Costa d’Oro, storico oleificio di Spoleto,presenta oggi L’Italiano. Sotto un unico marchio, un extravergine di qualità di sole olive italiane. Un ‘100% Made in Italy’, interamente tracciato a norma ISO – alla drupa alla goccia – con geolocalizzazioni su Google Streetview.
È il più maestoso progetto di rilancio della filiera olivicola italiana il cui merito, ironia della sorte, va a un gruppo francese. Avril, terzo operatore globale di settore, a soli 18 mesi dall’acquisizione di Costa d’Oro investe su 4mila ettari di uliveti nel Bel Paese. Chapeau!
100% Made in Italy, L’Italiano vero di Costa d’Oro
L’extravergine italiano – già a scaffale, a un prezzo accessibile ma equo (6,99 €/bottiglia) – è realizzato esclusivamente con olive coltivate e frante in Italia. Un Italiano vero, per dirla alla Toto Cotugno. Tutt’altra cosa rispetto alla farsa del c.d. ‘olio italico’ ipotizzato da Coldiretti nel 2018, ove si ammetteva il blend con oli esteri fino al 49,9%.
L’Italiano viene fornito da ‘oltre 50 frantoi dislocati in 7 regioni del Paese (il 73% in Puglia e il 27% tra Sicilia, Calabria, Basilicata e Umbria) su un totale di circa 4mila ettari coltivati’. Con una produzione stimata in 2 milioni di litri, per la campagna olearia 2019-2020. Cultivar prevalente la Coratina, seguita da Ogliarola, Carolea e Leccino.
I fornitori attuali sono già stati selezionati con audit di seconda parte. E vi si aggiungeranno dal mese prossimo gli aderenti alle principali associazioni di categoria, Unaprol e Italia Olivicola, grazie ad appositi accordi interprofessionali.
Tracciabilità e geolocalizzazione, il valore aggiunto de L’Italiano
Il valore aggiunto de L’Italiano è costituito da un sistema avanzato di tracciabilità, certificato a norma ISO 22005:2007. Con un livello di trasparenza inedita, che integra le notizie relative ai tempi (di raccolta e di molitura delle olive) e ai luoghi (aree agricole e frantoi).
Codice di lotto e QR code consentono di accedere con facilità dalla singola bottiglia alle informazioni di dettaglio che la riguardano, attraverso il sito web di Costa d’Oro. Con la possibilità tra l’altro di vedere le immagini delle coltivazioni e dei frantoi, grazie all’integrazione con Google Streetview.
La stessa tecnologia verrà estesa alle altre produzioni di cui l’impresa spoletina è leader in Italia. Vale a dire:
– l’extravergine biologico (18,9% del mercato a volume), in spiccata crescita (+9,9%), e
– l’EVOO non filtrato (36,8% del mercato, in un segmento che occupa il 6,5% della categoria).
Il presidio dei segmenti di pregio a livello di mass market rafforzano la posizione del brand, al terzo posto in Italia con un fatturato di 156,8 milioni di euro (2018, +9,6%) e oltre 40,5 milioni di litri di produzione (tra IDM, MDD e sfuso). Con il plus distintivo di aver saputo ridurre la pressione promozionale (-3,2%).
Costa d’Oro, verso la leadership dell’EVOO 100% italiano
Il valore della spremuta di olive ‘100% made in Italy’ è già conclamato e continua a crescere. Solo in Italia, secondo gli ultimi dati dell’Osservatorio Nielsen 2019, l’olio extravergine 100% italiano vale il 19,4% dei volumi nella distribuzione al dettaglio, in crescita del 6,9% (dati 2018).
‘Crediamo fortemente nel prodotto italiano, che riteniamo essere il miglior olio extravergine al mondo per qualità e caratteristiche organolettiche’ (Ivano Mocetti, direttore generale di Costa d’Oro).
L’obiettivo di Costa d’Oro è dunque quello di guidare il mercato de L’Italiano vero, guardando al mercato nazionale ma anche a quello globale. L’acquisizione del marchio da parte di Avril (terzo player mondiale nell’olio di oliva, con € 7 miliardi di euro di giro d’affari), a maggio 2018, ha già consentito all’oleificio di Spoleto di ampliare le vendite in 80 Paesi. Aumentando la quota di export che già ora rappresenta il 45% del fatturato.
La vision
La mission della proprietà francese è implementare il prestigio e la diffusione del marchio Costa d’Oro. ‘Il nostro obiettivo – spiega Olivier Delamea, presidente di Costa d’Oro nonché direttore generale del segmento Oli e condimenti di Avril – è portare il marchio Costa d’Oro a diventare un riferimento globale nell’olio d’oliva di alta qualità su nuovi mercati, soprattutto in Cina e Nord America. Unendo innovazione, tracciabilità e origine naturale’.
La vision è però più ampia e coinvolge l’intera filiera oleicola del Bel Paese. ‘L’obiettivo non è solo commerciale ma è anche quello di dare valore alla filiera italiana e a un prodotto di grandissima qualità organolettica e produttiva, troppo spesso in crisi per dinamiche intrinseche al mercato. Vogliamo fare ciò rimanendo fedeli al modello della filiera integrata, unendo tutti i protagonisti della catena. A partire dal mondo agricolo per arrivare a industria e GDO, sulla scia della specificità del settore degli oli e di esperienze già attuate in altri Paesi’.
Il prossimo passo saranno gli investimenti produttivi. Vale a dire l’acquisto o l’affitto di 1.000 ettari di terreni ove sviluppare filiere dedicate. Le varietà da impiantare saranno idonee alla coltivazione intensiva (600-800 piante per ettaro), in modo da consentire la raccolta meccanizzata e produrre a prezzi competitivi. Sono già in corso trattative in Toscana, Basilicata e Puglia.
Il riscatto della produzione olearia italiana
In attesa delle nuove piantumazioni, la produzione italiana torna a crescere nella campagna olearia 2019-2020. Si stima un raccolto di 321 mila tonnellate, con un +83,4% rispetto ai minimi delle 175mila tonnellate del 2018, ma ancora lontana dalle 429 mila tonnellate del 2017, e dalle 475mila del 2015 (fonte: Ismea su base Istat).
Nonostante la Xylella, la Puglia si conferma capofila nella ripresa, con quote che sfioreranno il 60% dell’intera produzione nazionale di EVOO (+175% sull’anno precedente), grazie anche al recupero dei territori olivicoli delle province di Bari, BAT e Foggia.
Bene anche il resto del Sud con la Basilicata, che quasi quadruplica la produzione dello scorso anno, la Campania che segna un +52% e il Molise +40% (fonte Cia – Agricoltori italiani, Italia olivicola, Aifo).