Il recente rapporto di iPES FOOD ‘Food from somewhere’ dimostra come i mercati territoriali rappresentino la base su cui costruire ‘food security’ e resilienza delle filiere agroalimentari. (1)
La globalizzazione di supply-chain e mercati delle commodities e dei prodotti alimentari ha infatti mostrato gravi limiti, negli ultimi anni, in termini di discontinuità e speculazioni. (2)
1) Reti alimentari locali, food security e resilienza. Il rapporto di iPES FOOD
Le reti alimentari locali comprendono mercati pubblici, cooperative, agricoltura urbana e cucine comunitarie. I ricercatori di iPES FOOD hanno esplorato l’ipotesi che queste reti possano costituire una valida alternativa alla globalizzazione,
in molti Paesi e regioni. Per contribuire in modo decisivo a:
-food security. Vale a dire, la disponibilità di alimenti sicuri ed equilibrati, dal punto di vista nutrizionale, nelle quantità e varietà necessarie a garantire la salute e il benessere delle popolazioni (#SDG2)
-equità nella redistribuzione dei redditi all’interno delle catene del valore, con particolare attenzione alla sussistenza degli agricoltori e contadini, i lavoratori della terra e le comunità rurali (#SDG8)
-sostenibilità (#SDG12) e resilienza delle filiere agroalimentari, rispetto a eventi climatici e catastrofici dovuti anche a fattori antropici (i.e. conflitti, land grabbing e water grabbing, specializzazione delle colture a discapito della biodiversità, volatilità dei prezzi. #SDG13, #SDG14, #SDG15).
1.1) Metodo di analisi
L’analisi condotta da iPES FOOD sui ‘mercati territoriali’ – che hanno finora ricevuto scarsa attenzione da parte dell’accademia e della politica, al di là di vani proclama sulla ‘sovranità alimentare’ – si basa su:
-dialoghi regionali sul tema ‘mercati territoriali e trasformazione del sistema alimentare’, che hanno coinvolto stakeholders di 21 Paesi in America Latina, Stati Uniti e Canada, Asia meridionale e sudorientale, inclusi i territori indigeni;
–letteratura scientifica, rapporti della società civile e casi di studio, ivi inclusi i lavori realizzati in ambito della Alliance for Food Sovereignty in Africa (AFSA).
2) Food security e resilienza, la sfida del secolo
I rapporti SOFI (The State of Food and Agriculture) 2023, 2024 mostrano come i Sustainable Development Goals 1 (End Poverty) e 2 (Zero Hunger) siano sempre più distanti rispetto agli obiettivi inseriti in Agenda 2030 dall’Assemblea delle Nazioni Unite.
La dipendenza dai mercati alimentari globali ha aggravato e reso sistemiche le ripetute crisi di food security, proprio in quanto influenzate dai monopolisti dei mezzi di produzione e dei mercati delle commodities (2,3). In assenza tra l’altro, come si è visto, di politiche in grado di prevenire o mitigare gli effetti delle crisi stesse. (4)
La resilienza dei sistemi alimentari è a sua volta un concetto complesso che iPES FOOD prova a caratterizzare tramite tre categorie di attributi:
-mezzi di vita sostenibili, comunità e culture (equità e coesione sociale, cultura e accesso al cibo locale)
-ambienti resilienti (integrità ecologica e biodiversità)
-adattamento agli shock (flessibilità e connettività, preparazione e adeguatezza delle risorse).
3) Oligarchie finanziarie e agricoltura industriale
Le catene del valore dominate dalle oligarchie finanziarie sono basate su un modello di agricoltura industriale, con straordinaria concentrazione e una crescente dipendenza dalle tecnologie (e.g. biotecnologie e Artificial Intelligence, AI). L’1% delle aziende agricole controlla il 70% delle terre coltivabili, il 90% degli input produttivi e dei mercati delle commodities (2,5). Nondimeno:
-le filiere agroindustriali contribuiscono al fabbisogno alimentare della popolazione mondiale in quota del 30% circa, poiché la gran parte delle colture sono destinate alle produzioni di mangimi e biocombustibili
-il 70% del cibo prodotto sul pianeta (e così, la food security) ancora dipende dell’agricoltura contadina e le comunità rurali, ancora in attesa del concreto riconoscimento dei loro diritti proclamati dall’Assemblea delle Nazioni Unite (UNDROP, United Nations Declaration on the Rights of Peasants and Other People Working in Rural Areas). (6)
3.1) Implicazioni
Il potere delle Corporations riduce l’autonomia dei produttori e crea disuguaglianze, sfruttando i lavoratori e limitando l’accesso alle risorse. L’introduzione delle biotecnologie e dell’AI introduce ulteriori sfide di governance e trasparenza.
