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Grana Padano DOP, prosegue la crescita del leader globale

Grana Padano DOP si conferma il leader indiscusso delle GIs (Geographical Indications) agroalimentari Made in Italy. Dal 2002 a oggi l’export è cresciuto a due cifre, anno su anno. E i volumi di produzione sono aumentati del 35,5%. Alcuni spunti per incrementare il Valore dei formaggi italiani a pasta dura.

Grana Padano DOP, la cifra del leader

Le performance del Grana Padano esprimono ‘numeri assolutamente inavvicinabili da qualsiasi altra DOP, non solo casearia‘, spiega Stefano Berni, direttore generale del Consorzio di Tutela.

I 3,2 milioni di forme lavorate nei primi sette mesi del 2019 (erano 4.932.996 quelle prodotte nel 2018) offrono la prospettiva di raggiungere, nel 2019, una produzione di 195mila tonnellate. 51mila tonnellate  in più, +35,5%, rispetto al 2002. Un volano per la domanda interna di latte italiano, 700 mila tonnellate dalle sole aree indicate nel disciplinare della DOP.

Grana Padano, la prima DOP del pianeta

Formaggio italiano DOP più venduto al mondo, il Grana Padano continua a mietere successi sui mercati internazionali. Nel periodo considerato, 2002-2019, le esportazioni sono cresciute a due cifre su base annuale, +10,25% la media. Fino alle 767.241 forme che si stimano a destino estero nel 2019.

Nell’esercizio in corso si stima quindi una quota di export pari al 42% circa della produzione. ‘Dati che fanno del Grana Padano un vero e proprio porta bandiera del gusto made in Italy nel mondo‘, sottolinea il direttore del Consorzio Stefano Berni.

Formaggi italiani a pasta dura, quali opportunità di crescita

La cifra del leader lascia breve spazio ai commenti, al di là di congratulazioni e tripudio. Una sola breve nota può venire indirizzata all’intero segmento dei formaggi italiani a pasta dura, che rimane unico e inimitabile.

La crescita in valore non accompagna spesso, purtroppo, quella in volume. E se è difficile rinunciare alla seconda – per mantenere produzioni e indotti che nutrono un enorme bacino di utenti – non si può giocare sulle tradizionali leve di mercato per spingere i listini verso l’alto.

Al Valore si può dunque lavorare investendo sui fattori oggi meglio riconosciuti dai consumAttori. In due parole, sostenibilità e trasparenza. Richiamando la fortunata esperienza del Cash-Mob etico, al Festival dello Sviluppo Sostenibile, si propone di considerare le seguenti opportunità:

– la sostenibilità, che trova massima espressione regolatoria nelle produzioni biologiche, può trovare un primo baluardo nella scelta di escludere la soia OGM dai mangimi utilizzati. Per sottrarre i nostri tesori dalla contaminazione di filiere incendiarie, (1)

– la trasparenza – di cui le DOP possono fregiarsi a priori, grazie a un regime serrato di regole e controlli (2) – può trovare coronamento in un sistema di blockchain pubblica. Per consentire ai consumatori globali di ‘toccare con smartphone‘ l’effettivo significato di produzioni autentiche, locali e tradizionali. Ma anche sostenibili e controllate. (3)

Dario Dongo

Note

(1) Vale la pena ricordare che l’Italia è leader europeo anche nella produzione di soia rigorosamente non OGM. Si lavora oggi nel Bel Paese circa 1 milione di ton di soia non OGM, di cui solo il 45% ha destino nazionale. Sebbene i costi della materia prima nazionale siano ormai allineati a quelli della commodity d’oltreoceano, 330-335€/ton, contro ogni logica si continua a favorire la soia OGM inondata di pesticidi, il cui costo ambientale è ulteriormente aggravato dai trasporti intercontinentali. Anziché lavorare ad accordi interprofessionali per alimentare la domanda interna (3 milioni di ton. circa) con la produzione locale da agricoltura sostenibile. Si vedano i precedenti articoli https://www.greatitalianfoodtrade.it/idee/ogm-tra-proclama-e-realtà-il-paradosso-italianohttps://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/agricoltura-sostenibile-l-abc

(2) Si veda il precedente articolo https://www.greatitalianfoodtrade.it/mercati/oliva-taggiasca-la-scialuppa-di-salvataggio

(3) Senza trascurare la possibilità di dare evidenza a elementi che in Italia diamo per acquisiti – quali stipendi dignitosi e diritti sindacali nel settore alimentare – e tuttavia ci distinguono favorevolmente rispetto ad altri Paesi. Nonché lavorare su altri elementi di valore, quali il benessere animale e le relative certificazioni

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