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Pratiche commerciali sleali, accordo di filiera al doppio ribasso

Le pratiche commerciali sleali rappresentano tuttora la spina nel fianco per il settore agroalimentare italiano che però celebra, in questi giorni, un ‘accordo di filiera’ al doppio ribasso.

L’intesa viene proposta a due mesi dal termine entro cui l’Italia deve recepire la direttiva UE 2019/633 (UTPs, Unfair Trading Practices), l’1.5.21, con dovere di applicare le nuove regole entro l’1.11.21. (1)

Le rappresentanze agricole e distributive mirano però a ridurre le tutele di agricoltori e imprese alimentari, come dimostra l’analisi a seguire. Superficialità o connivenza?

Contesto

Le prassi contrattuali inique, negli ultimi due decenni, hanno gravemente indebolito la redditività di agricoltori e imprese di trasformazione alimentare in Italia e in Europa. Vendite sottocosto e promozioni imposte dagli acquirenti, gravi ritardi nei pagamenti (con medie variabili tra i 100-120 e 180 giorni, nei vari Paesi UE), sconti fuori fattura anche retroattivi (es. contributi di fine anno), indebite pretese unilaterali (es. contributi alla logistica, piani marketinginnovativi e/o aggiuntivi’, ‘nuove aperture’, etc.) e altre angherie, quali i diversi livelli di trattativa (centrale acquisti, canali super e ipermercati) – in aggiunta ai listing fee – hanno reso impossibile pianificare le condizioni di fornitura delle derrate agricole e alimentari.

Le microimprese e PMI, vale a dire il nerbo della produzione agroalimentare nel vecchio continente (90-95% degli operatori), si sono così trovate esposte a gravi rischi di sopravvivenza, con ripercussioni negative sull’occupazione e l’economia dei distretti. La strategia di Lisbona, attuata dalla Commissione europea con il ‘programma comunitario di Lisbona’ (2005) aveva inserito alcune misure a sostegno del lavoro anche nei fondi strutturali e di coesione, oltreché in quelli dedicati allo sviluppo rurale. Senza tuttavia riuscire negli obiettivi.

Pratiche commerciali sleali, i precedenti in UE

La Commissione europea istituì nel 2008 uno High Level Group on the Competitiveness of the Agro-Food Industry, trasformato nel 2010 in HLF for a Better Functioning of the Food Supply Chain. Con i dichiarati obiettivi di promuovere sinergie e mitigare lo strapotere contrattuale della distribuzione moderna nei confronti dei propri fornitori.

Lo HLF omise di considerare i rapporti, altrettanto critici, tra agricoltura (quasi assente) e industria (molto presente). In ogni caso, sei anni di consultazioni e incontri a cui lo scrivente partecipò si conclusero con l’adozione di un ‘accordo di filiera’ (the Supply Chain Initiative), del tutto privo di sanzioni, così pure di concreta attuazione. Tarallucci e vino sottocosto.

Precedenti in Italia, l’articolo 62

L’Italia si è mossa in anteprima rispetto all’Europa, nel tentativo di riportare equilibrio nei rapporti di filiera attraverso norme imperative di legge proposte e redatte da chi scrive, che gli allora ministri Mario Catania e Corrado Passera inserirono all’articolo 62 nel decreto legge 1/2012. Poi però intervenne un incestuoso accordo tra gli allora presidenti di Confindustria e Federdistribuzione.

L’articolo 62 – modificato a seguito di un ‘accordo di filiera’ – è stato perciò vanificato mediante riforma del suo testo in sede parlamentare (legge 24.3.12 n, 27, conversione del d.lgs. 1/2012). I poteri d’indagine e sanzione, affidati in origine alla Guardia di Finanza, vennero infatti affidati all’Antitrust (2). La quale – a differenza della GdF – non ha dovere bensì facoltà, quasi mai esercitata, di istruire indagini e comminare sanzioni (3,4).

Marzo 2021, il nuovo ‘accordo di filiera’

A marzo 2021 si è consumato l’ennesimo ‘accordo di filiera’ ispirato alla narrativa del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Cambiare tutto per non cambiare nulla. Vi hanno aderito la gran parte delle rappresentanze agricole, tutte quelle della GDO e un ibrido:

– Coldiretti, Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, Copagri, Alleanza delle Cooperative agroalimentari,
– ADM (Associazione Distribuzione Moderna), e così Federdistribuzione, ANCC-Coop, ANCD-Conad,
Filiera Italia. Un ibrido creato dal cerchio magico di Coldiretti per aggregare poteri di industrie alimentari e non, banche, etc. (5)

Quale filiera?