Il modello agroindustriale basato su monocolture e agrochimica a sua volta continua a minacciare l’integrità ecologica e la biodiversità, aumentando la vulnerabilità ai cambiamenti climatici.
I mercati globalizzati basati su logiche ‘just-in-time’ a loro volta risultano particolarmente vulnerabili agli shock globali (i.e. pandemie, crisi geopolitiche) che possono innescare interruzioni improvvise degli approvvigionamenti e speculazioni incontrollate, come pure si è visto (7,2).
4) Mercati Territoriali
Le criticità evidenziate nel modello finanziario agroindustriale globalizzato inducono i ricercatori di iPES FOOD a rivalutare i metodi alternativi di produzione e distribuzione del cibo, in un’ottica di resilienza. Con attenzione ai mercati territoriali, i quali includono:
-reti alimentari locali o regionali di prossimità, basate sul modello della filiera corta (8)
-spazi basati su fiducia, equità e solidarietà tra produttori e consumatori
-mercati che coinvolgono piccoli produttori, caratterizzati da diversità e autonomia
-mercati multifunzionali con componenti sociali, culturali, spirituali ed economiche
-sistemi che integrano componenti formali e informali.
Le politiche mainstream continuano peraltro a privilegiare gli interessi monopolistici delle Corporations, ‘from farm to fork’, (9) a discapito dei sistemi di produzione e distribuzione alimentare diffusa. A seguire, sintesi dell’analisi di iPES FOOD sui mercati territoriali e le loro sinergie.
4.1) Canali di vendita dei prodotti locali
I canali di vendita dei prodotti locali sono diversi:
-mercati pubblici, ove spesso partecipano gli stessi produttori per la vendita diretta ai consumatori. Fondamentali (e impareggiabili) per i prodotti freschi come l’ortofrutta la cui vendita su questo canale è tuttora significativa in molti paesi del Sud Globale (i.e. Kenya, Messico, 50% circa sul totale vendite di settore);
-i mercati all’ingrosso sono a loro volta cruciali per la distribuzione regionale di prodotti freschi (200 milioni di tonnellate/giorno, nel mondo). In America Latina e nei Caraibi fino al 70-80% di frutta e verdura passa attraverso questi mercati che sfidano il dominio delle Corporations nonostante le minacce di privatizzazioni e carenza di investimenti;
-mercati informali e venditori ambulanti (spesso donne), nel Sud Globale, offrono una gran varietà di alimenti (anche ‘ready-to-eat’) a circa 2,5 miliardi di persone ogni giorno. Questo canale esprime una fonte di occupazione significativa, se pure spesso in assenza di supporto e regolamentazione;
-supermercati. Alcuni supermercati, sebbene legati a grandi investitori, offrono prodotti locali. Un esempio molto positivo è offerto dal programma Landmarkt nello Stato dell’Hessen, in Germania, che favorisce l’accesso dei produttori locali alla distribuzione sia tradizionale che moderna, garantendo al contempo la trasparenza ed equità nella catena del valore (ove i venditori trattengono una quota fissa pari al 20% sul prezzo finale del prodotto). (10)
4.2) Vendite dirette
Le vendite dirette in azienda agricola sono il metodo più popolare di vendita diretta in USA, pur esprimendo una quota minimale (<0,4%) rispetto alle vendite alimentari del retail. Molto interessante in Olanda è l’esempio dei Landwinkels Country Shops, una cooperativa auto-finanziata che gestisce con successo 89 negozi contadini per la vendita diretta dei prodotti delle aziende agricole locali cooperanti. (11)
Community Supported Agriculture (CSA) è un modello in grande espansione. I consumatori acquistano una quota anticipata del raccolto, fornendo un reddito garantito e condividendo i rischi dei produttori. L’origine della CSA – ora diffusa in tutto il mondo – è attribuita al movimento giapponese teikei, negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso. (12) Solo in Europa nel 2015 si registravano oltre 6.000 iniziative, a servizio di un milione di persone. (13)
Le vendite digitali, se pure dominate dai colossi globali e i retailers nazionali, hanno registrato una crescita esponenziale nel settore alimentare. E iniziano a emergere occasioni sia di online marketplace, sia di ecommerce (anche tramite social network) che collegano direttamente produttori e consumatori. Emancipandosi dalla ‘gig economy’ anche per le consegne, così da remunerare meglio i ‘riders’.
