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I consumi alimentari degli italiani nella X edizione di Osservatorio Immagino

Made in Italy, senza antibiotici, non fritto e poco calorico: è il trend dei consumi alimentari tracciati da Osservatorio Immagino a giugno 2021.

La pubblicazione, giunta alla X edizione, monitora oltre 125 mila prodotti del largo consumo nella banca dati Immagino e i prodotti in vendita nella grande distribuzione rilevati da Nielsen.

Il metaprodotto di Osservatorio Immagino

Per registrare l’evoluzione del profilo nutrizionale dell’alimentazione quotidiana degli italiani, Osservatorio Immagino impiega un innovativo indicatore statistico, il metaprodotto Immagino.

L’indicatore viene calcolato a partire dai valori nutrizionali medi dei 75.454 prodotti alimentari monitorati. Tra giugno 2020 e giugno 2021 si registrano essenzialmente l’incremento della quantità di fibre e la riduzione dei carboidrati.

La tabella nutrizionale media

Energia. Il valore energetico è diminuito del -0,9%, a 178,7 calorie ogni 100 g/ml.

Grassi. Valori immutati per i grassi totali e i grassi saturi, rispetto al +1,9% e +1,8% della precedente rilevazione.

Carboidrati e zuccheri. I tenori di carboidrati e zuccheri, sul metaprodotto Immagino, sono diminuiti rispettivamente in misura di -1,3% e -1,4%, proseguendo un trend in atto da anni.

Proteine. La componente proteica si consolida (-0,2%), dopo l’apprezzabile aumento dell’anno precedente (+2,9%). Il tenore medio di proteine è 6,6%.

Fibre. Riparte la crescita delle fibre (+0,8%, dopo il -1% dell’anno precedente), che oggi incidono per 2,1% sul metaprodotto Immagino.

Lo strumento statistico purtroppo non considera il sale, sebbene l’indicazione del suo valore (inteso come ‘sodio equivalente) sia obbligatoria nella dichiarazione nutrizionale e il suo apporto in eccesso sia diffuso e rappresenti un fattore di rischio per la salute.

Made in Italy

L’italianità del prodotto continua ad avere successo, con una crescita del +1,8%, per 8,7 miliardi di euro di giro d’affari.

A scaffale sono oltre 22 mila i prodotti con riferimenti geografici in etichetta legati all’Italia:

– bandiera tricolore (+0,2%). È il segnale di riconoscimento del Made in Italy più diffuso, grazie soprattutto a pizze surgelate, estrusi (patate), arrosti affettati e bevande a base tè,

– 100% italiano, sostanzialmente stabile (-0,3%). In crescita su birre alcoliche, arrosti affettati, ricotta, acqua non gassata e pomodori,

– prodotto in Italia. Rispetto all’anno precedente, il suo peso rimane immutato, sostenuto in particolare da birre alcoliche, arrosti affettati, ricotta, acqua non gassata e pomodori,

– indicazioni geografiche (DOP, IGP, STG, DOC, DOCG, IGT). Il paniere dei prodotti è relativamente contenuto, 2,7% sul totale, ma le vendite registrano una crescita a doppia cifra (+11,5%).

Indicazioni geografiche europee

Tra le indicazioni geografiche europee, il best seller è la DOCG, +17,1% su 877 vini e spumanti, oltre al Prosecco.

Le IGP procedono bene, con andamento brillante delle vendite di speck e bresaola affettati, patate, cipolle rosse e piadina.

Le DOP, 1.134 prodotti, registrano invece una performance più debole. In crescita prosciutto crudo e cotto affettati, mozzarella di bufala, formaggi da tavola e aglio secco. In calo formaggi grana e simili e olio extravergine d’oliva.

Il valore della regionalità

I prodotti alimentari con indicazione di origine regionale in etichetta continuano a raccogliere l’interesse dei consumatori, +5,4% le vendite. Vini e spumanti, speck, yogurt e mozzarelle in cima alle classifiche. Piemonte, Toscana e Sicilia primeggiano per il numero di prodotti..

Per ampiezza del giro d’affari, il podio vede:

– Trentino-Alto Adige, oltre 367 milioni di euro su 943 prodotti, +4,3%,

– Sicilia, 328 mln di euro concentrati soprattutto su vini, sughi pronti e arance,

– Piemonte, 300 mln di euro da un paniere di 1.213 prodotti, tra i quali primeggiano vini rossi Doc e Docg, terza lavorazione bovino (hamburger), crescenza, robiola e acqua minerale.