Il Sole 24 Ore, la voce storica di Confindustria, indica quali obiettivi del c.d. ‘accordo di filiera’ di inizio marzo ‘la tutela degli operatori… in ogni comparto delle filiere agroalimentari italiane’ e ’la sostenibilità economica di tutti i comparti della filiera’. Senza rilevare l’assenza di:

– imprese di trasformazione. Confartigianato, CNA (Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa), oltre all’ormai disgregata Federalimentare, (6)

– distribuzione tradizionale e pubblici esercizi. Confcommercio e FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercenti), Confesercenti.

Federalimentare e Centromarca in effetti avevano a loro volta siglato un accordo con il comparto distributivo sullo stesso argomento, il 20.11.20. (7) Ed è a maggior ragione curioso che le stesse parti, su entrambi i fronti della distribuzione, dell’industria e la cooperazione (poiché alcuni grandi gruppi aderiscono sia a Filiera Italia, sia a Federalimentare o Alleanza Cooperative) sottoscrivano diversi ‘accordi di filiera’ che ne escludono altri protagonisti. Divide et impera?

Dir. UE 2019/633. Campo di applicazione, la questione dei servizi

Il c.d. accordo di filiera di marzo 2021 sottolinea l’esigenza di reciprocità nell’attuazione in Italia della direttiva 2019/633. La quale si deve applicare agli operatori in entrambi i ruoli di acquirenti (es. materie prime) e venditori. Si trascurano tuttavia cinque esigenze fondamentali, a seguire.

1) Ecommerce. Bisogna precisare che le nuove regole si applicano anche alle attività di ecommerce. Si annota al riguardo come l’Antitrust abbia archiviato la nostra denuncia di pratiche commerciali fuorilegge di Amazon, la quale è ora invece sotto inchiesta della Commissione europea per abuso di posizione dominante (8,9).

2) prestazioni di servizi. Le prestazioni di servizi a favore di imprese, cooperative e altri enti che operano nella filiera agroalimentare devono altresì venire assoggettati alle nuove regole. Un aspetto cruciale sia per includere servizi che abbiano comunque per oggetto derrate agricole e alimentari (es. mense, servizi di giardinaggio), sia per tutelare partite IVA, professionisti, imprese e cooperative altrimenti schiacciati dallo strapotere contrattuale dei grandi clienti.

Campo di applicazione, concorrenza sleale

3) Limiti di fatturato. Le nuove regole a tutti gli operatori della filiera, a prescindere dal loro fatturato. Limitarne il campo di applicazione ai soli contratti con i fornitori più piccoli significa incentivare industria e GDO a rivolgersi ai colossi (es. Bonifiche Ferraresi, B.F. SpA), per potersi sottrarre all’applicazione delle regole. A discapito – guarda caso – delle PMI e delle microimprese agricole e alimentari.

4) Acquisti orizzontali. È necessario applicare la direttiva UTPs anche alle transazioni tra operatori dello stesso comparto. Per evitare, ad esempio, che il produttore di latte A acquisti latte sottocosto dal produttore B, ma sia solo A a venire tutelato allorché venda e rivenda i latti al caseificio.

5) acquisti inter-gruppo e conferimenti in cooperativa. La prevalenza di cooperative nella filiera agroalimentare italiana postula la necessità di equiparare i conferimenti di derrate in cooperativa alle vendite da parte di terzi. Altrettanto dicasi alle forniture Inter-gruppo. Tenendo a mente che a ogni esclusione dalla dir. 2019/633 corrisponde una concorrenza sleale nei confronti degli operatori tutelati. Con evidenti rischi di distorsione del mercato.

Sottocosto, l’accordo di Coldiretti

Coldiretti e gli altri firmatari del c.d. ‘accordo di filiera’ propongono al legislatore italiano di escludere dalle restrizioni al sottocosto:

– quei prodotti freschissimi soggetti a variazioni stagionali o di mercato particolari. Via libera dunque alle repliche di angurie a 0,01 €/kg e panettoni italiani autentici 2€/kg, (10,11)

– ‘prodotti alimentari freschi, freschissimi e deperibili (…) nel caso si registri prodotto invenduto a rischio di deperibilità o nel caso di operazioni commerciali programmate e concordate con il fornitore in forma scritta’. Il Gattopardo.

Sottocosto e responsabilità di filiera

Il sottocosto è un insulto al valore della terra, del cibo e di chi li lavora. Oltreché all’intelligenza del consumatore stesso, adescato con le ‘super-offerte’ a entrare in un supermercato piuttosto che altrove. Il rispetto si esprime piuttosto nella lezione ‘everyday low price’ di Mario Gasbarrino, ideatore del ‘Viaggiator Goloso’. Vietare il sottocosto è cruciale per mettere fine al dumping socio-ambientale che penalizza le produzioni nazionali rispetto a quelle estere (es. ortofrutta, oli ‘extravergini’ d’oliva) e innesca competizioni al ribasso ove la droga del prezzo vince su tutto.

