L’allevamento dei conigli da carne deve cambiare. Le gabbie più diffuse sono troppo piccole e provocano sofferenze all’animale. È dunque necessario migliorarle e ampliarne la dimensione. Così conclude l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA). Infliggendo un duro colpo a un settore già in decrescita. Secondo i dati Ismea, nel 2019 i consumi di carne di coniglio sono diminuiti in misura significativa (-17%), rispetto all’anno precedente. (1)
La protesta degli allevatori di conigli
Già l’estate scorsa, come avevamo riferito, gli allevatori avevano avviato proteste ‘preventive’. Sostenuti dall’assessore lombardo all’Agricoltura, Fabio Rolfi, denunciavano la deriva animalista del governo e il presunto arrivo di linee guida sul benessere dei conigli da allevamento che avrebbero aumentato i costi di produzione.
Le linee guida, l’estate scorsa, erano solo un’ipotesi. L’EFSA stava invece già lavorando, su incarico del Parlamento europeo, a un’opinione scientifica sul benessere animale nell’allevamento dei conigli per aggiornare il precedente parere, che risaliva al 2005. E a distanza di 15 anni, il 9.1.20 gli esperti dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare hanno rassegnato le proprie conclusioni sull’argomento. (2)
Le campagne per il benessere animale nella coniglicoltura intanto proseguono. Già nel 2016, con la campagna ‘Coraggio coniglio’, la LAV (Lega anti vivisezione) aveva documentato le sofferenze di questi animali in gabbia e avviato una raccolta di firme per vietare addirittura il consumo delle loro carni. Con l’obiettivo di ottenerne la qualifica legale di animale da compagnia, al pari di cani e gatti. Tale proposta non ha peraltro ricevuto seguito.
Le gabbie della vergogna
La campagna End the Cage Age di Compassion In World Farming (CIWF) ha invece raccolto ampi consensi. È stata infatti la raccolta di firme organizzata da CIWF, la più importante ONG impegnata nel benessere degli animali allevati a scopo alimentare a costringere il Parlamento europeo ad affrontare il tema e incaricare EFSA di formulare un parere scientifico.
Le condizioni dei conigli in gabbia risultano ormai intollerabili. Gli animali, costretti in gabbie reticolate staccate dal suolo e piccole quanto un foglio A4, non possono muoversi. Si feriscono alle zampe e si ammalano. E neppure le filiere più virtuose nella zootecnia italiana – come quelle organizzate da Coop Italia, con il programma ‘Alleviamo Salute’ – sono finora riuscite a escludere l’impiego di antibiotici nella cunicoltura. Sebbene l’OMS, nel proprio rapporto 29.4.19 sulla antibiotico-resistenza, abbia sottolineato che ‘non c’è tempo da perdere’.
Note
(1) V. ISMEA – Conigli Report mercati. Aggiornamento alla settimana n. 52 dal 16 al 29 dicembre 2019
(2) Søren Saxmose Nielsen, Julio Alvarez, Dominique Joseph Bicout, Paolo Calistri, Klaus Depner, Julian Ashley Drewe et al. Health and welfare of rabbits farmed in different production systems. Scientific Opinion EFSA Panel on Animal Health and Welfare (AHAW) 2020. https://doi.org/10.2903/j.efsa.2020.5944

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".