4.3) Mercati all’ingrosso
I food hubs’ si iniziano ad affermare in USA, ove sono già più di 400, per aggregare e distribuire anche all’ingrosso di prodotti alimentari locali. La maggior parte di essi è organizzata tramite cooperative di lavoratori o agricoltori, senza scopo di lucro.
Le cooperative permettono ai piccoli produttori di aggregare risorse,stabilire prezzi collettivi e gestire l’offerta con risultati molto variabili da un Paese all’altro. Dagli ottimi esempi di Argentina (Unión de Trabajadores de la Tierra, con 150 punti vendita di alimenti bio) e Brasile (O Circuito, Rede Ecovida de Agroecologia) a quelli meno felici in Europa. (14)
I negozi tradizionali hanno purtroppo un ruolo marginale in tutti i Paesi ove si è affermata la distribuzione moderna. Altre imprese come ristoranti e mense indipendenti si riforniscono anche presso i produttori locali, grazie a chef che promuovono prodotti e ricette del territorio.
4.4) Iniziative pubbliche
Resistono alle riforme liberiste alcuni favorevoli esempi di iniziative statali, quali:
-i Mandi, in India. Mercati pubblici ove i contadini vendono a intermediari registrati e ricevono un Minimum Support Price per alcuni prodotti;
-sempre in India, i sistemi di distribuzione pubblica di frumento e riso, in via di espansione verso una maggior varietà di derrate, raggiungono 800 milioni di persone;
-il sistema di gestione dell’offerta avviato in Canada negli anni ‘60 del secolo scorso nei settori di latticini, pollame, uova tuttora regola i volumi di produzione e import, in modo da garantire la stabilità dei prezzi a produttori e consumatori; (15)
-gli approvvigionamenti pubblici per scuole, università, uffici governativi, prigioni, ospedali, come pure per la distribuzione ai bisognosi, generano a loro volta opportunità significative per i mercati territoriali. Acquisti per US$ 1,1 miliardi/anno in 71 città, nell’ambito del Good Food Purchasing Program (USA), oltre US$ 600 milioni/anni nei programmi brasiliani ove i prodotti da agroecologia ricevono un premio supplementare (+30%).
4.5) Agricoltura urbana e periurbana
Agricoltura urbana e periurbana hanno un ruolo cruciale nella produzione e resilienza alimentare, tenuto conto della rapida urbanizzazione in atto a livello planetario. (16)
FAO stima che già ora l’agricoltura urbana e periurbana coinvolgano più di un miliardo di persone nel mondo. Fino al 50% degli abitanti in America Latina, il 40% in Africa.
4.6) Iniziative collettive solidali
Alcune iniziative collettive solidali di natura privata sono altresì degne di attenzione. Il rapporto iPES FOOD non riferisce le esperienze di lunga data dei GAS (Gruppi di Acquisto Solidale) in Italia – ancora poco conosciute e studiate, a livello internazionale – ma ad altre simili esperienze, come quelle di:
-‘foyers à alimentation positive’, in alcune regioni della Francia, ove gruppi di consumatori e famiglie si riuniscono, con il supporto di esperti della nutrizione, per comprendere il valore delle produzioni bio e del l’agroecologia. Organizzando visite e acquisti collettivi diretti presso i produttori (17)
-cooperative di acquisto e piattaforme come Chao Zhuang Shi Chang, in Cina, che collegano direttamente i consumatori ai produttori tramite WeChat, con pagamenti mensili anticipati senza intermediari che garantiscono i redditi dei piccoli agricoltori. (11)
5) Mercati territoriali, i vantaggi
I vantaggi dei mercati territoriali sono numerosi:
-i consumatori vengono protetti dalla volatilità dei listini globali e possono accedere a cibi freschi, necessari a comporre diete salutari, a prezzi negoziabili e ben inferiori a quelli dei supermercati (fino a -125%, in Africa, su identici prodotti);
-l’accesso al cibo necessario viene altresì garantito attraverso misure di supporto pubbliche, private e cooperative. Voucher, coupon nutrizionali, prescrizioni di cibo salutare ma anche schemi di prezzi garantiti;
-i contadini e piccoli produttori ricavano un reddito più dignitoso con le vendite dirette, rispetto alla vendita ai grandi commercianti e altri operatori;
-la circolazione di prodotti locali permette ai contadini di preservare la biodiversità e l’agroecologia, nel rispetto di natura e tradizioni;
-la vendita di prodotti non conformi agli standard commerciali richiesti dai supermercati consente di ridurre gli sprechi alimentari, oltre alle distanze dei trasporti delle merci;
-la partecipazione di donne, giovani e comunità marginalizzate, seppure spesso in condizioni lavorative precarie, contribuisce alla loro inclusione
6) Barriere al progresso
Le disuguaglianze sistemiche ostacolano la crescita dei mercati territoriali, specialmente per i gruppi marginalizzati. Chiusure e sfratti, anche sulla base di standard ufficiali di igiene spesso applicati in modo selettivo e influenzati da speculazioni immobiliari, sono all’ordine del giorno.