Il Lazio, al 13esimo posto con 25,5 mln di euro, segna invece il record di crescita, +17%. Forse anche per merito delle politiche di sostegno ai prodotti locali varate dalla Regione Lazio.

free from più dinamici

Tra i 17 claim che riferiscono l’assenza di un elemento monitorati da Osservatorio Immagino, sei vanno molto bene. I più dinamici dell’anno sono

– senza antibiotici, +18,4%, con buone performance di arrosti affettati, pesce surgelato naturale e uova. Il claim compare ancora solo sullo 0,2% dei prodotti, purtroppo, sebbene le soluzioni per raggiungerlo in Italia siano a portata di mano (es. Algatan),

– non fritto, +16,5%, su 374 prodotti (0,5%). Il claim è trainato soprattutto da estrusi e fuoripasto salati, seguiti dai panetti croccanti.

– poche calorie, +11,5%. L’indicazione accompagna lo 0,6% dei prodotti monitorati. In crescita maggiore sono integratori (dove tale claim non dovrebbe neppure comparire), energy drink e confetture.

Gli altri ‘senza’ monitorati da Osservatorio Immagino

Altri claim del genere free from vanno bene. Pochi zuccheri e senza zuccheri aggiunti segnano rispettivamente +7 e +7,6% di vendite. Il primo (sul 3% dei prodotti) cresce soprattutto nell’offerta di bevande base frutta, cole, yogurt greco e camomilla. Il secondo (presente sull’1,7% dei prodotti) grazie a yogurt greco, bevande di avena e base frutta, confetture.

In crescita anche le vendite di alimenti ‘senza glutammato’, +4,2%, sullo 0,9% dei prodotti. Tra i migliori risultati quelli degli affettati di prosciutto cotto e arrosti. Meno marcata è l’avanzata di ‘senza additivi’, +1,7%, su salumi/arrosti affettati ed estrusi.

I ‘senza’ in stallo

‘Senza conservanti’, il claim più diffuso tra i free from (5,7% dei prodotti), primo per incidenza sulle vendite (9,3) rimane sostanzialmente stabile (-0,6%). Simile la performance del secondo claim più diffuso (su 3mila prodotti, 3% del totale monitorato) ’senza olio di palma’, anche per la contrazione di vendita dei prodotti che possono contenerlo (croissant, biscotti frollini, torte pronte, pasticceria ripiena, creme spalmabili dolci).

Stabile il terzo claim più presente ‘pochi grassi’ (-0,1%), mentre cresce un poco (+0,9%) ’senza grassi saturi’, presente sullo 0,4% dei prodotti con maggiore slancio nei surgelati di carne, nelle basi e nelle merendine. ’Senza coloranti’, quarto claim (su 2.110 prodotti) si diffonde su pesce preparato panato surgelato, salmone affumicato, bevande base e base tè, secondi piatti surgelati, ghiaccioli e cereali per la prima colazione.

E ancora, crescono ‘senza aspartame’ (+4,6%), ‘senza polifosfati’ (su affettati) e il più generico ’senza additivi’ (+2,8 e +2,7%) su affettati ed estrusi.

Gli alimenti ‘rich in

Complessivamente l’11,9% delle referenze riporta in etichetta uno o più dei 12 claim classificati dall’Osservatorio Immagino nei ‘rich in’.

La presenza di fibre accompagna il 4,6% dei prodotti monitorati. È il claim più presente e spinge le vendite del +3,5%, soprattutto di fette biscottate arricchite, surgelati sostitutivi delle proteine animali, biscotti integrali/ multicereali, frollini integrali arricchiti, bevanda di avena Uht, snack dolci base cereale, cereali per la prima colazione arricchiti, cracker e muesli. Il claim affine ‘integrale’ accresce le vendite dell’1,9%.

I migliori: i piccoli e le proteine

Nel gruppo dei claim rich in, le migliori performance riguardano soprattutto i claim minori, per incidenza e giro d’affari. Si tratta di

– zinco, +10%, su frutta secca e integratori,

– potassio, +6,7%, su integratori,

– magnesio, +8,4% in preparati per integratori e camomilla.

Continua a crescere il volume d’affari legato all’indicazione delle ‘proteine’, +8,5% soprattutto grazie a yogurt greco, piatti pronti vegetali (burger/crocchette), latte fresco e fermentato/ kefir, complessi vitaminici/minerali, salumi affettati, energetici per sportivi.

Bene ‘vitamine’ (3,5%), ‘fermenti lattici‘ (+3,8%), ‘Omega-3‘ (+5,7%). Segno meno per iodio, calcio, ferro.

Senza allergeni

I prodotti idonei a chi soffre di intolleranze alimentari sono più di 10mila sugli scaffali di super e ipermercati. Nell’anno finito a giugno 2021 le vendite sono cresciute di +1,8%, superando i 4 mld di euro.

