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Impatto di Covid-19 sul settore agroalimentare, rapporti Commissione europea e FAO

Impatto di Covid-19 sul settore agroalimentare, primi rapporti di Commissione europea e FAO. Dettagli a seguire.

Commissione europea, produzioni e consumi alimentari, primavera 2020

Il rapporto pubblicato dalla Commissione Europea fotografa la situazione delle principali produzioni alimentari da febbraio ad aprile 2020. (1) La situazione non è considerata paragonabile a quella della crisi del 2010, in ragione dei maggiori stock (con non trascurabili problemi) e delle prospettive positive sui raccolti. (2) Ed è comunque presto per valutare gli effetti dell’emergenza e della crisi economica che vi consegue.

La pandemia ha destabilizzato i mercati internazionali ed è stata aggravata dalla chiusura delle frontiere, anche in Europa. L’istituzione delle green lanes, da parte della Commissione europea, ha in parte facilitato gli scambi di derrate. (3) Senza tuttavia risolvere il problema della carenza e irregolarità del lavoro in agricoltura, che i vari Paesi hanno provato ad affrontare con provvedimenti di ‘sanatoria’, come quelli introdotti in Italia con il c.d. decreto rilancio. A seguire, dati e previsioni di mercato.

Alimenti di origine vegetale, mercato UE

Cereali. La disponibilità di cereali in Unione Europea non pare risentire dell’emergenza Covid-19. La produzione attesa – se pur lievemente inferiore rispetto all’anno scorso (-2,2%) – rimarrà superiore alla media del quinquennio (+2,2%). In leggero calo le previsioni di raccolta su mais e orzo, in aumento orzo, avena, grano duro (+17% il frumento primaverile). Sempre che non vi siano squilibri climatici.
Secondo l’analisi della Commissione europea, la produzione mondiale di cereali nel 2020/2021 raggiungerà un nuovo picco, soprattutto su mais e frumento. I prezzi dovrebbero quindi rimanere stabili.

Semi oleosi e legumi. La campagna 2019-2020 ha registrato l’import in UE di ingenti quantità di semi e soia (14,2 mln ton) e colza (6 mln ton), per sopperire ai bisogni interni. Nella stagione 2020-2021 si prevede una crescita della produzione europea di coltivazioni proteiche destinate a food & feed, +4%. Grazie alle migliori rese su soia e girasole (mentre la produzione di colza rimarrà inferiore alla media quinquennale) e all’estensione delle colture di fave e piselli da foraggio (Pisum sativum sativum var. arvense, detto Rubiglio).
Il forte ribasso del prezzo del petrolio impatta negativamente sulla domanda di biocombustibili. Si attende perciò una riduzione dell’importazione di olio di palma (-8%).

Zucchero. L’abbondante produzione 2019/2020 in Brasile ha fatto crollare i prezzi dello zucchero, i cui consumi sono peraltro calati durante il lockdown a causa della chiusura de canale Ho.Re.Ca. (hotel, restaurant, catering). Alcune industrie europee hanno così riconvertito una parte del loro sito per la produzione di alcool a uso disinfettanti, i cui consumi sono viceversa aumentati.

Olio di oliva. La produzione di olio d’oliva 2019/2020 si è chiusa a ribasso, -15% rispetto all’anno precedente, a causa del drastico calo produttivo della Spagna (-35%). Sebbene l’Italia abbia più che raddoppiato la produzione, dopo un annus horribilis, e Grecia e Portogallo abbiano a loro volta registrato una buona ripresa (+43% e +30%, rispettivamente). Malgrado ciò, la disponibilità è ancora soddisfacente date le scorte residue della stagione passata. I prezzi, sotto forte pressione dall’anno scorso, si sono parzialmente stabilizzati solo a febbraio 2020, grazie agli aiuti all’ammasso privato varati a novembre 2019 (soprattutto sull’olio d’oliva vergine, anche se sotto la media quinquennale del 40%). (4)
Fino a febbraio 2020 l’export aumentava in volume e diminuiva in valore (-12% e -22%, Italia e Spagna rispettivamente, sul valore per unità delle esportazioni in USA). La crisi dettata dal Covid-19 influenza negativamente la domanda globale e l’esportazione di olio d’oliva europeo. Attualmente si osserva una crescita delle vendite al dettaglio nei Paesi produttori (+13%) ma si prospetta un calo (-9%) sulla media di quinquennio nel resto dell’UE.

