HomeMercatiFerrarelle veste PET riciclato. Autoprodotto, Made in Italy 

Ferrarelle veste PET riciclato. Autoprodotto, Made in Italy 

L’acqua minerale Ferrarelle cambia abito. Dopo l’estate è previsto l’avvio dell’imbottigliamento in PET riciclato (R-PET), con una modalità inedita. Le bottiglie vengono infatti prodotte dallo stesso titolare dei noti marchi Ferrarelle, Lete, Boario, Vitasnella e Natia. Sotto l’egida di economia circolare e creazione di valore sul territorio.

PET riciclato e vetro, Life Cycle Assessment (LCA) e gerarchia dei rifiuti

Il PET, polietilene tereftalato, è un materiale monopolimero. L’unico a poter venire utilizzato come materiale a contatto con gli alimenti (MOCA) a seguito del riciclo. Non essendo biodegradabile, come il polietilene ad esempio, rimane integro senza degradare in microplastiche. È teoricamente riciclabile all’infinito, come il vetro’, spiega a Great Italian Food Trade Giuseppe Dada, direttore della Qualità del gruppo Ferrarelle.

Il Life Cycle Assessment (LCA) del PET rivela inoltre un minore impatto sull’ambiente, a condizione del corretto destino a riciclo dopo l’utilizzo. Basti pensare che la temperatura di fusione del vetro è 1600 °C e per il suo riciclo bisogna raggiungere i 1000. Inoltre, una bottiglia in vetro atta a contenere 1 litro di liquido pesa in media 400 grammi, vale a dire che il costo ambientale dei trasporti aumenta di oltre il 40% (tenuto anche conto degli imballi secondari richiesti per prevenire le rotture). La bottiglia in PET pesa invece solo 20 grammi, in media, cioè il 95% in meno. E il suo materiale viene lavorato a 50-60°C, con dispendio energetico ben inferiore‘, prosegue Dada.

La questione è indubbiamente complessa, ove si considerino anche altri aspetti:

– la gerarchia dei rifiuti, integrata nel ‘Pacchetto Economia Circolare’, indica la prevenzione e il riutilizzo quali prime soluzioni da adottare, il riciclo quale subordinata,

– il vetro deriva da risorse naturali tendenzialmente illimitate, quali la sabbia silicea, mentre i polimeri vergini sono derivati dal petrolio,

– il vetro non presenta rischi di migrazione di sostanze potenzialmente tossiche negli alimenti custoditi nei contenitori, e preserva meglio le proprietà organolettiche di alcuni prodotti soprattutto (es. vino).

Non è semplice perciò identificare una soluzione ecologica onnivalente, sulla base degli attuali modelli di consumo. Si può invece certamente migliorare lo status quo. Eliminare e ridurre, a seconda dei casi, utilizzo e consumo di materiali plastici che possano venire sostituiti con materiali più rispettosi dell’ambiente. (1) Ridurre quanto più possibile l’impiego di imballaggi e in particolare di quelli monouso. (2) Promuovere il riutilizzo, in primis, e il riciclo secondariamente di ogni materiale, in aree quanto possibili vicine a quelle di consumo e riutilizzo.

PET riciclato Made in Italy, l’investimento del gruppo Ferrarelle

Il gruppo Ferrarelle ha avviato a Presenzano (Caserta, a 15 km circa dall’area di imbottigliamento), a inizio 2019, un impianto di riciclo e lavorazione del PET riciclato (R-PET). Un investimento di circa 27 milioni di euro che si propone come una soluzione green per recuperare le bottiglie consumate sul territorio e trasformarle in nuove bottiglie. Da riempire nuovamente di acqua minerale, nelle vicine sorgenti, senza fare viaggiare i materiali per migliaia di km.