Tra i 6 claim monitorati, i due dedicati alle persone intolleranti al glutine rimangono i più diffusi, sebbene il loro peso si sia ridotto, da giugno 2018 a giugno 2021, passando dall’11,4% al 10,6% dei prodotti monitorati dall’Osservatorio Immagino.

claim per intolleranti

La classifica a giugno 2021 è la seguente:

– ‘senza glutine’, il più diffuso (8.367 prodotti), segna +2,9%. Le categorie più vivaci sono salumi e arrosto affettati, speck e bresaola, hamburger, salame e bevande base tè,

– logo ‘senza glutine’ rilasciato dall’Associazione italiana celiachia. Presente su 1.952 mantiene un andamento stabile, invariato,

– ‘senza lattosio’, il secondo claim più rilevante è presente su 2.246 etichette mantiene una tendenza positiva (+0,9). I prodotti più dinamici sono stati: latte fresco e fermentato/kefir, bresaola, latte per l’infanzia, complessi vitaminici/ minerali e bevanda di avena Uht.

Vivace è l’andamento dei claim minori e di più recente comparsa: ‘senza latte‘ (sugli affettati), ‘senza lievito‘ (piadine e cereali da colazione) e ‘senza uova‘ (su maionese e pasta fresca), rispettivamente caratterizzati da vendite aumentate di 4,4%, 4,2%, 6,1%.

Vegetariani e vegani

I consumi alimentari ‘identitari’, come li classifica Osservatorio Immagino, totalizzano vendite per oltre 3,3 mld di euro.

Tra i sei claim del settore, il più forte è ‘veg‘, applicato su prodotti idonei alla dieta vegana e/o vegetariana. Si tratta di 4.515 prodotti con 2 mld di vendite, con un +4%.

Tra i 1.891 prodotti con claim ‘vegetariano’ i più importanti sono stati patate surgelate, infusi, yogurt greco, latte di mandorla e bevanda di avena. Vendite in crescita del 5,3%. Andamento positivo anche per il claim ‘vegano’, +5,7% nel fatturato, salito a oltre 872 milioni di euro.

Le categorie più gettonate sono patate surgelate, yogurt greco, latte di mandorla, bevanda di avena e gelati.

Il bio in stand-by

Gli alimenti proposti con il claimbio’ sono 8.177 referenze, il 9,3% dei prodotti monitorati. Nell’anno terminante a giugno 2021 hanno perso lo -0,3%, fermandosi a un giro d’affari di oltre 1,1 mld di euro (un terzo dei veg).

Inevitabile osservare come le diete veg trascurino il plus dell’agricoltura biologica, nonostante le nefaste notizie sulla permanenza dei pesticidi negli alimenti di origine vegetale. Banane, cipolle, frutta e verdura in generale, , per citare i casi più popolari.

Kosher e halal

La carrellata degli alimenti identitari si completa con le etichette kosher per le persone di religione ebraica e halal per quelle musulmane.

I cibi kosher sono più numerosi (1,7%) ma a tendenza meno vivace (0,3%) di quelli halal. Gli alimenti idonei alla fede musulmana rappresentano infatti lo 0,5% dei prodotti monitorati, ma le vendite crescono del 3,9%.

Ingredienti benefici

La macro area dei prodotti con evidenza in etichetta della presenza di ingredienti benefici conta oltre 6mila referenze. Complessivamente, le vendite sono cresciute del +2,6% a valore, sfiorando gli 1,4 miliardi di euro.

Osservatorio Immagino monitora l’andamento di 27 super-ingredienti.

Superfruit

La categoria più importante è quella dei superfruit, citati in 2.322 prodotti (3% delle referenze monitorate). Campione di incassi resta la mandorla, che spinge le vendite di +7,3%. Seguono il mirtillo (+1,8%), il cocco (12,9%), a fronte invece di un tracollo delle vendite di acqua di cocco (-22,4%).

L’avocado è inarrestabile. Le 43 referenze a scaffale realizzano quasi 16 mln di euro di vendite, +34,6%.

I super cereali

I super cereali/farine rappresentano il secondo gruppo più importante. Otto claim per un totale di 2.046 referenze valgono un giro d’affari che si mantiene stabile a 450 milioni di euro.

L’avena continua a crescere, +3,9%. L’offerta riguarda bevande (usate come alternativa al latte), cereali per la prima colazione, snack dolci, fette biscottate, yogurt e frollini integrali.

Negativi invece i risultati per gli altri 7 super cereali. Germe di grano (-22,2%), olio di riso (-10,4%), kamut (-5,9%), farro (-4,2%), quinoa (-3,5%), farina di riso (-2,1), farina di mais (-1,1).

Il successo dei semi

Tutti con andamento positivo i 5 claim relativi alla presenza di semi su 493 referenze. Il più importante è ‘semi di zucca’ (+6,3), seguito da ‘semi di lino’ (+7,5), ‘semi di chia’ (+0,5).

