Le alghe aggiunte alla dieta dei bovini riducono del 99% le emissioni di metano.
Un’alga rossa australiana capace di ridurre significativamente le emissioni di metano dalle vacche. All’orizzonte la soluzione al problema legato alla produzione del gas capace di aumentare drasticamente l’effetto serra contribuendo a surriscaldare la terra e che è prodotto in gran quantità dalla digestione degli animali, soprattutto i ruminanti. Sotto la guida del professore di acquacoltura Rocky De Nys, i ricercatori hanno scoperto che l’aggiunta di meno del 2% di alghe secche alla dieta di una mucca può ridurre le emissioni di metano del 99%.
Lo studio australiano
Lo studio è stato condotto da ricercatori della James Cook University nel Queensland, in Australia, in collaborazione con la Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization (CSIRO), un’agenzia di ricerca federale australiana.
Numeri da capogiro sulle quantità di metano rilasciate dalle vacche, considerando che al momento ci sono da 1,3 a 1,5 miliardi di ruminanti che vagano per il pianeta.
Il metano è circa 25 volte più potente dell’anidride carbonica in un periodo di 100 anni, e una singola vacca rilascia tra 70 e 120 chilogrammi di metano all’anno. Il gas proveniente dalle mucche rappresenta il 26% delle emissioni totali di metano degli Stati Uniti, Paese che è solo il quarto produttore al mondo di bovini, dietro a Cina, Brasile e India.
L’esperimento di un allevatore
I ricercatori hanno iniziato a studiare il potenziale effetto delle alghe sulle mucche nel 2005, quando un allevatore di latte di nome Joe Dorgan ha inavvertitamente condotto un esperimento sulla sua mandria a Prince Edward Island, in Canada. Dorgan notò che le mucche che pascolavano sulle alghe lungo la riva erano più sane e più produttive di quelle rimaste sul campo. Cominciò a nutrire le sue mucche con una miscela di alghe marine sradicate dalla tempesta e trovò che la nuova dieta gli permetteva di risparmiare denaro e induceva “calori più marcati” e una attività riproduttiva più lunga.
Le alghe nella storia
Le proprietà benefiche delle alghe negli animali da allevamento erano note ai greci che utilizzavano questa pratica già nel 100 a.C. Ci sono anche testimonianze di agricoltori islandesi che usano alghe per mantenere il bestiame sano e produrre maggiori quantità di latte.
Uno studio del 2014 condotto dai ricercatori canadesi Rob Kinley e Alan Fredeen ha confermato i risultati dell’esperimento di Dorgan e ha inoltre rilevato che ‘l’alimentazione con alghe e prodotti macroalgali ha dimostrato di ridurre l’emissione di metano intestinale dalla fermentazione del rumine‘.
Test in vitro
Kinley si è unito a De Nys in Australia due anni dopo per condurre ulteriori test in vitro. I due ricercatori hanno testato 20 diverse specie di alghe su batteri trovati nello stomaco delle vacche scoprendo che le stesse riducevano la produzione di metano fino al 50%, a seconda della quantità somministrata. Ma la riduzione del metano a livelli notevoli richiedeva alte dosi di alghe, quasi il 20 per cento in peso del campione. Tutto questo rendeva difficoltoso l’impiego di una alta percentuale di alghe al di fuori del laboratorio con effetti negativi sul metabolismo della digestione della mucca.
L’alga Asparagopsis Taxiformis
Quando i ricercatori hanno testato una specie di alghe rosse chiamata Asparagopsis taxiformis che cresce al largo delle coste del Queensland, in Australia, hanno scoperto che riduceva la produzione di metano di oltre il 99% in laboratorio. Inoltre, richiedeva una dose inferiore al 2% per funzionare efficacemente. Dopo la digestione, Asparagopsis produce un composto chiamato Bromoform (CHBR3), che interagisce con gli enzimi negli stomaci dei ruminanti e blocca il ciclo di produzione di metano prima che il gas venga rilasciato nell’atmosfera.
La svolta
Nel 2011, Dorgan ha venduto il suo caseificio per dedicarsi a tempo pieno alla produzione di mangime per vacche infuso con alghe. La società di cui è parte, la North Atlantic Organics, utilizza metodi tradizionali di produzione di alghe: la raccolta manuale e l’essiccazione solare per ridurre la sua impronta di carbonio e garantire che il prodotto finale sia privo di additivi.
Restano da superare importanti ostacoli prima che la tecnica possa essere implementata su scala industriale. Il primo: la maggior parte delle attività lattiero-casearie e bovine nel paese dei canguri si trovano nell’entroterra, lontano dal mare dove ci sono le alghe. Secondo: è necessario produrre abbastanza Asparagopsis. Per nutrire il 10% dei bovini da latte dell’Australia servirebbero più di 15mila ettari di allevamenti di alghe marine. La raccolta spontanea potrebbe funzionare su base agricola, ma la pratica diventa irrealizzabile su larga scala.
‘La principale barriera all’impiego dell’Asparagopsis taxiformis? Avere abbastanza alghe per nutrire milioni di mucche‘, ha detto Kinley in un’intervista rilasciata all’ABC, la principale società pubblica di diffusione radio-televisiva australiana, interamente finanziata dal Governo Federale.
Antonio Gattulli
Medico veterinario e giornalista. Specialista in ispezione degli alimenti di origine animale