascolo leggero e moderato, nel brucare e cioè defogliare, influiscono sui tassi di fotosintesi delle piante, il rapporto radice / germoglio, l’allocazione del carbonio, la massa radicale funzionale e gli essudati delle radici delle piante, con impatti favorevoli sui cicli biogeochimici dei terreni (Johnson e Matchett, 2001; Gao et al., 2008; Giese et al., 2009; Chen et al., 2015; Gong et al., 2015). La rigenerazione dei tessuti vegetali così migliora l’ecosistema del carbonio (Shao et al., 2013) e la produttività delle piante (Holland et al., 1992; Zhang et al., 2015).
Consumi alimentari sostenibili
L’equilibrio nei consumi alimentari è indispensabile, ed è urgente rivedere i sistemi di allevamento e agricoltura rispettando gli ecosistemi esistenti mantenendoli in equilibrio. La stessa FAO ha sollecitato l’adozione di apposite misure, in zootecnia, per mitigarne l’impatto ambientale.
Verosimilmente, come si è già condiviso, il carrello della spesa sostenibile continuerà ad accogliere una varietà di alimenti di origine animale. Uova e pollame in primis, latte e latticini, carni suine, pesce azzurro e di acquacoltura.
Conclusioni provvisorie
Agricoltura biologica e sovranità alimentare – in una parola, Regenuary – esprimono un orizzonte rivoluzionario ma realistico. Certo più facile a realizzarsi, nei decenni a venire, rispetto all’abbandono di produzioni e consumi di alimenti di origine animale.
Ed è forse perciò che il mainstream media distrae le masse da questi obiettivi – i quali implicano, tra l’altro, la redistribuzione della ricchezza in un settore primario – con operazioni di viral deception come il fenomeno meat sounding, il cui obiettivo è invece quello di promuovere cibi di laboratorio prodotti da pochi colossi industriali.
Dario Dongo e Giulia Pietrollini
Bibliografia
Conant, R.T., and K. Paustian (2002). Potential soil carbon sequestration in overgrazed grassland ecosystems. Global Biogeochem. Cycles 16:90-1–90-9. doi:10.1029/2001GB001661
Havstad, K.M., D.P.C. Peters, R. Skaggs, J. Brown, B. Bestelmeyer, E. Fredrickson, et al. (2007). Ecological services to and from rangelands of the United States. Ecol. Econ. 64:261–268. doi:10.1016/j.ecolecon.2007.08.005
Holland, E.A., W.J. Parton, J.K. Detling, and D.L. Coppock (1992). Physiological responses of plant populations to herbivory and their consequences for ecosystem nutrient flow. Am. Nat. 140:685–706. doi:10.1086/285435
Johnson, L.C., and J.R. Matchett (2001). Fire and grazing regulate belowground processes in tallgrass prairie. Ecology 82:3377–3389. doi:10.1890/0012-9658(2001)082[3377:FAGRBP]2.0.CO;2
Morgan, J.A., W. Parton, J.D. Derner, T.G. Gilmanov, and D.P. Smith (2016). Importance of early season conditions and grazing on carbon dioxide fluxes in Colorado shortgrass steppe. Rangeland Ecol. Manage. 69:342–350. doi:10.1016/j.rama.2016.05.002
Ryan C. Byrnes, Danny J. Eastburn, Kenneth W. Tate, and Leslie M. Roche. (2018). A Global Meta-Analysis of Grazing Impacts on Soil Health Indicators. Journal of Env. Quality Jul;47(4):758-765. doi: 10.2134/jeq2017.08.0313
Schlesinger, W.H., T.J. Ward, and J. Anderson. (2000). Nutrient losses in runoff from grassland and shrubland habitats in southern New Mexico: II. Field plots. Biogeochemistry 49:69–86. doi:10.1023/A:1006246126915
Schuman, G.E., J.D. Reeder, J.T. Manley, R.H. Hart, and W.A. Manley. 1999. Impact of grazing management on the carbon and nitrogen balance of a mixed-grass rangeland. Ecol. Appl. 9:65–71. doi:10.1890/1051-0761(1999)009[0065:IOGMOT]2.0.CO;2
Scurlock, J.M.O., and D.O. Hall. (1998). The global carbon sink: A grassland perspective. Glob. Change Biol. 4:229–233. doi:10.1046/j.1365-2486.1998.00151.
Shao, C., J. Chen, and L. Li. (2013). Grazing alters the biophysical regulation of carbon fluxes in a desert stepp. Environ. Res. Lett. 8 025012.
https://doi.org/10.1088/1748-9326/8/2/025012