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Pratiche commerciali sleali, nuova direttiva in vista

Le pratiche commerciali sleali B2B (business to business) nella filiera agroalimentare troveranno finalmente un argine, grazie alla direttiva UE in attuale corso di esame politico.

La ComAgri (Commissione Agricoltura) del Parlamento europeo ha votato quasi all’unanimità, (1) l’1.10.18, la relazione dell’On.le Paolo De Castro sul progetto di ‘Unfair Trading Practices Directive’ (UTPS). Il testo normativo mirato a combattere, appunto, le pratiche commerciali abusive nella filiera agroalimentare.

ritardi di pagamento (2) e le cancellazioni degli ordini senza preavviso sono i primi obiettivi nel mirino della Commissione europea, che ha inteso proteggere anzitutto le PMI. Il Parlamento ha alzato il tiro, proponendo di estendere la tutela a tutti i fornitori della GDO (Grande Distribuzione Organizzata), quale che sia la dimensione delle loro organizzazioni (es. consorzi, gruppi di imprese, cooperative).

La relazione del Parlamento estende il campo di applicazione delle nuove regole. Che devono comprendere – oltre ai contratti di vendita e fornitura delle merci – anche la somministrazione di servizi (es. lavorazioni e confezionamento in conto terzi, stoccaggio, logistica, etc.).

Le vendite sottocosto vengono considerate nella relazione De Castro, che mira a limitare le operazioni non preventivamente concordate tra le parti. Nell’ottica di garantire stabilità e legittimo affidamento, ai fornitori di beni e servizi nella filiera alimentare. 

La dipendenza economica del fornitore nei confronti dell’acquirente è pure citata. Con l’idea che essa non dovrebbe influenzare i termini degli accordi di fornitura. Per quanto, in concreto, sarà difficile stabilire regole idonee a mitigare gli squilibri economici in atto. Squilibri mai affrontati, peraltro, dalle autorità preposte alla vigilanza sui mercati.

La localizzazione degli operatori al di fuori dell’UE non deve poi costituire limite all’applicazione delle nuove regole. Deve perciò venire riconosciuto il diritto dei fornitori basati in Europa a presentare reclami nello Stato membro ove sono stabiliti, quand’anche le pratiche commerciali sleali siano realizzate – a livello formale e/o negoziale – al di fuori del Mercato interno.

Unfair Trade Practices Directive, la proposta della Commissione

Ad aprile 2018 la Commissione Europea – dopo un decennio di inutili consultazioni, in seno a un apposito ‘High Level Forum’ – ha finalmente deciso di adottare una proposta di regole cogenti. La direttiva UTPS, appunto.

Lo schema della Commissione prevede il divieto di alcune pratiche commerciali manifestamente abusive. Quali i pagamenti tardivi, la cancellazione ‘last-minute’ degli ordini, le modifiche unilaterali e/o retroattive ai contratti, il riaddebito degli sprechi al fornitore. Un elenco minimo, che il Parlamento propone di riconsiderare.

Gli Stati membri dovrebbero designare un’autorità nazionale, cui affidare la responsabilità di vigilanza sull’effettiva applicazione delle nuove regole. Con poteri di indagine – anche d’ufficio – e di imporre sanzioni proporzionate e dissuasive, nei casi di violazioni accertate. 

Riservatezza e anonimatodovranno venire garantiti agli autori degli esposti. La Commissione dovrà a sua volta coordinare fra le autorità nazionali, anche al fine di condividere buone prassi per la coerente applicazione della direttiva.

Le regole cogenti a livello UE integreranno quelle vigenti negli Stati membri, così come il codice di condotta teoricamente già applicato su base volontaria (Supply Chain Initiative). Gli Stati membri potranno comunque adottare le ulteriori misure ritenute utili.

Unfair Trade Practices Directive, la posizione del Consiglio

Il Comitato Speciale Agricoltura del Consiglio ha adottato la propria posizione sulla proposta di direttiva UTPS, l’1.10.18. Esprimendo, in prima battuta, una visione analoga a quella della Commissione. Nel senso di limitare il campo di applicazione delle nuove norme ai soli contratti stipulati dalle PMI con la GDO.

Le delegazioni di diversi Paesi membri – Italia, Grecia, Portogallo, Croazia, Ungheria, Slovenia, Bulgaria e Romania – hanno tuttavia espresso dissenso rispetto a tale approccio. Chiedendo invece che, nei negoziati a venire, la tutela venga estesa a tutti i fornitori della filiera agroalimentare. Le delegazioni di Spagna, Francia e Slovacchia si sono allineate a tale istanza.

Il Consiglio si è poi avvicinato alla posizione del Parlamento su alcuni punti essenziali:

– estensione delle regole a tutti i prodotti agricoli (anche non alimentari, es. florovivaistici),

– possibilità per gli Stati Membri di introdurre norme più restrittive, 

– extraterritorialità. Vale a dire, possibilità per i fornitori di adire l’autorità competente del proprio Stato membro, indipendentemente da dove ha avuto luogo la pratica sleale.

Pratiche commerciali sleali, le prossime tappe

Il Consiglio, con il voto dell’1.10.18, ha già conferito mandato per i negoziati a seguire (in sede di trilogo, tra Parlamento, Commissione e Consiglio). La posizione del Parlamento Europeo, invece, dovrà invece trovare conferma nella prossima assemblea plenaria (in calendario il 22.10.18, a Strasburgo).

La prima riunione di trilogo, sotto la presidenza austriaca del Consiglio, è prevista il 24.10.18. Con l’obiettivo di raggiungere un accordo interistituzionale entro la fine dell’anno e concludere il procedimento legislativo, possibilmente, entro marzo 2019.

Dario Dongo

Note

(1) La relazione De Castro è stata approvata, l’1.10.18 in ComAgri al Parlamento europeo, con 38 voti a favore, 4 contrari e 2 astenuti

(2) I termini di pagamento non dovranno superare i 30 giorni per i prodotti agricoli e alimentari deperibili, 60 giorni per quelli deperibili, a decorrere da fine mese data consegna o ricezione fattura. In linea con quanto già stabilito in Italia, all’articolo 62 delle legge 24.3.12 n. 27. Per approfondimenti, si veda l’ebook dell’autore ‘Articolo 62, una rivoluzione’, download gratuito su https://ilfattoalimentare.it/scarica-gratis-libro-articolo-62-pagamenti-commercio.html

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