L’agricoltura bio rappresenta l’unica pratica davvero in grado di rispettare gli ecosistemi e il benessere animale, nonché garantire l’equa remunerazione dei produttori.
Un recente studio svedese, su Global Food Security, dimostra come il sistema biologico possa anche assolvere agli obiettivi di food security, aumentare la resilienza del sistema agricolo e consentire un’evoluzione strategica dell’impresa. (1) Analisi e riflessioni.
Agricoltura bio, sostenibilità e resilienza
I ricercatori dell’Università di Uppsala e dello Stockholm Resilience Center hanno sviluppato un approccio innovativo per valutare la sostenibilità di un’impresa agricola nella prospettiva più ampia del suo contributo al sistema e alla food security. Utilizzando una serie di indicatori che include:
– impatto sul clima (Life-Cycle Assessment, LCA),
– sicurezza degli approvvigionamenti alimentari, che aumenta con la rotazione e diversificazione delle colture di derrate con destino alimentare umano,
– resilienza delle aziende agricole. Laddove la diversità nei prodotti e nelle relazioni può tamponare gli shock legati al tempo e al mercato.
Lo studio ha rilevato gli apprezzabili progressi sui citati indicatori, in un lustro di attività (2015-2019) di una azienda agricola svedese già da dieci anni (1995) convertita al bio. Con una SAU (superficie agricola utilizzata) di 67 ettari nel 2015, aumentata fino a raggiungere i 100 nel 2019.
Food security e resa dei terreni
La Food security – vale a dire, la sicurezza degli approvvigionamenti alimentari per tutti gli esseri umani – è in cima ai Sustainable Development Goals (SDGs) in Agenda ONU 2030 (#SDG2, End Global Hunger). L’obiettivo è offuscato dalla questione degli sprechi alimentari, che gli Stati membri UE ancora stentano a calcolare.
La resa dei terreni è dunque la questione basilare. È indispensabile garantire che ogni ettaro di terreno coltivato possa fornire, in media, il cibo necessario a 5 persone. 7 miliardi di persone possono venire nutrite da 1,5 miliardi di ha di SAU. (2). Ma la popolazione globale raggiungerà i 10,5 miliardi di persone (TWI2050, ONU). È perciò indispensabile aumentare le rese dei terreni in agricoltura.
Aumento delle rese in agricoltura bio
Aumentare le rese in agricoltura biologica è possibile, secondo i ricercatori svedesi. Ed è anzi più facile, preservando l’integrità dei suoli anziché devastarli con pesticidi e altri agrotossici, come ha dimostrato un ampio studio francese sull’agroecologia in Europa (IDDRI, 2019). (3) Oltre a garantire una migliore retribuzione di agricoltori e allevatori, come pure dimostrato in Francia. (4)
L’azienda agricola svedese oggetto dello studio in esame ha incrementato la resa per ettaro dei terreni diversificando le colture:
– nel 2015, i 67 ha dell’azienda erano destinati in prevalenza ad allevamento di pecore e agnelli, nonché alla coltivazione di grano tenero,
– nei cinque anni successivi sono state introdotte nuove varietà di cereali (avena, grano saraceno, segale) e legumi (piselli grigi e fagioli comuni), piccoli gruppi di bovini e suini autoctoni, galline ovaiole.
Resilienza e redditività di lungo termine
La resilienza in agricoltura esprime la capacità di valutare per tempo i possibili rischi di avversità ambientali (eventi climatici, fitopatologie, zooonosi) e mercantili, e adottare procedure in grado di mitigarne gli effetti negativi. In una strategia di lungo periodo che nessuna polizza assicurativa potrà mai coprire:
– la diversificazione delle produzioni, nel caso in esame, ha consentito di incrementare la redditività in termini economici e quantitativi, nonostante la variabilità delle rese per coltura e annualità.
– input biologici innovativi come alghe, microalghe, tannini, grazie alla capacità di rafforzare il microbiota di piante e animali, hanno dimostrato straordinari contributi alla resilienza in agricoltura e allevamento. (5) Le micorrize si sono rivelate utili addirittura nel contrastare gli effetti di Xylella F. sulle piante di olivo in Puglia. (6) E la zeolite, che proprio nella variante estratta in Maremma ha lo scambio cationico più elevato al mondo, è prezioso alleato nella fertilità dei terreni.
Diversificazione di prodotti e mercati
La diversificazione, nell’impresa agricola svedese, ha anche permesso di arginare i danni legati alla siccità (che nel 2018 ha colpito la produzione di avena) e all’invasione infestante di uccelli (che nel 2019 ha depredato le coltivazioni di legumi). La maggiore resistenza delle colture autoctone (segale) e la crescente redditività delle nuove produzioni hanno consentito infatti di conseguire risultati non solo positivi, ma anche in crescita. L’integrazione di colture ad alto rendimento e varietà autoctone, nella prospettiva di lungo termine, consente di bilanciare le maggiori rese delle prime con la maggiore affidabilità delle seconde.