Vino. Il comparto vitivinicolo risulta essere uno dei più colpiti dall’emergenza Covid-19. La chiusura di bar e ristoranti ha provocato il fermo delle vendite di vini e spumanti di fascia alta, a cui è in parte corrisposto un aumento delle vendite di prodotti di fascia media sul canale retail. La Commissione prevede una riduzione dei consumi in UE, -8% rispetto alla media quinquennale. Con un crollo dell’export, -14%, e un più lieve calo dell’import. Ciò comporterà un leggero aumento degli stock, già tra l’altro a livelli record. (5)

Ortofrutta. Focus su mele e arance. La domanda di frutta di origine europea è cresciuta, durante la quarantena, grazie all’incremento dei consumi domestici e le difficoltà incontrate nelle importazioni di frutta tropicale.

Mele. +9% l’aumento atteso sul consumo di mele in UE. In declino viceversa le vendite dei prodotti trasformati, di cui pur tuttavia aumentano le importazioni. Il crollo dell’export, -34% rispetto al quinquennio, è attribuito a calo produttivo, incremento della domanda interna, degli ostacoli negli scambi commerciali (es. India).

Arance. La domanda cresce a livello globale, grazie alla percezione diffusa degli agrumi come alimenti benefici per la salute. Al punto da riassorbire sul canale retail le mancate vendite su quello Ho.Re.Ca. L’export diminuisce, per le stesse cause che riguardano le mele. Le importazioni della stagione 2019/2020, che avevano registrato un calo (-20%, a fine febbraio 2020), sono attese recuperare in parte il gap iniziale e rimanere stabili, grazie a buone prospettive di raccolto in Sud Africa (primo partner commerciale extra-UE per le arance fresche) e di produzione, di succo o concentrato d’arancia, dal Brasile.

Zootecnia e alimenti di origine animale, mercato UE

Lattiero-caseario. Viene dichiarato essere uno dei settori più colpiti dalla crisi, sebbene i dati aggregati non appaiano del tutto negativi. La produzione è stimata in aumento, +0,3% i formaggi, +0,4% il latte, +1,2% il burro (il quale tuttavia registra una perdita in valore, -7%). A partire da febbraio si è registrato un declino dei prezzi del latte in polvere (intero -6%,  scremato -17%), a causa della minor domanda da Medio Oriente e Cina (la quale ha aumentato la produzione di latte in polvere). E tuttavia i segnali di riavvio delle esportazioni in Asia fanno prevedere una continua crescita degli scambi.

Carni. Manzo. Si prevede una diminuzione della produzione di carne di manzo per il 2020, dovuta al declino dei prezzi. La crisi ha colpito soprattutto i tagli di carne pregiata, il cui consumo avveniva per lo più fuori casa, e i prodotti destinati ai fast-food e reindirizzati al dettaglio. Sono così crollate le importazioni dal Sud America (-13%), mentre i produttori europei cercano di concentrare le vendite sui mercati asiatici attualmente più redditizi. Covid-19 non ha influenzato le esportazioni, sebbene quella di bovini vivi fosse già indebolita dai prezzi competitivi di Brasile e Uruguay (oltreché dalla minor domanda turca).