I poteri economici e politici favoriscono intermediari e ‘mafie dei prodotti’ che creano barriere di accesso e colpiscono in modo sproporzionato le donne e i gruppi vulnerabili, ivi inclusi i contadini, che spesso operano in condizioni precarie e prive di protezioni sociali nei mercati informali.
Le tecnologie digitali d’altra parte, come già annotato da FAO (2018), possono generare nuove opportunità per gli attori del mercato territoriale. (18) A condizione di ridurre il digital divide e rendere perciò accessibili a tutti i protagonisti dei mercati territoriali strumenti di facile utilizzo.
6.1) Scarsità di infrastrutture e finanziamenti
La mancanza di infrastrutture adeguate (per la trasformazione, lo stoccaggio e il trasporto) e di finanziamenti è tuttora uno dei principali ostacoli allo sviluppo dei mercati territoriali:
-i piccoli agricoltori, allorché privi di capacità di trasformare i loro prodotti, hanno difficoltà ad accedere alle forniture pubbliche e sono spesso costretti a vendere i loro prodotti a prezzi bassi, in occasione dei surplus stagionali;
-il 70% delle esigenze di finanziamenti e di credito dei contadini e piccoli produttori rimane insoddisfatto;
-i mercati informali sono spesso privi di servizi di base (i.e. acqua, strutture igieniche);
-la pianificazione urbana e rurale spesso ignora i bisogni dei mercati locali, sottovalutando l’agricoltura urbana e periurbana.
7) Soluzioni possibili
L’agroecologia – in quanto capace di migliorare la resilienza alimentare, incontrare le aspettative dei consumatori e bilanciare le relazioni di potere nei sistemi alimentari – viene identificata come la via da seguire per promuovere i mercati territoriali e generare impatti sociali, ecologici e di food security.
I finanziamenti sono essenziali a coprire le esigenze di:
-sussidi, crediti e assicurazioni per piccoli produttori e gruppi vulnerabili
-infrastrutture appropriate per stoccaggio e trasporto, soprattutto nelle aree rurali
-programmi di formazione per la fornitura, lavorazione, trasformazione e commercializzazione
-informazione e programmazione rurale, per facilitare l’accesso ai mercati e promuovere le connessioni tra aree urbane e rurali
-supporto alle infrastrutture sociali per una governance inclusiva, promuovendo la certificazione comunitaria e la collaborazione tra attori del sistema alimentare.
Le risorse possono venire recuperate mediante:
-redistribuzione di sussidi agricoli e i fondi climatici verso sistemi locali e diversificati
-imposte su utili straordinari e tasse sul junk-food (19)
-strumenti innovativi di finanziamento filantropico per l’agroecologia. (20)
8) Riforme e governance, conclusioni
L’autenticità dei mercati pubblici e tradizionali, territoriali e contadini – in quanto spazi cruciali per la nutrizione di miliardi di persone – dovrebbe venire garantita con apposite regole, per preservare l’agroecologia e prevenire l’intrusione delle Corporations.
Le autorità di vigilanza sui mercati (antitrust) dovrebbero intervenire sulla concentrazione aggregata dei monopolisti che dominano il mercato globale degli input in agricoltura e delle commodities alimentari, minacciando la resilienza alimentare (3,5).
