Gli oggetti in plastica monouso (posate, piatti, cannucce, agitatori per bevande) sono finalmente considerati in una proposta di direttiva adottata dalla Commissione europea il 28.5.18. In attesa del suo esame da parte del Parlamento di Strasburgo e del Consiglio, alcune note.
Plastica monouso, la direttiva SUP
Il progetto di direttiva SUP, Single Use Plastics, ambisce a ridurre drasticamente l’impiego degli articoli in materiali plastici destinati a singolo utilizzo. Con dieci articoli e vari allegati tecnici, tuttora oggetto di animate consultazioni dei Servizi di Bruxelles con le rappresentanze industriali di settore.
Il modello attuale di produzioni e consumi non è sostenibile, si legge in premessa:
– ‘la relativamente alta funzionalità della plastica abbinata al basso costo della stessa hanno fatto sì che il materiale sia sempre più diffuso nella vita quotidiana,
– il suo crescente utilizzo in applicazioni di breve durata che non sono progettate per il riutilizzo o il riciclaggio sottintendono che i relativi modelli di produzione e consumo sono diventati inefficienti’.
L’economia circolare è invece il paradigma necessario verso il quale orientarsi, prima che gli esseri umani e animali definitivamente anneghino tra plastiche e microplastiche.
‘Nel mondo, le materie plastiche rappresentano l’85 % dei rifiuti marini. Sotto forma di microplastica sono presenti anche nell’aria, nell’acqua e nel cibo e raggiungono perciò i nostri polmoni e le nostre tavole, con effetti sulla salute ancora sconosciuti. Affrontare il problema della plastica è una necessità, che può dischiudere nuove opportunità di innovazione, competitività e occupazione’ (Commissione europea, comunicato stampa 28.5.18)
Alcuni oggetti dovrebbero venire definitivamente esclusi dal mercato europeo (es. piatti e posate monouso in plastica). Altri venire assoggettati, quantomeno, a specifici requisiti di progettazione ed etichettatura (es. bottiglie).
Karmenu Vella – Commissario europeo per l’ambiente, la pesca e gli affari marittimi – aveva annunciato la proposta legislativa a Malta, il 27.4.18 . ‘Rinnoveremo il nostro impegno per impedire che rifiuti di plastica come bottiglie, posate, tazze e coperchi entrino nel nostro ambiente’.
Gli Stati Membri avranno poi la responsabilità di decidere ‘come ottenere una riduzione significativa’ del consumo di tali prodotti, in vista del raggiungimento degli obiettivi definiti a livello UE.
Direttiva SUP, il destino dei vari oggetti
I bicchieri monouso e i recipienti rigidi per alimenti pronti al consumo (con o senza coperchio) dovrebbero sottostare a obiettivi di drastica restrizione d’impiego, in un orizzonte di 6 anni. Gli Stati membri potranno definire appositi target di riduzione ovvero vietare la loro offerta a titolo gratuito.
Le bottiglie in plastica delle bevande dovrebbero invece venire realizzate in modo che i tappi rimangano attaccati al collarino, per evitarne la dispersione autonoma. Gli Stati membri dovranno raggiungere un obiettivo di raccolta pari al 90%, entro il 2025, con possibilità di ricorrere a sistemi di cauzione-deposito.
In sintesi, lo schema di direttiva prevede quanto segue:
– bando totale di commercializzazione per piatti e posate in plastica monouso (forchette, coltelli, cucchiai, bacchette), cannucce e agitatori per bevande, bastoncini di cotone,
– misure nazionali volte a ridurre l’impiego di imballaggi plastici ‘single use’ per alimenti (es. fast food, take-away) e bevande (es. tazze usa-e-getta),
– responsabilità dei produttori (i quali contribuiranno a coprire i costi di gestione e bonifica dei rifiuti, nonché delle misure di sensibilizzazione) per tazze e loro coperchi, contenitori di cibi e bevande, confezioni e involucri flessibili per alimenti destinati al consumo immediato (es. patatine e dolciumi), borse leggere, mozziconi di sigarette, palloncini.
Il Parlamento europeo, per voce di alcuni eurodeputati sensibili all’argomento, ha chiarito che ‘la proposta di vietare prodotti monouso come cannucce e posate è la benvenuta, così come gli obiettivi di riduzione per contenitori di alimenti e bicchieri di plastica. Ciò che invece manca è un’azione concreta sulle sostanze chimiche pericolose, presenti in molti oggetti di plastica.’
Le Istituzioni nazionali dovrebbero infine trarre una lezione dal caso italiano dei ‘sacchetti ortofrutta a pagamento’. Una polemica scaturita pochi mesi fa, sotto il precedente governo, che si sarebbe potuto evitare con un’adeguata campagna d’informazione.
La tutela dell’ambiente è infatti primariamente legata alle abitudini quotidiane dei cittadini, ai quali dovrebbero venire destinate apposite campagne di educazione al rispetto della natura. Per la riduzione degli sprechi ma anche per la corretta gestione dei rifiuti, a loro volta oggetto di un’importante riforma europea (il c.d. pacchetto economia circolare).
Dario Dongo
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.