Pollame. Produzioni e consumi di carni di pollo sono destinati ad aumentare, per via dei prezzi economici. Anche a livello di consumi pro-capite di pollo (+0,2%, 23,6 kg/anno). La chiusura di ristoranti e agriturismi ha invece limitato la vendita di carni avicole a maggior valore aggiunto (es. oca, anatra, etc.). Import in calo, export in crescita. I Paesi europei a rischio di febbre aviaria – come la Polonia, primo esportatore europeo di pollame in Cina – hanno tuttavia subito il divieto d’importazione dai primi acquirenti extra-UE (es. Cina, Vietnam, Sud Africa e Filippine).

Suino. La Commissione europea non avvisa segnali di crisi nella filiera del suino. Le esportazioni verso l’Asia proseguono a gonfie vele, +12% in Cina a causa del crollo della produzione domestica (causato dall’epidemia di peste suina africana). La Spagna raddoppia le esportazioni, fino a raggiungere il 28% sul totale delle esportazioni UE e il maggior numero di capi, a breve passo dalla Germania ancora in testa. I consumi europei di carne di maiale sono destinati a calare (32,5 kg pro-capite, -21% rispetto al 2019), a vantaggio di carni più economiche (pollame). Sfugge invece a Bruxelles la crisi profonda della suinicoltura in Italia, che negli ultimi mesi ha registrato un drastico calo della domanda e conseguente crollo dei prezzi, stimato attorno al 30%.

Ovini. La produzione di carne di ovini (da capre e pecore) rimarrà sostanzialmente stabile nel 2020 (da considerare la minor produzione in Romania e in generale la presenza di greggi più piccoli). La crisi da Covid-19 ha generato un impatto negativo soprattutto per i mancati usuali festeggiamenti delle celebrazioni religiose della Pasqua e del Ramadan. Sarà possibile congelare il surplus di carne macellata per l’utilizzo nella seconda parte dell’anno ma è prevedibile una pressione sui prezzi. Diminuiscono le esportazioni di animali vivi (per contrazione della domanda da Libia, Giordania e Israele e difficoltà di trasporto verso l’Iran), aumentano quelle di carni (Irlanda e Spagna in testa, verso Medio Oriente e Hong Kong. Stabile invece il trend negativo sulle importazioni.

FAO, indice globale dei prezzi alimentari

L’Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari, pubblicato a inizio maggio, evidenzia come l’andamento dei mercati europei sia in linea con il trend globale. (6) Ad aprile 2020 si è registrato un calo dei prezzi pari al -3,4% rispetto a marzo, – 10% in meno se paragonato a gennaio.

I prezzi dei cereali sono diminuiti marginalmente, poiché grano (dopo gli annunci di possibili limiti alle esportazioni dalla Federazione Russa) e riso (anche a causa del temporaneo blocco delle esportazioni dal Vietnam) sono aumentati, a differenza del mais che ha invece subito un forte deprezzamento (per il minor impiego nei mangimi e nella produzione di biocarburanti). I minori consumi previsti, in termini generali, dovrebbero comportare l’aumento delle riserve, di mais in soprattutto.

Lo zucchero ha seguito il crollo dei prezzi del greggio, a causa della riduzione di domanda di canna da zucchero per la produzione di etanolo. La produzione pertanto si è concentrata sulla trasformazione in saccarosio, con incremento delle quantità che ha contribuito al crollo dei prezzi, ai minimi storici degli ultimi 13 anni.

Gli oli vegetali – palma, soia e colza in particolare – hanno subito un drastico ribasso, legato al crollo della domanda di biocombustibili.

I prezzi dei prodotti lattiero-caseari, esattamente come in Unione Europea, hanno registrato un calo generale (-3,6%, con riduzione a due cifre per burro e latte in polvere). Ciò è dovuto all’aumento di disponibilità e scorte, a fronte della riduzione delle attività di ristorazione nell’emisfero boreale.

Anche la carne registra una diminuzione dei prezzi (-2,7%). La parziale ripresa della domanda d’importazioni dalla Cina ha consentito di bilanciare il calo delle importazioni in altri Paesi, sebbene nei principali Paesi produttori ancora si paghino le conseguenze di lockdown e ostacoli alla logistica.

Marina De Nobili e Dario Dongo

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