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Pet food, affari e bidoni in crescita

Zoomark, la fiera biennale su alimenti e attrezzature per animali da compagnia, conferma la buona salute economica di un settore che invece soffre di illegalità diffusa. L’occasione vale a fare il punto su un illecito ricorrente, l’evocazione grafica in etichetta di ingredienti assenti ovvero presenti in ‘dosi omeopatiche’, magari pure in forma diversa.

Una pratica fuorilegge  – come ha più volte chiarito il Ministero della Salute – che abbiamo a nostra volta rimarcato, da ultimo, nelle denunce di GIFT all’Antitrust nei confronti di ‘Affinity Petcare’ SA. Ancora in attesa di verdetto sulle suggestive etichette a marchio ‘Ultima’.

Vita da cani (e gatti), gran lustro in Italia

Zoomark – la fiera internazionale di prodotti e attrezzature per animali da compagnia, a Bologna il 6-9.5.19 (in improvvida coincidenza con Tuttofood) – è valsa a presentare la XII edizione del rapporto Assalco-Zoomark 2019. 1 a 1 è il rapporto tra gli italiani e gli animali da compagnia, 60,2 milioni quelli censiti (!). 30 milioni di pesci, 12,8 mln di uccelli, 7,3 mln di gatti, 7 mln di cani, 1,8 mln di piccoli mammiferi, 1,3 mln di rettili.

Il  pet food  in Italia nel 2018 ha registrato vendite per 2,082 miliardi di euro nei soli segmenti dei cibi per cani e gatti, +1,5% rispetto all’anno precedente (2,051). Gli alimenti per gatti dominano la scena, con il 52,3% del fatturato di settore (1,089 miliardi), seguito dai mangimi per cani (993 milioni). Si registra anche un moderato incremento dei livelli di spesa, legato all’attrazione verso prodotti ‘premium’, alimenti dietetici ed etichette ‘alla moda’. Vale a dire, spesso, frodi impunite. Dai falsi ‘mono-proteici’ ai ‘light’, ‘naturali’,  etc. (1)

L’ecommerce si conferma il canale vendita più dinamico, con crescita doppia rispetto al  retail  fisico. Eppure, proprio nelle offerte  online  si annota la maggior ricorrenza di etichette fuorilegge, addirittura carenti delle informazioni obbligatorie prescritte dalla disciplina europea vigente. (2) Denominazioni irregolari dei prodotti e dei loro componenti,  claim nutrizionali e salutistici infondati, false o carenti indicazioni delle quantità degli ingredienti evidenziati in etichetta. Il  Far West  4.0.

Pet food, le indagini di GIFT

Unica voce d’informazione indipendente ad aver pubblicato notizia della clamorosa frode sui pet food ‘monoproteici’  (che l’Università di Padova ha accertato, senza comunicare i marchi coinvolti), il nostro sito GIFT (Great Italian Food Trade) ha già segnalato all’Antitrust (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato,  AGCM) le pratiche commerciali sleali realizzate da:

Affinity Petcare SA, il colosso spagnolo che detiene il marchio ‘Ultima’,

–  Monge, il leader italiano che ha subito dato atto della fondatezza delle nostre critiche.

L’ultima edizione di Zoomark ha offerto nuovi spunti per indagini e denunce, su cui torneremo presto. Frattanto, GIFT ha segnalato sia all’Antitrust che all’Istituto Centrale Repressione Frodi (ICQRF) una serie di violazioni delle regole d’informazione al consumatore sul sito ‘Amazon  Pantry’, in relazione a vari prodotti alimentari e mangimi.

L’Ispettore Capo di ICQRF, dr. Stefano Vaccari, ci ha confermato con PEC 22.2.19 di avere contestato ad Amazon le violazioni di legge denunciate, senza tuttavia offrire dettagli su sanzioni amministrative ed eventuali contestazioni di frode in commercio. L’AGCM, a sua volta sollecitata affinché provveda al riesame  https://www.greatitalianfoodtrade.it/mangimi-ultima-nuova-istanza-allantitrust/della precedente archiviazione del caso ‘Ultima’, non ha ancora fornito aggiornamenti al riguardo.

