Sui prodotti biologici importati è finalmente operativa la tracciabilità elettronica. Il sistema si basa sulla piattaforma TRACES – TRAde Control and Expert System (1) già utilizzata da anni per la sicurezza alimentare. La stessa che ogni giorno assicura i consumatori dell’igienicità e bontà dei prodotti che ritrovano nelle loro tavole.
L’applicazione di questo sistema arriva un po’ in ritardo rispetto a quanto chiesto dagli operatori biologici europei e alla raccomandazione del Parlamento europeo del 2011. Ma la Commissione ha ritenuto opportuno permettere agli Stati Membri di adeguare i propri sistemi informatici.
Un plus che non emerge in etichetta
I consumatori non si renderanno conto direttamente di questa importante innovazione, perché il certificato non porterà alcuna informazione aggiuntiva sulle etichette dei prodotti biologici. Tuttavia la sicurezza che prodotti biologici importati non a norma siano più facilmente individuati e ritirati dai canali di commercializzazione o dal mercato sarà aumentata di molto.
Il nuovo sistema di certificazione elettronico riguarderà le aziende d’importazione, gli enti di certificazione, le agenzie delle dogane e le aziende a cui sono consegnati direttamente i prodotti importati. Tutti questi soggetti dovranno registrarsi al sistema europeo TRACES. Darne comunicazione al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, che rilascerà l’autorizzazione finale per l’uso del sistema.
Prodotti biologici importati: +51%
Secondo i dati del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (dati SINAB), nel 2015 in Italia le aziende importatrici che operavano nel biologico erano 310. Le importazioni di prodotti biologici, che sempre nello stesso anno erano aumentati rispetto al 2014 di ben il 51%. In particolare era aumentata l’importazione di cereali (+67%), degli oli alimentari (+217%) e delle colture industriali (+56%). In calo invece gli ortaggi (-5%).
In generale nel 2015 si sono registrati notevoli aumenti di prodotti importati da Paesi Non UE (40% del totale volume importato nel 2015) con un ruolo particolarmente significativo della Tunisia per quanto riguarda l’olio di oliva (+247%). Spicca poi la Turchia per il frumento duro (+82% nel 2015). La Cina per i legumi (fagioli e lenticchie; +63%) e la soia (sia fave di soia che panello di soia, +63% nel complesso). India, Pakistan e Thailandia inoltre esportano la quasi totalità del riso biologico verso l’Italia.
Equivalenza formale
È bene ricordare che l’importazione è regolata da accordi specifici tra la UE e questi Paesi, secondo il principio dell’equivalenza dei sistemi di controllo e produzione. In pratica la UE riconosce equivalenti al suo sistema di controllo e produzione, sistemi differenti a quelli applicati in Europa. In tal modo i prodotti possono essere certificati biologici come quelli prodotti nella UE. Ovviamente questo è un artificio per garantire la libera circolazione mondiale delle merci.
Proprio per questo tutte le Organizzazione agricole europee, che ben conoscono le differenze tra i metodi di produzione dell’India o della Tunisia e quelli invece utilizzati in Europa, hanno chiesto che questo principio d’equivalenza venga eliminato e si applichi quello di conformità, ovvero metodi di controllo e di produzione uguali a quelli applicati nella UE.
Per questi motivi il sistema di certificazione elettronica è un importante passo avanti per le aziende biologiche e i consumatori italiani. In attesa che il principio di conformità venga applicato con il nuovo regolamento sull’agricoltura biologica in discussione al Trilogo in questi mesi.
Luigi Tozzi
(1) Il sistema di certificazione elettronica della Commissione Europea è operativo dal 19 aprile 2017. Deriva dall’entrata in vigore del Reg. 1842/2016, che modifica il Reg. 1235/2008 sulle importazioni di prodotti biologici da Paesi Terzi.