La responsabilità integrata di filiera – già introdotta a garanzia di sicurezza alimentare e informazione al consumatore (12,13) – deve perciò venire estesa a:

– divieto di sottocosto, anche sulle derrate in arrivo dall’estero,

– garanzia dei diritti dei lavoratori. Chi non è in grado di garantire la completa legalità della filiera di approvvigionamento deve risponderne. Solo così si può mettere fine a caporalato e abusi che hanno luogo sul Mediterraneo ma anche in Germania, come si è visto nella filiera delle carni, e altrove (14,15).

Termini di pagamento

I termini di pagamento sono definiti dal legislatore europeo in 30 giorni per i prodotti deperibili, 60 giorni per gli altri. A decorrere dalla data di consegna o ‘dalla data in cui è stato stabilito l’importo da corrispondere, a seconda di quale delle due date sia successiva’ (dir. UE 2019/633, art. 3.1.a). Il c.d. ‘accordo di filiera’ ambisce invece a una deroga – incostituzionale, per contrasto con la direttiva UE – volta a mantenere i 30-60 giorni fine mese data fattura.

Nessuno però si occupa di garantire l’effettivo rispetto dei termini stabiliti. In Italia non si è mai avuta notizia di fatturazione degli interessi moratori da parte del fornitore, con la sola eccezione di Bunge che vi provò una volta ma venne poi costretta a emettere note di credito. L’unica soluzione è affidare i controlli sui tempi di pagamento alla Guardia di Finanza, con applicazione automatica di interessi moratori e sanzioni dissuasive (al di fuori dei soli casi di stato di necessità).

Aste online

Il doppio ribasso viene richiamato come fosse l’unico problema nelle aste online. Sebbene già nel 2017 la GDO in Italia avesse rinunciato ad applicarle, sottoscrivendo un apposito ‘codice etico’.

Le aste online sono problematiche sotto altri aspetti, che il c.d. ‘accordo di filiera’ trascura del tutto:

– capitolati d’acquisto e controlli sulle produzioni. Quando il prezzo è l’unico driver di aggiudicazione, gli audit rischiano di tradursi in mere formalità atte ad avallare le offerte più spregiudicate,

– trasparenza. Nel rispetto della riservatezza degli offerenti, bisogna garantire il rispetto formale delle condizioni stabilite per l’esecuzione delle aste e le loro aggiudicazioni.

Vigilanza e sanzioni, ICQRF?

La migliore garanzia di disapplicazione delle nuove regole è affidare i poteri di vigilanza a un’autorità sotto organico nonché priva delle competenze necessarie all’analisi di contratti complessi, flussi finanziari e bilanci. Il c.d. ‘accordo di filiera’ propone perciò di designare l’ICQRF come ‘autorità competente’ per vigilare l’applicazione della direttiva UE 2019/633.

360 ispettori, tra laureati e diplomati – i quali seguono la prassi di condurre le ispezioni in almeno 2, anche 3 unità – già impegnati nei controlli su circa 3 milioni di imprese chiamate ad applicare il Food Information Regulation (reg. UE 1169/11, d.lgs. 231/17), in aggiunta alle indagini su regimi di qualità (indicazioni geografiche, biologico) e la prevenzione delle frodi alimentari (16,17).

Controlli, sanzioni e mediazioni. Il ruolo indispensabile della Guardia di Finanza

La Guardia di Finanza è l’unica autorità investigativa dotata di risorse organiche, formazione e competenze necessarie ai controlli sulla corretta applicazione delle regole introdotti dalla direttiva UE 2019/633. Tali controlli devono inquadrarsi nel contesto delle sue attività ispettive ordinarie, senza bisogno di ricevere mandati da altre entità (es. Antitrust, magistratura). L’effettività dei controlli è infatti la base necessaria a garantire l’efficacia delle nuove norme.

Le sanzioni devono essere dissuasive e proporzionate al fatturato di imprese o cooperative e loro gruppi responsabili delle violazioni. La mediazione, invocata a gran voce nel c.d. ‘accordo di filiera’ a trazione coldirettiana, costituisce un’ipotesi residuale poiché le pratiche commerciali sleali non devono sfuggire a punizione. Dovrà comunque avvenire sotto il coordinamento della Guardia di Finanza, in modo da superare lo squilibrio dei poteri contrattuali.

Intese di filiera?

Equità e integrità di filiera, giustizia sociale, salvaguardia di imprese e posti di lavoro, valorizzazione del Made in Italy sono solo parole, se non si applicano regole adeguate agli scopi. Il Gattopardo va relegato ai libri di storia.

Il legislatore europeo, ancora una volta, ha offerto un’ottima base che richiede adattamenti in direzione restrittiva e non certo derogatoria, tenuto conto dell’estrema frammentazione della filiera produttiva in Italia.