La violazione sistematica  delle norme in tema di etichettatura e pubblicità del  pet food  rimane un problema grave e diffuso, che coinvolge un numero crescente di operatori senza scrupoli e arreca danno al 38,8% delle famiglie italiane. Le quali possiedono almeno un cane (27,1%) e/o un gatto (18,3%) o altri animali (uccelli, pesci, animali da terrario, roditori  et alias).

Gli inganni per immagini

Il caso ‘Ultima, come vari altri di cui in prossime segnalazioni, si caratterizza per l’evidenza grafica sull’etichetta di ingredienti che il prodotto contiene in dosi ‘omeopatiche’, prive di alcun concreto rilievo per la nutrizione e salute dell’animale. Ovvero sulla rappresentazione di immagini di ingredienti integri e freschi – es. pollo e manzo, salmone e trota – nella rappresentazione grafica delle etichette di  pet food  che invece contengono sottoprodotti da essi derivati. Il consumatore viene perciò indotto a credere nella presenza di ingredienti di qualità e valore ben superiori rispetto a quelli effettivi.

La vendita di ‘aliud pro alio  è spesso accompagnata da  claim  nutrizionali e salutistici privi di fondamento ovvero derivati dall’aggiunta di vitamine di sintesi anziché dagli ingredienti rappresentati per immagini. I cui tenori di vitamine, spesso risibili nei componenti di base, sono del tutto azzerati a causa di processi termici violenti (come l’estrusione, che viene eseguita a temperature prossime ai 200 °C).

Il Ministero della Salute  ha ripetutamente evidenziato l’inammissibilità del ricorso a immagini – in etichette e pubblicità – che non rispondano o siano comunque sproporzionate rispetto alla effettiva composizione dei mangimi, così come alla natura e allo stato fisico degli ingredienti utilizzati. Si richiama al proposito un passaggio della presentazione svolta dal dr. Carmelo Cicero (Ministero della Salute, Direzione Generale Sanità Animale e Farmaci Veterinari, Ufficio VIII – Alimentazione animale) in Assalco, il 19.10.217.

Le etichette fuorilegge  più ricorrenti nel  pet food, illustrate dal dr. Carmelo Cicero all’associazione di categoria, comprendono appunto le suggestive raffigurazioni di carni, frutta e verdura fresca che non corrispondano alla composizione effettiva del prodotto. Proprio come nel caso delle 28 referenze a marchio ‘Ultima’ denunciate da GIFT, che sono state infatti segnalate – assieme ad altre – anche da  U.Di.Con, Unione per la Difesa dei Consumatori (seconda associazione in Italia per numero di iscritti, dopo AltroConsumo).

Il Codice FEDIAF  (the European Pet Food Industry Association), che integra la disciplina europea da applicare all’etichettatura del pet food, a sua volta vieta espressamente l’impiego di immagini che enfatizzino la presenza di un ingrediente, laddove esso sia presente in forma diversa da quella raffigurata. L’etichettatura e la presentazione dei mangimi non devono trarre in errore il consumatore, né riguardo alle loro caratteristiche (natura, metodo di fabbricazione, proprietà, composizione,  etc.), né attribuendo ai mangimi effetti o proprietà che non possiedono.

All’appello mancano  ‘solo’ la legalità e la tutela dei diritti dei consumatori. Continuano a stupire l’inedia delle autorità e della stessa Assalco (Associazione Nazionale Imprese per l’Alimentazione e la Cura degli Animali da Compagnia). La quale ultima, oltre ad assistere alle presentazioni del dr. Cicero, dovrebbe impartire istruzioni e attivare procedimenti disciplinari nei confronti dei propri associati che platealmente violino le regole in vigore. Come meglio si addice a un’associazione che rappresenti un settore industriale fiorente, per garantirne la reputazione e responsabilità sociale (oltreché giuridica).

Dario Dongo

Note

(1) Rapporto Assalco Zoomark 2019, fonte Euromonitor-IRI al 30.12.18, su  http://www.assalco.it/index.php?action=shownews&id=1&nid=8040
(2) V.  reg. CE 767/09  (etichettatura mangimi per animali non destinati alla produzione di alimenti.l) e  d.lgs. 26/17, recante sanzioni per la violazione delle rispettive norme. Si veda il precedente articolo 

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