Covid-19. Agricoltori e distribuzione tradizionale si organizzano per fornire la spesa a domicilio. Dopo il flop della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) nell’ecommerce alimentare – che a marzo 2020 ha registrato una crescita del 47% rispetto all’anno precedente, salvo andare in tilt sui siti e nelle consegne – fioriscono nuove iniziative per consegnare alimenti e altri prodotti nelle abitazioni degli italiani costretti a casa dall’emergenza coronavirus.
Botteghe in rete su iorestoacasa.delivery
www.iorestoacasa.delivery è il neonato portale che raccoglie i piccoli esercizi commerciali, dagli alimentari alle farmacie. Si tratta di un sito ‘glocal‘, che aspira a riunire su una piattaforma nazionale i rivenditori locali. Inserendo sul sito il proprio CAP (Codice di Avviamento Postale), si accede a una selezione dei negozi disponibili alla consegna della spesa a domicilio.
‘Nei piccoli centri spesso non si trovano tutti i beni di cui si ha necessità, occorre guardare al paese vicino. Ma questo diventava difficile. Con www.iorestoacasa.delivery cerchiamo di fare questo’ (Corrado Tonello, ideatore dell’iniziativa realizzata da Ennevolte con Loud Digital Studio).
Il successo dell’iniziativa dipende dalla partecipazione di tutti. Per aumentare l’offerta, gli organizzatori invitano gli esercenti a iscriversi al servizio (gratuito) e i consumatori a sollecitare l’iscrizione dei negozianti di prossimità. La consegna a domicilio non è necessariamente gratuita – auspichiamo anzi che si promuova una policy condivisa di gratuità per disabili, anziani e malati – poiché dipende dalle politiche di ciascun negozio.
Agricoltori e coltivatori direttamente a casa
Frutta e verdura fresche e a km0, carne, formaggio, conserve e vari altri alimenti – tanto meglio se bio – vengono a loro volta consegnati a domicilio da un crescente numero di produttori locali. La filiera corta inizia a organizzarsi, finalmente (!). L’iniziativa più pubblicizzata è la consegna di pacchi alimentari da parte degli operatori associati a Campagna Amica, la fondazione di Coldiretti che in tempi normali anima mercati agricoli molto frequentati nelle città.
Piccole iniziative locali nascono qua e là come funghi. Innovazione digitale, social network e organizzazione delle consegne di preziosi prodotti biologici locali, alimenti tipici. A Conegliano e dintorni, per esempio, è attiva la Rete contadina, che consegna a domicilio prodotti bio. Nella zona di Varese un gruppo di amici ha invece attivato Autentico, all’insegna del motto #VareseNonMolla in partnership con negozianti e produttori locali.
Work in progress. Le referenze a volte sono poche, non abbastanza per formare il paniere della spesa ordinaria. E non è facile organizzare in pochi giorni l’informazione al consumatore, che è obbligatoria anche nelle vendite a distanza. Comunicare la provenienza delle arance distribuite a Varese, per esempio. Poca cosa comunque rispetto alle sistematiche violazioni delle regole cogenti da parte di Amazon, che addirittura contrabbanda pesticidi fuorilegge.
L’agricoltura contadina abbandonata dalla politica
L’agricoltura contadina è abbandonata dalla politica, a livello nazionale e locale. I suoi protagonisti, costretti all’ingiusta chiusura dei mercati contadini, si trovano così ora costretti a organizzare in tempi brevi sistemi di consegna, rischiando altrimenti lo spreco alimentare. È il caso della decina di agricoltori e produttori che ogni domenica partecipavano al mercato bio organizzato dai nostri amici dell’associazione Roma Open Lab alla CAE (Città dell’Altra Economia), nell’ex Mattatoio di Testaccio, nel cuore di Roma.
Frutta e verdura bio appena raccolta nei campi delle campagne laziali, formaggi artigianali dal latte d’erba di animali al pascolo in Abruzzo, vini biologici e naturali a prezzi popolari, pane bio a lievitazione naturale appena sfornato. Una carrellata di alimenti eccezionali, per qualità e prezzo, incagliata nei divieti di fare mercato decisa dai Comuni, superando le disposizioni nazionali, come sottolinea la Rete rurale italiana.
Privi delle risorse delle grandi organizzazioni, i piccoli produttori che tutelano ambiente e salute, cellule vitali della sovranità alimentare, pagano oggi il prezzo più alto nella filiera agroalimentare. Ancora attiva con i motori al massimo, per fortuna, ma disattenta ai tesori dell’agricoltura contadina sui territori.
Il ‘supermercato di condominio’
Il primo ‘Supermercato di condominio’ apre intanto a Milano, su iniziativa di FrescoFrigo. La startup italiana ha installato 5 frigoriferi ‘intelligenti’ nel complesso residenziale Social Village Cascina Merlata, a nord-ovest di Milano, a servizio delle oltre 900 persone che risiedono nei 397 appartamenti.
L’assortimento è composto da una varietà di piatti pronti, bevande e frullati, frutta e verdura, salumi e formaggi, latte e uova. Le forniture provengono da operatori locali e i prezzi sono gli stessi dei canali tradizionali.

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".