#VanghePulite

Dario Dongo

Note

(1) Dario Dongo. Pratiche commerciali sleali, la direttiva UE 2019/633. GIFT (Great Italian Food Trade). 4.5.18. https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/pratiche-commerciali-sleali-la-direttiva-ue-2019-633
(2) Per approfondimenti si veda l’ebook dello scrivente ‘Articolo 62, una rivoluzione’ (Il Fatto Alimentare, Milano, 2012). Download su https://ilfattoalimentare.it/scarica-gratis-libro-articolo-62-pagamenti-commercio.html

(3) Dario Dongo. Articolo 62: i buoni propositi rimangono tutti sulla carta. I regolamenti non vengono applicati e a perderci sono i più deboli della filiera. Il Fatto Alimentare. 7.10.16, https://ilfattoalimentare.it/articolo-62-regolamenti-filiera.html

(3) Dario Dongo. Sardegna, l’Antitrust indaga sui prezzi di latte e pecorino. Alcuni dati di mercato. GIFT (Great Italian Food Trade). 19.2.19, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/sardegna-l-antitrust-indaga-sui-prezzi-di-latte-e-pecorino-alcuni-dati-di-mercato

(4) Dario Dongo. Pratiche commerciali sleali, è direttiva. GIFT (Great Italian Food Trade). 20.12.18, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/pratiche-commerciali-sleali-è-direttiva

(5) Enrico Netti. Commercio, intesa sulla concorrenza. Il Sole 24 Ore, 3.3.21

(6) Dario Dongo, Marta Strinati. Contratto collettivo industria alimentare, Confindustria si spacca sul rinnovo. GIFT (Great Italian Food Trade). 2.8.20, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/contratto-collettivo-industria-alimentare-confindustria-si-spacca-sul-rinnovo

(7) Redazione economia. Agroalimentare, accordo tra industria e distribuzione contro le pratiche sleali e anticoncorrenziali. Il Corriere della Sera. 24.11.20, https://www.corriere.it/economia/aziende/20_novembre_23/accordo-industria-distribuzione-contro-pratiche-sleali-anticoncorrenziali-7366c2c4-2d6b-11eb-b83d-41802abb4d33.shtml

(8) Dario Dongo. Amazon, cyber-bullismo. GIFT (Great Italian Food Trade). 24.4.18, https://www.greatitalianfoodtrade.it/consum-attori/amazon-cyber-bullismo

(9) Dario Dongo, Silvia Giordanengo. Amazon, abuso di posizione dominante. La Commissione europea si attiva. GIFT (Great Italian Food Trade). 16.11.20, https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/amazon-abuso-di-posizione-dominante-la-commissione-europea-si-attiva

(10) Da Eurospin anguria a 1 cent. L’ortofrutta farà la fine del pandoro? Fruitbook magazine. 12.8.20, https://www.fruitbookmagazine.it/da-eurospin-anguria-a-1-cent-lortofrutta-fara-la-fine-del-pandoro/
(11) Vito Gulli, Dario Dongo. Canettone e panettone, la rivoluzione necessaria. GIFT (Great Italian Food Trade). 17.12.18, https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/canettone-e-panettone-la-rivoluzione-necessaria

(12) Reg. CE 178/02, articolo 17.1. Reg. UE 1169/11, articolo 8.3

(13) Dario Dongo. Le responsabilità della GDO. GIFT (Great Italian Food Trade). 17.3.18, https://www.greatitalianfoodtrade.it/etichette/le-responsabilità-della-gdo

(14) Fabio Ciconte, Stefano Liberti, Mariangela Paone, Apostolis Fotiadis (2021). E(U)xploitation. Il caporalato: una questione meridionale. Italia, Spagna, Grecia. Associazione Terra! https://www.associazioneterra.it/wp-content/uploads/2021/02/EUxploitation_WEB.pdf

(15) Dario Dongo. Macelli e industrie delle carni. Dietro i contagi ai Covid-19, il caporalato alla tedesca. GIFT (Great Italian Food Trade). 7.7.20, https://www.greatitalianfoodtrade.it/sicurezza/macelli-e-industrie-delle-carni-dietro-i-contagi-ai-covid-19-il-caporalato-alla-tedesca

(16) ICQRF è organizzato in 10 uffici dirigenziali su base regionale e interregionali, con 19 uffici ispettivi territoriali, 5 laboratori d’analisi e 1 laboratorio centrale di revisione e ricerca. 791 unità complessiva con 3 dirigenti di 1a fascia e 22 dirigenti di 2a fascia

(17) V. ebook Dario Dongo. 1169 Pene. Reg. UE 1169/11. Notizie sui cibi, controlli e sanzioni (Great Italian Food Trade, Roma, 2017). Download su https://www.greatitalianfoodtrade.it/libri/1169-pene-e-book-gratuito-su-delitti-e-sanzioni-nel-food

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