La più vasta offerta di prodotti (da 5 a 12) ha permesso all’azienda svedese di differenziare la clientela e così le fonti dei ricavi. Al di là dei finanziamenti PAC (33% dei ricavi nel 2015, poi scesi al 25%), l’impresa si riferiva da principio a un macello e in via marginale ai consumatori (solo per pelli e lana). Negli anni successivi il mercato si è esteso a distribuzione tradizionale e HoReCa, un’industria alimentare (20% dei ricavi) e varie aziende locali. Le vendite dirette hanno raggiunto il 35% del reddito, ed è stata sospesa la relazione commerciale con il macello. Volumi con l’industria, valore aggiunto con dettaglianti e vendite dirette.
Relazioni di qualità, comunità
L’evoluzione culturale dell’impresa agricola bio ha stimolato l’avvio di attività di servizi. Un ristorante interno e un’area dedicata a formazione e riunioni hanno favorito l’incontro dapprima con i clienti commerciali e i consumatori finali, poi anche con agricoltori, ONG, accademia. In una logica di rete ove una ‘azienda sostenibile del futuro’ è divenuta il crocevia di incontri e condivisioni, in un contesto di comunità. Proprio come in Italia si fa con il Vazapp’. (7)
‘We see ourselves as biosphere stewards with ecosystem services as our primary product’
Le relazioni con il macello e intermediari sono state viceversa interrotte poiché non più necessarie né coerenti con l’esigenza di vedere riconosciuto l’effettivo valore delle produzioni. In una strategia che ha permesso di sottrarsi alla ‘droga del prezzo’ basata invece sul presupposto, ormai falso, della sostituibilità di prodotti qualificati come mere commodities.
Rivoluzione bio, limiti e prospettive
La rivoluzione bio nella quale chi scrive crede fortemente – in linea con il Manifesto del Bio 2030, presentato al SANA 2019 (8) – è possibile ma deve fare i conti con la realtà. I ricercatori svedesi evidenziano come la laboriosità di tante microaziende biologiche, specialistiche e isolate, non possa rispondere all’esigenza di fornire cibo sufficiente alla popolazione mondiale. Bisogna perciò superare la visione locale e porre le basi per uno sviluppo sostenibile diffuso in termini di energia commestibile prodotta, impatto ambientale e risultato (socio-)economico.
In altre parole, aggiungiamo noi, la filiera corta deve uscire dalla nicchia e raggiungere il mainstream. Vale a dire che i prodotti devono essere accessibili a tutti e per tutte le tasche. Servono quindi:
– mercati pubblici per la vendita diretta, svincolati dai vincoli associativi (es. Coldiretti). (9) Laddove alla disintermediazione commerciale deve corrispondere un prezzo accessibile delle merci, in ottica win-win,
– consegne a domicilio, anche attraverso groupage in magazzini dislocati capillarmente sui territori (es. dark supermarket, privi di negozio),
– servizi (es. IV gamma e V gamma, previa esclusione delle microimprese dai requisiti stabiliti solo in Italia), (10)
– distribuzione in GDO e food service, con assoluto divieto di pratiche commerciali sleali, (11)
– solidarietà. Bisogna seguire l’esempio di AlterBanc e dei i membri, in Catalogna. (12) Fornitura di cibi buoni e giusti ai banchi alimentari, cooperazione e terzo settore. E alla spesa sociale si può aggiungere la ‘spesa sospesa’, sulla scia del caffè sospeso di Napoli,
– trasparenza. In un rapporto di fiducia 4.0, una blockchain pubblica popolare può garantire la coerenza del sistema, anche nella equa redistribuzione del valore che nasce e si radica nella produzione primaria. (13)
Relazioni di filiera
L’industria di trasformazione può a sua volta partecipare alla rivoluzione bio, quale migliore espressione della ‘sostenibilità di filiera’ che sta al cuore degli SDGs (Mazzuccato et al., 2019). (14) I consumAttori europei hanno finalmente compreso il valore cruciale della qualità delle materie prime che si esprime in:
– non utilizzo di pesticidi e altri agrotossici in agricoltura, in cima alla lista delle ‘paure nel piatto’ in UE, (15) assieme a
– antibiotici in allevamento, che oggi è possibile e necessario eliminare, (16) nel contesto di una garanzia su
– origine ed equa remunerazione della produzione agricola primaria.