L’offerta più ampia trova riscontro nella domanda di ‘semi di sesamo’, +19,2, in tutte le catogorie, soprattutto nei panini per hamburger. La migliore performance dell’anno va alla ‘canapa’, +22% a valore soprattutto negli infusi.

Trend amaro per i dolcificanti

I dolcificanti continuano a perdere terreno. I 514 prodotti perdono il 5,1% di vendite.

Il claim ‘zucchero di canna’ cede il -5,9%, la stevia perde il 3%, per la contrazione di vendita dei prodotti che la contengono (cole, caramelle, gomme da masticare) e la riduzione dell’assortimento (-4,9%).

Le spezie

Andamento piatto per i 3 claim relativi alle spezie, che complessivamente valgono un giro d’affari di oltre 91 milioni di euro.

L’unico a crescere è ‘cannella’, +10,4%, per oltre 15 milioni di euro. Segnalata sulle etichette di 153 prodotti è cresciuta soprattutto nei gelati e negli infusi.

Per lo zenzero si rileva un calo di -1,7%, mentre la curcuma cede il 3%, anche per il taglio di quasi il -6% dell’offerta (ora a 228 referenze) su yogurt e pasta fresca.

Superfood, male il goji

Quella dei superfood è forse l’area più sensibile alle mode alimentari. Complessivamente i quattro claim esaminati cedono il -10,4% nelle vendite, che valgono 10,6 mln di euro.

Molto male il goji, che perde il 24,9, quasi un quarto del suo giro d’affari, pari a 6,3 milioni di euro. L’offerta a scaffale è diminuita di quasi il -30% (101 le referenze a scaffale) mentre la domanda ha continuato a crescere (+4,4%), con frutta secca e snack senza glutine tra le categorie in maggior evidenza.

Boom della spirulina

Molto bene il claim ‘matcha‘, +11,5%, soprattutto per il successo nel tè e nel caffè macinato in capsule. Vendite a +12,4% per ‘açai‘, cresciuto soprattutto nello yogurt funzionale e nelle tavolette e barrette di cioccolato fondente.

Il claim ‘spirulina’ si distingue nettamente dal gruppo. Il giro d’affari cresce del +63,2%, superando i 2,6 mln di euro. A favorirne il successo è l’offerta aumentata del +50,% (arrivata a 27 referenze).

Il metodo di lavorazione

Il richiamo al metodo di lavorazione compare in oltre 3mila prodotti (+8%) ma procura appena uno slancio di +0,2% del giro d’affari.

Tra tutti, il claim più diffuso è ‘trafilato’, tipico della pasta, stabile a + 0,1%. Il relativo richiamo ‘essiccazione’ segna invece – 4,5% di vendite.

Negativa è anche la tendenza di ‘estratto a freddo’ (-3,9%), ‘a lievitazione lenta/naturale’ (-18,2%), con pizze surgelate, merendine e prodotti da ricorrenza natalizia in contrazione, nei primi due casi per un minor utilizzo del claim.

Passione senza filtri

Cresce la passione per la birra ‘non filtrata’. Il relativo claim presente su 138 prodotti segna un +17,8% di vendite, per un totale di 139 mln di euro. Buoni i risultati anche per ‘lavorato a mano’, +6,7%, presente soprattutto su tonno e conserve di pesce. Su queste ultime, oltre che sui formaggi, per un totale di appena 85 referenze, è frequente il claim relativo alla ‘affumicatura‘, legato a una cresciuta del 17,4%.

La lavorazione ‘artigianale’ accomuna 642 referenze di varie categorie (come patatine, grissini, prodotti da ricorrenza e mozzarelle), le cui vendite sono aumentate del +11,8%.

La consistenza dell’alimento

11 claim riferiscono la consistenza dell’alimento. Il più diffuso è ‘croccante’, legato a un +5,8% del giro d’affari dei quasi 1.500 prodotti che lo vantano. Negative le vendite dei 1.284 prodotti presentati in etichetta come ‘cremoso‘ (-5,1%), a causa della minore domanda di di yogurt intero, sughi pronti freschi, crescenza e confetture. Giù anche i risultati legati ai richiami ‘soffice’ (-3,5%), ‘tenero’ (-6,3%), ‘ruvido‘ (-1,4%), ‘sottile‘ (-13,6%), ‘vellutato‘ (-3,4%), ‘fragrante‘ (-4,6%).

Aumento di vendite di +2,6% per i 907 prodotti con claim ‘morbido’. Trainano pane da tramezzini, basi, caffè, formaggi, merendine, praline e cioccolatini a fare da traino.

Bene anche ‘ripieno’ (+0,6%) e ‘farcito’ (+5,3%). Il primo è trainato da pasta fresca ripiena, snack dolci, ovetti di cioccolato e pasticceria. Il secondo soprattutto da dolci surgelati, basi e snack salati.

La X edizione di Osservatorio Immagino è disponibile a questo link.

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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