L’innovazione sociale dovrebbe venire guidata dalle basi, tramite la formazione di hub alimentari non-profit o comunque sistemi di governance partecipativi e inclusivi. Affinché i sistemi alimentari territoriali improntati all’agroecologia vengano riconosciuti e vissuti da tutti come un patrimonio collettivo ed essenziale.
Dario Dongo e Iudita Sampalean
Note
(1) iPES-Food. Food From Somewhere – Building food security and resilience through territorial markets. Report. July 2024 https://t.ly/NYJ53
(2) Marta Strinati. Aumento dei prezzi e crisi alimentare in tempo di guerra. Retroscena nel rapporto iPES FOOD. GIFT (Great Italian Food Trade). 10.5.22
(3) Dario Dongo. I tentacoli della finanza sulla sovranità alimentare e il nostro cibo. GIFT (Great Italian Food Trade). 31.3.24
(4) Dario Dongo. Da Farm to Fork a Farm to War, l’appello della scienza per una strategia alimentare resiliente. GIFT (Great Italian Food Trade). 22.3.22
(5) Dario Dongo. Monopoli sulle commodities, Bunge – Viterra. GIFT (Great Italian Food Trade). 16.9.24
(6) Dario Dongo. Diritti dei contadini, Dichiarazione ONU. GIFT (Great Italian Food Trade). 23.11.18
(7) Dario Dongo, Elena Bosani. Filiera alimentare, la pandemia non frena lo sfruttamento dei contadini. Rapporto Oxfam. GIFT (Great Italian Food Trade). 11.7.21
(8) Dario Dongo. Filiera corta, concetti e valori. GIFT (Great Italian Food Trade). 27.9.19
(9) Alcuni esempi di politiche agroalimentari UE guidate dalle oligarchie finanziarie nei precedenti articoli:
-Marta Strinati. PAC post-2022, il fallimento della transizione ecologica in agricoltura. GIFT (Great Italian Food Trade). 24.11.21
-Dario Dongo, Alessandra Mei. Nuovi OGM e scambio di semi, la vergogna. GIFT (Great Italian Food Trade). 1.5.24
-Dario Dongo. Pace, Terra e Dignità. Il nostro movimento alle elezioni europee 2024. GIFT (Great Italian Food Trade). 14.3.24
(10) Landmarkt https://landmarkt.hessische-direktvermarkter.de/
(11) van der Ploeg, J.D., Ye, J. & Schneider, S. (2022). Reading markets politically: on the transformativity and relevance of peasant markets. The Journal of Peasant Studies. https://doi.org/10.1080/03066150.2021.2020258
(12) Kondo, C. (2021). Re-energizing Japan’s teikei movement: Understanding intergenerational transitions of diverse economies. Journal of Agriculture, Food Systems, and Community Development, 10(4), 103-121. https://doi.org/10.5304/jafscd.2021.104.031
(13) European CSA Research Group. Overview of Community Supported Agriculture in Europe. ISBN: 976-2-9551195-5-6. https://t.ly/N_vem
(14) Dario Dongo. Addio frutta italiana. La crisi, e la soluzione. GIFT (Great Italian Food Trade). 17.4.24
(15) Supply management. National Farmers Union, Canada https://t.ly/N59L6
(16) Dario Dongo. Il mondo nel 2050, trasformazioni necessarie. GIFT (Great Italian Food Trade). 4.11.18
(17) Foyers à alimentation positive https://t.ly/6Dpi2
(18) Dario Dongo, Andrea Adelmo Della Penna. Blockchain, le opportunità per la filiera agroalimentare e quella biologica. GIFT (Great Italian Food Trade). 1.11.20
(19) Dario Dongo. Politiche fiscali per una nutrizione equilibrata, le raccomandazioni di WHO. GIFT (Great Italian Food Trade). 4.7.24
(20) Dario Dongo, Alessandra Mei. I grandi filantropi guardano all’agroecologia. GIFT (Great Italian Food Trade). 14.13.23
(21) Dario Dongo, Marina De Nobili. Trasparenza nella catena del valore, lavori in corso. GIFT (Great Italian Food Trade). 23.3.19
(22) Marta Strinati. Agroecologia, 6 sistemi a confronto. I vantaggi del bio per gli agricoltori. Analisi. GIFT (Great Italian Food Trade). 30.8.20