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End the Cage Age, 1,5 milioni di firme contro le gabbie in allevamento

Sono 1,5 milioni le firme dei cittadini europei contro l’uso di gabbie negli allevamenti animali. L’iniziativa End the Cage Age si è conclusa l’11.9.19, dopo un anno di campagna.

La parola alla Commissione europea

La petizione End the Cage Age, sostenuta da oltre 170 organizzazioni in tutta Europa, chiede un intervento della Commissione europea per migliorare il benessere degli animali di allevamento. Anzitutto, superando la costrizione in piccole gabbie sovraffollate che impediscono agli animali di muoversi.

Le gabbie sono tuttora diffuse nell’allevamento di galline ovaiole. Ancora circa 200 milioni di chiocce sono mantenute in gabbia, nell’Europa unita, sebbene le alternative non manchino. A partire dal sistema di allevamento biologico ove le gabbie sono vietate, come si è visto. Ma anche nei casi, citati in etichetta delle uova, di ‘allevamento a terra’ o ‘da allevamento all’aperto’. Magari pure ‘senza antibiotici’.

Anche i conigli – circa 120 milioni in Europa – sono allevati in piccole gabbie. E la stessa sorte tocca ai circa 12 milioni di scrofe, riferisce CIWF Italia.

Qualcosa si muove

Il divieto di allevare animali in gabbia è già realtà in alcuni Paesi europei. La Svezia ha già bandito l’impiego di questo metodo per le scrofe. Mentre nel Regno Unito il divieto vale per il soloperiodo della gestazione, non anche per l’allattamento.

Per le galline ovaiole, invece, il ricorso alle gabbie è già vietato in Lussemburgo. Seguiranno Austria e Germania, rispettivamente nel 2020 e 2025.

L’ampia adesione dei cittadini europei alla petizione di End the Cage Age – oltre 95mila firme in Italia – costringe la Commissione europea ad esaminare la petizione. ‘L’opinione pubblica è ampiamente a favore di un miglioramento del benessere degli animali allevati. Il 94% della popolazione europea considera la tutela del benessere degli animali negli allevamenti una questione di fondamentale importanza e l’82% invoca una migliore protezione degli animali allevati‘, commenta il CIWF Italia.

#Égalité

Marta Strinati e Dario Dongo 

Note

Tra le 170 organizzazioni, 20 sono italiane. Ne fanno parte Animal Law, Animal aid, Animal Equality, CIWF Italia Onlus, Lega Nazionale Difesa del Cane, Legambiente, Amici della Terra, Il Fatto Alimentare, Terra Nuova, Slow Food, Confconsumatori, Lega per l’abolizione della caccia, Jane Goodall Institute, Terra! Onlus, Animalisti Italiani, ENPA, LAV, Partito animalista, LEIDAA, OIPA, LUMEN.

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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