A regime, l’impianto R-PET di Ferrarelle sarà in grado di lavorare 23mila ton/anno di Pet riciclato (pari a circa 1,150 miliardi di bottiglie da 1 litro). Soddisfatto il fabbisogno dei 6 marchi di acqua minerale del gruppo, stimato in 15mila tonnellate, la restante quota, pari al 35% della capacità produttiva, verrà venduta ad altri operatori. Per rispondere a una domanda interna ora in buona parte assorbita da impianti localizzati in Austria.

Sotto il segno della sostenibilità e dell’economia circolare, alla famiglia Portecorvo – che ha acquistato il marchio Ferrarelle da Danone, nel 2005 – va anche il merito di avere creato un’oasi ecologica nei 150 ettari di terreno che circondano le sorgenti. Là dove un tempo i suoli erano incolti o destinati a erba medica è stata avviata un’azienda agricola biologica, un ecosistema ‘incontaminato per legge’. Miele, olio extravergine d’oliva, nocciole e altri prodotti possono venire acquistati o consumati in loco, nel ristorante aperto presso l’antica masseria.

R-PET Made in Italy, il consorzio CORIPET

Protagonista dell’operazione R-PET è CORIPET, il consorzio autonomo per la rilavorazione del PET ‘bottiglia-bottiglia’. (2) Sono serviti ben 4 anni a ottenere il riconoscimento dal ministero dell’Ambiente, con un ritardo che è valso milioni di euro di mancati guadagni, a favore della concorrenza austriaca (!). E non sono mancate le battaglie legali, come quella innescata da COREPLA – il consorzio di riciclo della plastica – che pretendeva di mantenere il monopolio, poi negato dall’Antitrust (Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato, AGCM).

La qualità del PET da avviare a riciclo per la produzione di nuovi MOCA è una sfida di non poco conto per il successo di questa filiera. L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha invero chiarito che la materia prima deve venire costituita per almeno il 95% da polietilene tereftalato per uso alimentare. (3)

La soluzione risiede dunque nel migliorare la selezione del materiale destinato a riciclo. Nei progetti di CORIPET primeggia la collocazione, presso i negozi della GDO, di ecocompattatori per bottiglie in PET per uso alimentare. Con un meccanismo premiale, volto a ‘ricompensare’ e così incentivare i comportamenti virtuosi dei consumAttori. Un sistema di raccolta mirata, che nel medio termine si auspica potrà prevalere sulla pur differenziata ma non altrettanto selettiva raccolta dei Comuni italiani.

Dario Dongo e Marta Strinati

Note

(1) Portando avanti senza esitazioni né inaccettabili compromessi (quali l’esclusione dei bicchieri in plastica) il percorso avviato con la direttiva SUPs (Single-Use Plastics Directive) . In merito all’utilizzo di carta e derivati, si veda anche https://www.greatitalianfoodtrade.it/imballaggi/contaminanti-nei-materiali-a-contatto-con-gli-alimenti-carta-cartone-e-inchiostri-rapporto-beuc

(2) I consorziati CORIPET (V. https://www.coripet.it/about-us) sono:

– 19 produttori di alimenti (Sanpellegrino SpA del gruppo Nestlè, Ferrarelle SpA, Lete SpA, Acque Minerali d’Italia SpA, Drink Cup Srl, Maniva Srl, Fonte Santafiora SpA, Centrale del Latte di Brescia SpA, Granarolo SpA, Parmalat SpA, Ariete Fattoria Latte Sano SpA, Centrale del Latte di Roma SpA, Sorgenti S. Stefano SpA, Trevilatte, Olitalia Srl, Centrale del Latte Italia SpA, Centrale del Latte Vicenza SpA, SEM SpA),

– 3 produttrori di preforme, nella categoria converter (Gardaplast SpA, Ifap SpA, Retal Italia Srl),

– 3 imprese di riciclo di PET nella categoria riciclatori (Dentis Recycling Italy Srl, Aliplast SpA del Gruppo Hera, Valplastic Srl)

(3) V. sito EFSA (European Food Safety Authority), area Plastics and plastic recyclinghttps://www.efsa.europa.eu/en/topics/topic/plastics-and-plastic-recycling

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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