Alimenti con insetti? Il più ampio sondaggio finora condotto in Italia – di cui pubblichiamo l’esito, in anteprima nazionale – mostra che 1 consumatore su 5 è disposto all’assaggio. Sotto forma di farine proteiche inserite in altri alimenti, magari, come è uso in altri Paesi d’Europa.
Cibi con insetti, perché?
L’indice di conversione degli insetti (dal mangime al prodotto) esprime un’efficienza straordinaria, sconosciuta al resto del mondo animale. Con un risparmio di acqua altrettanto significativo e importante, considerato che l’OCSE prevede in Italia un aumento del deficit idrico fino al 25%, di qui ai prossimi anni. Senza bisogno di ricordare il bisogno di nutrire una popolazione globale in crescita che è sempre più affamata.
A livello nutritivo, gli insetti forniscono proteine di qualità (con apprezzabili tenori di aminoacidi essenziali) nonché minerali come ferro, potassio, fosforo, calcio. Rappresentano una fonte alimentare altamente sostenibile e, sebbene ancora lontani dalle nostre abitudini, possono venire aggiunti sotto forma di farina in varie matrici alimentari a partire da prodotti da forno, pasta, snack e alimenti rivolti agli sportivi.
Dall’entomologia all’entomofagia, l’Autrice della ricerca (Carlotta Totaro Fila) ha perciò condotto un’indagine online, avvalendosi del sostegno di Great Italian Food Trade. Con l’obiettivo di verificare la concreta propensione dei consumatori italiani all’assaggio di alimenti che contengano farina di insetti. Oltre 1900 gli intervistati sul territorio nazionale.
Cibo con insetti, 1 italiano su 5 è disposto all’assaggio
Al di là della celebrazione del proprio patrimonio di cultura alimentare, che può competere solo con quello cinese, gli italiani rivelano una buona dose di pragmatismo. Al punto che, tra le 1554 risposte utilizzate per l’analisi del modello statistico, il 20% ha manifestato una convinta propensione all’assaggio di cibi addizionati di farine proteiche da ‘animaletti’.
I drivers di scelta prevalenti sono risultati essere quattro:
1- Fattore ‘convenience’. Vale a dire la ‘convenienza’ nel senso più ampio, la disponibilità di un prodotto di sapore gradevole e facile da consumare, a un buon rapporto qualità-prezzo,
2- Fattore sicurezza. Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, i consumatori apprezzano l’idea di fonti di proteine animali che siano prive di residui di antibiotici, controllate e sicure,
3- Fattore nutrizione. Viene apprezzata la straordinaria ricchezza in proteine e microelementi (come ferro, potassio e fosforo),
4- Fattore ‘Made in Italy’. L’italianità dell’alimento è motivo di attrazione, e questo potenziale claim è stato inserito per misurare la sua importanza nel determinare la propensione all’assaggio.
I consumatori intervistati sono stati divisi in 6 gruppi, dopo avere analizzato la loro propensione ai viaggi, il consumo di carne, l’attitudine allo sport, livello di istruzione, eventuali allergie, genere e altri fattori socio-demografici. Alcuni gruppi sono rimasti indifferenti o poco propensi all’assaggio di questi alimenti. Ci si sofferma sui due gruppi di ‘candidati assaggiatori’.
Il gruppo più spiccatamente orientato a consumare cibi con farine di animaletti è costituito in prevalenza da uomini che risiedono al Nord, con livello di istruzione elevato (laurea o master). Costoro sono interessati a premiare un prodotto ricco di proteine a basso impatto ambientale e micronutrienti, senza badar più di tanto al ‘100% Made in Italy’. Hanno viaggiato in località esotiche, assaggiando cibi estranei alla nostra cultura bensì tipici delle etnie locali. E hanno già provato, se pure occasionalmente, alimenti ‘insoliti’ quali lumache, rane o formaggi coi vermi. Sono sensibili ai temi ambientali e onnivori, nel senso di consumare carne come la media del campione. Praticano regolare attività sportiva e hanno già acquistato prodotti iperproteici per favorire la forma. Nessuna allergia alimentare dichiarata.
Il secondo gruppo di consumatori molto vocato all’assaggio ha un profilo diverso e qualche resistenza in più. Il fattore dominante di scelta per questi soggetti è la sicurezza, intesa anche nei termini di assenza di residui di antibiotici nel prodotto finito. Si tratta in prevalenza di donne di età superiore ai 45 anni che vivono al Centro-Sud. Livello di istruzione inferiore a quello del primo gruppo, spiccata sensibilità verso la tutela dell’ambiente e sostenibilità. Pratica sportiva regolare ma non accompagnata da cibi iperproteici, consumo di carne inferiore alla media del campione. Rare esperienze di viaggi esotici.
Carlotta Totaro Fila e Dario Dongo