Allineare i valori e gli obiettivi tra i protagonisti della filiera from farm to fork, sottolineano i ricercatori svedesi, è la chiave di volta per la necessaria evoluzione del mercato. Da stimolare anche attraverso influencer sui social network aziendali. L’informazione trasparente sulla catena del valore attraverso un sistema di blockchain pubblica, come rilevato da FAO, può a sua volta garantire l’equa remunerazione dei contadini (17,18). L’azienda agricola svedese a partire dal 2016 ha avviato la collaborazione con una grande industria produttrice di bevande vegetali che ha consentito tra l’altro il suo coinvolgimento in un progetto di marketing di prodotti special edition.
Sfide da affrontare
La ricerca svedese evidenzia le ulteriori sfide da affrontare, di particolare rilievo anche per la filiera biologica italiana che spicca in UE per il numero di operatori ma è ancora indietro sulla quota di SAU (Superficie Agricola Utilizzata) dedicata al bio. Il 15,2% dei terreni agricoli sono bio nel Bel Paese, il 20,4% in Svezia. (19) E dunque:
– formazione. L’impresa agricola oggetto di studio ha personale con livello di istruzione elevato, in ambito agricolo ma anche di gestione e marketing. Apprendimento continuo e ricerca sono essenziali a rafforzare la capacità della azienda di affrontare l’incertezza che pervade il sistema alimentare (resilienza),
– fare rete. La specializzazione eccessiva e l’incapacità di fare rete tra agricoltori locali sono identificati come i principali ostacoli alla condivisione del cambiamento. La pluralità di colture, la varietà di specie animali e vegetali, la condivisione di progetti formativi dovrebbero invece stimolare la cooperazione tra gli attori locali (es. scambio di raccolti, mangimi, letame, semi). Rafforzando la loro missione identitaria di ‘custodi della biosfera’.
Sostegno pubblico
La Commissione europea, nella strategia Farm to Fork (f2f) presentata il 20.5.20, ha indicato l’agricoltura biologica come il parametro di riferimento per il greening, riferendo all’obiettivo che essa raggiunga il 25% della SAU nel vecchio continente entro il 2030. (20) La riforma grigio fumo della PAC imposta dalle confederazioni agricole sottomesse ai monopolisti di pesticidi e sementi (Big 4) ha tuttavia deviato i finanziamenti verso operazioni di mero greenwashing. (21)
Lo stesso esecutivo di Bruxelles ha già dichiarato il fallimento della strategia Farm to Fork, in una relazione di scenario ove si indica come il biologico in UE a malapena raggiungerà il 10%, al 2030. (22) È ora di alzare la voce nel nome degli allevatori e allevatori che davvero intendono evolvere la strategia d’impresa ma non sono evidentemente in grado di fare le nozze coi fichi secchi. Le misure di sostegno al greening non vanno deviate sul greenwashing.
Dario Dongo e Giulia Orsi
Note
(1) Röös E., Bajzelj B., Weil C., Andersson E., Bossio D., Gordon L.J. (2021). Moving beyond organic – A food system approach to assessing sustainable and resilient farming. Global Food Security, Volume 28, March 2021, Article 100487. https://doi.org/10.1016/j.gfs.2020.100487
(2) Cassidy E.S., West P.C., Gerber J.S., Foley J.A. (2013). Redefining agricultural yields: from tonnes to people nourished per hectare, Environ. Res. Lett., 8 (3), 2013, Article 034015. doi: 10.1088/1748-9326/8/3/034015
(3) Dario Dongo, Sabrina Bergamini. 10 anni di agroecologia per salvare l’Europa, lo studio IDDRI. GIFT (Great Italian Food Trade). 25.3.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/progresso-10-anni-di-agroecologia-per-salvare-l-europa-lo-studio-iddri
(4) Marta Strinati. Agroecologia, 6 sistemi a confronto. I vantaggi del bio per gli agricoltori. Analisi. GIFT (Great Italian Food Trade). 30.8.20, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/agroecologia-6-sistemi-a-confronto-i-vantaggi-del-bio-per-gli-agricoltori-analisi
(5) Dario Dongo, Andrea Adelmo Della Penna. Zootecnia, alghe e microalghe per prevenire l’uso di antibiotici. Algatan. GIFT (Great Italian Food Trade). 9.9.20, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/zootecnia-alghe-e-microalghe-per-prevenire-l-uso-di-antibiotici-algatan
(6) Dario Dongo, Marina De Nobili, Guido Cortese. Xylella Fastidiosa, la soluzione a portata di mano. GIFT (Great Italian Food Trade). 23.2.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/xylella-fastidiosa-la-soluzione-a-portata-di-mano
