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Carne, latte e formaggi. Il progetto Filierba di UniTo monitora i consumi dei giovani

Quanti e quali alimenti di origine animale (carne, latte e formaggi) consumano i giovani e con quali preferenze è il campo d’indagine di una ricerca condotta dall’Università di Torino nell’ambito del progetto Filierba, che studia le filiere alimentari da erba della specie bovina, in cui l’alimentazione animale sia basata sull’uso di foraggi polifiti (composti da almeno cinque essenze vegetali diverse).

Il sondaggio, avviato nel 2022 e concluso nei giorni scorsi, è stato condotto dal Dipartimento di Management dell’Università di Torino, sotto il coordinamento del professore Giovanni Peira.

Giovani studenti e donne i più partecipi all’inchiesta

I ricercatori dell’ateneo piemontese hanno approntato un questionario online, indirizzandolo prevalentemente ai propri studenti. L’indagine ha riguardato le abitudini al consumo e la percezione che i Millennials e gli appartenenti alla Generazione Z hanno della carne e dei prodotti lattiero-caseari suddetti.

Hanno partecipato all’indagine 1750 persone, per l’88% domiciliati in Piemonte, in prevalenza giovani under-25 (81%), impegnati negli studi (77%) e soprattutto donne (71%).

Buona anche la presenza di intervistati tra i 30 e i 50 anni (15%), e marginale quella degli over-50 (4%).

Considerevoli i consumi di latte e carne, nel rispetto di animali e ambiente

Tra le abitudini generali di consumo si registra che il 90% circa del campione intervistato (dato medio) consuma carne bovina (86%) e prodotti lattiero-caseari (93% complessivo, di cui 75% formaggio, 69% latte, 65% burro), senza però essere troppo coinvolto nei loro acquisti (45% per la carne, 58% per i prodotti lattiero-caseari).

Le due tipologie di prodotto hanno fatto registrare un’elevata frequenza di consumo, con il 70% delle persone che ha dichiarato di mangiare carne e prodotti lattiero-caseari una o più volte a settimana.

Tra gli elementi tenuti in considerazione nelle scelte di acquisto, si evidenziano freschezza, sapore e modalità di produzioni rispettose degli animali e dell’ambiente, mentre tra gli aspetti ritenuti trascurabili figurano i marchi di aziende e associazioni per la tutela delle razze bovine, quelli delle catene di distribuzione, e i prodotti presentati come ‘premium’.

Il tipo di allevamento

Dalle risposte al questionario emerge che il 28% dei giovani presta attenzione al metodo di allevamento degli animali da reddito.

Le caratteristiche dei mangimi considerate più importanti sono

– assenza di farmaci (antibiotici),

– origine locale,

– produzione biologica.

Meno conosciuta è invece l’importanza della composizione dell’alimentazione dei bovini.

Il 32% conosce la carne grass-fed ma solo la metà di essi la consuma

Il 32% dei consumatori, mediante il web, l’università o la famiglia, conosce l’esistenza di prodotti lattiero-caseari e di carni provenienti da animali alimentati con foraggi freschi (erba fresca) e conservati (fieno e insilato) di provenienza prativa, denominati comunemente ‘erba-fieno’, ‘grass-fed’ o anche ‘pasture-fed’.

Solo il 17% del campione, tuttavia, ha consumato questi prodotti: principalmente formaggi e carni, e in misura minore latte, yogurt e burro.

Tali acquisti sono effettuati nell’ordine presso aziende agricole, in negozi di prossimità e nei supermercati.

Il 72% spenderebbe di più per carne e latte da erba e fieno

Alla domanda circa l’interesse per i prodotti ottenuti da foraggi polifiti, i due terzi dei consumatori (66%) ha espresso propensione all’acquisto, mentre il 13% ha risposto negativamente (il 21% non sa).

L’attenzione degli intervistati è principalmente rivolta verso carni e formaggi, e riguarda in misura minore latte, yogurt e burro.

La maggior parte dei consumatori (72%) si dichiara maggiormente incentivata ad acquistare questi prodotti se fossero disponibili maggiori informazioni circa la tracciabilità e la filiera produttiva.

Il concreto interesse verso alimenti da animali alimentati con almeno il 60% di foraggi polifiti è testimoniato dalla ampia propensione a spendere di più per averli:

– il 52% degli intervistati si dichiara disposto a spendere il 20% in più rispetto ai prodotti convenzionali,

– il 20% si spingerebbe anche ad un +40%.

Al contrario, il 21% degli intervistati vorrebbe prezzi in linea con i prodotti comunemente in commercio, mentre il 7% vorrebbe persino pagarli meno.

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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