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Cinghiali, convertire un problema in una risorsa

Il 15 luglio 2024 i servizi pubblici veterinari di Bari (Puglia) hanno organizzato un convegno sulla opportunità di convertire un problema – l’invasione del territorio italiano da cinghiali, con gravi danni all’agricoltura e rischio di diffusione incontrollata di zoonosi e malattie animali quali la peste suina africana – in una risorsa per la società e l’economia. (1)

1) Cinghiali, l’invasione incontrollata in Italia

L’invasione incontrollata di cinghiali sull’intero territorio della penisola italiana continua ad aumentare, anche nelle regioni del Sud quali la Puglia. È perciò indispensabile esaminare gli squilibri nella relazione tra ecosistemi, uomo e animali – in una logica ‘One Health’ – per poter gestire in modo appropriato una serie di criticità:

– devastazione di colture anche pregiate, quali uve e legumi in Puglia. Ed è interminabile il carosello di rivendicazioni sindacali, stima dei danni e indennizzi pubblici, con erogazioni anche degli Enti Parchi, insoddisfacenti oltreché inidonei a mitigare un guaio ricorrente

– pericoli altresì irrimediabili di sicurezza stradale

– rischi sanitari di zoonosi, vale a dire virus e malattie trasmissibili all’uomo (es. Trichinella)

– danni gravi alla sanità animale e all’economia della filiera suinicola (allevamenti, macelli, imprese di trasformazione), in caso di diffusione della peste suina africana. (2)

2) Controllo, controlli ufficiali, valorizzazione

Il prelievo selettivo dei suidi selvatici era stato sperimentato, nella regione Puglia, senza tuttavia ottenere risultati significativi. Le autorità sanitarie stanno perciò valutando l’opportunità di un effettivo coinvolgimento delle associazioni venatorie, per controllare la proliferazione di questa specie invasiva e i problemi sopra accennati.

Il controllo della popolazione di cinghiali attraverso la caccia, in questa logica, può valere al contempo a valorizzare le loro carni sotto la garanzia di rigorosi controlli veterinari. La selvaggina cacciata viene perciò trasferita in stabilimenti di sezionamento riconosciuti ai sensi del Regolamento (EU) No 853/04 – spesso già presenti nei mattatoi in funzione, oltreché dotati di personale medico veterinario – ovvero presso un Centro Lavorazione Selvaggina.

I Centri di Lavorazione della Selvaggina possono venire allestiti grazie ai fondi regionali, a costo zero per i cacciatori. I quali invece cosi ricevono la garanzia di carni sicure per i consumatori, ottenute in strutture evolute dal punto di vista sanitario.

3) Filiera delle carni di cinghiale

Le procedure sanitarie a garanzia di una corretta gestione della filiera delle carni di cinghiale, definite in Conferenza permanente per i rapporti Stato-Regioni 25.3.21 n. 34, consentono di inserire tali prodotti sul mercato e così anche offrire un’adeguata retribuzione ai cacciatori.

La selvaggina cacciata, secondo quanto prescritto, deve venire trasferita in stabilimenti riconosciuti ai sensi del Regolamento (EU) No 853/04 (DGR 612/2007 Regine Puglia Sez. IV), oltreché dotati di personale medico veterinario. Ovvero presso un Centro Lavorazione Selvaggina. Così da garantire una gestione appropriata dal punto di vista igienico-sanitario.

4) Visioni

Si prospettano altresì ipotesi di cattura dei cinghiali in aree protette senza attività venatorie, bensì tramite gabbie gestite da remoto e stordimento in tunnel di uscita dalle gabbie stesse. Tali ipotesi sono peraltro ancora in attesa di studi di fattibilità e sperimentazione.

La visione prospettata potrebbe articolarsi nelle fasi che seguono:

  • cattura con gabbie gestite da remoto
  • stordimento in tunnel d’uscita dalla gabbia
  • dissanguamento ed eviscerazione
  • stoccaggio in container con cella frigo
  • trasferimento in Centro Lavorazione Selvaggina con tolettatura e stoccaggio in cella frigo per refrigerazione carcassa
  • visita ispettiva del servizio veterinario di competenza
  • prelievo dei campioni di organi e muscoli, per indagini scientifiche nell’ambito del progetto pilota ‘Dipartimento di Medicina Veterinaria’
  • avvio delle carcasse, divise in quarti per commercializzazione, dissezione, lavorazione delle carni in laboratorio annesso al CLS.

5) Conclusioni provvisorie

Le misure di controllo della popolazione dei suidi selvatici stabilite dalla Regione Puglia con il Piano Regionale di Interventi Urgenti per la gestione e l’eradicazione della peste suina africana meritano attenzione, anche da parte delle altre Regioni e Province Autonome.

A maggior ragione dopo il fallimento del governo italiano nella gestione della crisi della ‘African Swine Fever’ che ha ormai raggiunto ben otto regioni. Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Calabria.

La caccia è solo uno degli strumenti di mitigazione del rischio, come accennato nel rapporto rapporto di ispezione dei veterinari europei in Lombardia ed Emilia-Romagna. (3) Non perciò deve venire sottovalutata, assieme alle cruciali misure di compartimentazione.

Dario Dongo e Michele Polignieri

Note

(1) Il convegno è stato organizzato dal Servizio Veterinario SIAV B (Igiene degli Alimenti di Origine Animale), Dipartimento di Prevenzione della ASL Bari, Macroarea Nord. Con interventi del direttore generale della ASL Bari, avvocato Luigi Fruscio, il direttore del Dipartimento di Prevenzione Fulvio Longo, il dirigente della sezione Promozione della Salute e del Benessere Regione Puglia Onofrio Mongelli, i rappresentanti dell’ambito territoriale di caccia della Provincia di Bari e delle relative sezioni di Federazione Italiana della Caccia e Libera Caccia

(2) Dario Dongo, Andrea Adelmo Della Penna. Peste suina africana, la soluzione indispensabile. GIFT (Great Italian Food Trade). 7.6.24

(3) African swine fever. EUVET mission to Lombardia and Emilia Romagna, Italy (2- 4 July 2024) https://tinyurl.com/yc24e3fv 

Dirigente medico veterinario presso la ASL di Bari, master in Cultura alimentare all’università di Roma Tor Vergata, membro del panel sull’olio extra vergine di oliva alla Camera di Commercio di Bari e vivace critico gastronomico.

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