(7) Dario Dongo, Gianluca Mascellino. Vazapp! Hub rurale. GIFT (Great Italian Food Trade). 27.5.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/vazapp-hub-rurale
(8) Dario Dongo Sabrina Bergamini. Il Manifesto del Bio 2030. GIFT (Great Italian Food Trade). 23.2.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/speciale-farm-to-fork-la-strategia-presentata-a-bruxelles-il-20-5-20
(9) Francesca Coli, Dario Dongo. Vendita diretta, accesso ai mercati senza vincoli associativi. La pronuncia del Consiglio di Stato. FARE (Food and Agriculture Requirements). 25.1.20, https://www.foodagriculturerequirements.com/archivio-notizie/vendita-diretta-accesso-ai-mercati-senza-vincoli-associativi-la-pronuncia-del-consiglio-di-stato
(10) Per IV gamma si intende l’ortofrutta fresca, lavata, confezionata e pronta al consumo. La V gamma consiste invece in frutta e verdura cotta e ricettata, confezionata e pronta al consumo. La legge 13.5.11, n. 77 e il DM 20.6.14 di sua attuazione (in GU Serie Generale n.186 del 12-08-2014) prescrivono tuttavia requisiti di stabilimento estremamente onerosi e sproporzionati rispetto sia alle effettive esigenze sanitarie, sia alle capacità di investimento delle microimprese
(11) Dario Dongo. Pratiche commerciali sleali, la direttiva UE 2019/633. GIFT (Great Italian Food Trade). 4.5.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/pratiche-commerciali-sleali-la-direttiva-ue-2019-633
(12) Dario Dongo. AlterBanc, agroecologia e spesa sociale in Catalogna. GIFT (Great Italian Food Trade). 4.5.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/alterbanc-agroecologia-e-spesa-sociale-in-catalogna
(13) Dario Dongo. Blockchain pubblica e filiera agroalimentare, sostenibilità per chi produce e chi consuma. GIFT (Great Italian Food Trade). 28.2.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/blockchain-pubblica-e-filiera-agroalimentare-sostenibilità-per-chi-produce-e-chi-consuma
(14) Dario Dongo. SDGs, le trasformazioni doverose per la filiera alimentare. GIFT (Great Italian Food Trade). 19.9.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/sdgs-le-trasformazioni-doverose-per-la-filiera-alimentare
(15) Marta Strinati. I timori nel piatto, indagine di Eurobarometro. GIFT (Great Italian Food Trade). 14.6.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/i-timori-nel-piatto-indagine-di-eurobarometro
(16) Dario Dongo, Andrea Adelmo Della Penna. One Health e antibiotico-resistenza, una soluzione a portata di mano. GIFT (Great Italian Food Trade). 10.2.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/salute/one-health-e-antibiotico-resistenza-una-soluzione-a-portata-di-mano
(17) Mischa Tripoli, Josef Schmidhuber. (2018). Emerging opportunities for the application of blockchain in the agri-food industry. FAO (Food and Agriculture Organization), ICTSD (International Centre for Trade and Sustainable Development), http://www.fao.org/3/CA1335EN/ca1335en.pdf
(18) Dario Dongo, Andrea Adelmo Della Penna. Blockchain, le opportunità per la filiera agroalimentare e quella biologica. GIFT (Great Italian Food Trade). 1.11.20, https://www.greatitalianfoodtrade.it/innovazione/blockchain-le-opportunità-per-la-filiera-agroalimentare-e-quella-biologica
(19) Marta Strinati. Biologico, terreni coltivati e consumi in crescita. Rapporti Eurostat, ISMEA, Nielsen-AssoBio. GIFT (Great Italian Food Trade). 23.2.21 https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/biologico-terreni-coltivati-e-consumi-in-crescita-rapporti-eurostat-ismea-nielsen-assobio
(20) Dario Dongo, Marina De Nobili. Speciale Farm to Fork, la strategia presentata a Bruxelles il 20.5.20. GIFT (Great Italian Food Trade). 24.5.20, https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/speciale-farm-to-fork-la-strategia-presentata-a-bruxelles-il-20-5-20
(21) Dario Dongo, Silvia Giordanengo. Bilancio UE 2021-2027 e #NextGenerationEU, focus su sviluppo rurale e finanziamento della PAC. GIFT (Great Italian Food Trade). 3.12.20, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/bilancio-ue-2021-2027-e-nextgenerationeu-focus-su-sviluppo-rurale-e-finanziamento-della-pac
(22) Dario Dongo, Giulia Orsi. Agricoltura in UE-27, relazione di scenario 2020-2030. GIFT (Great Italian Food Trade). 12.1.21, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/agricoltura-in-ue-27-relazione-di-scenario-2020-2030