Il biologico in Italia continua a crescere, nonostante le difficoltà. La tendenza è descritta nel rapporto ‘Bio in cifre 2024’, redatto da redatto da Ismea e dal CIHEAM-Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari sulla base del SINAB, il Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica.
Superfici bio in aumento
Le superfici agricole coltivate con metodo biologico – senza chimica di sintesi – sono aumentate di 106mila ettari, raggiungendo i 2,46 milioni di ettari, con un incremento del 4,5% rispetto all’anno precedente. La crescita ha riguardato principalmente le regioni centrali e settentrionali.
La SAU (Superficie agricola utilizzata) coltivata a biologico in Italia rappresenta quasi un quinto (19,8%) di quella complessiva. La quota è tra le più elevate in Europa e avvicina ulteriormente l’Italia all’obiettivo del 25% di SAU coltivata a bio entro il 2030, fissato dalla Commissione europea nel contesto della strategia Farm to fork (target già raggiunto da 6 regioni italiane).
Più produttori-preparatori
Il numero degli operatori è cresciuto poco (+1,8% a 94.441 unità, rispetto al 7,7% del 2022).
L’incremento, rileva ‘Bio in cifre 2024’, riguarda soprattutto le 84.000 aziende agricole (l’89% del totale degli operatori biologici) e, tra queste, in particolare la componente dei produttori/preparatori, a conferma della tendenza a introdurre in azienda l’attività di prima trasformazione per trattenere una quota maggiore di valore aggiunto.
L’impiego agricolo delle superfici è così articolato
- seminativi (42,1%)
- prati e pascoli (29,7%)
- colture permanenti (22,8%)
- ortaggi (2,5%).
Consumi in stasi
I consumi domestici di prodotti biologici nel solo canale della Gdo hanno toccato i 3,8 miliardi di euro. L’incremento a valore è del +5,2% sul 2022 (il tasso di crescita più sostenuto degli ultimi anni), a fronte di volumi invariati.
La tendenza è conforme alla dinamica generale degli acquisti di prodotti alimentari. Come riferito dall’Osservatorio Immagino, sulla spinta dei rincari cresce il fatturato ma calano i volumi venduti.
Nel biologico, tuttavia, la spinta inflattiva risulta inferiore a quella osservata nell’agroalimentare ‘convenzionale’, cioè non bio, ove gli acquisti sono cresciuti dell’8,1% in valore, ma scesi dell’1,1% in quantità.
Marta Strinati
Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".