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Trichinella, il parassita invisibile

La trichinellosi, malattia causata da infestazione di parassiti che appartengono al genere Trichinella, è divenuta ormai sporadica grazie alla capillarità dei controlli pubblici ufficiali e la maggior attenzione a evitare il consumo di carni crude o poco cotte delle specie equina, suina e di cinghiale.

È una delle zoonosi sottoposte a sorveglianza in tutti i Paesi membri. I Paesi più colpiti nel 2018 sono stati Bulgaria e Romania, che hanno segnalato 45 e 25 casi di trichenellosi umana, a fronte dei soli due casi notificati dall’Italia (EFSA, ECDC, 2019).

Trichinella, il parassita invisibile

Trichinella è un verme tondo (nematode) che svolge gran parte del suo ciclo vitale in alcune specie animali, le quali, pur essendo infestate, non presentano segni clinici di malattia. Il parassita si incista nelle fibre muscolari di animali carnivori od onnivori, che si infestano alimentandosi delle carni di soggetti parassitati. L’uomo si infesta soprattutto ingerendo carni crude o poco cotte di suidi (suino e cinghiale) ma il parassita si trova anche nei muscoli di volpi, lupi, procioni, orsi, linci e mustelidi (EFSA, 2011).

T. spiralis – diffusa soprattutto nei suini e cinghiali, rara in altri carnivori – è la più nota tra le quattro specie di Trichinella presenti in Europa, oltre a essere la specie più patogena per l’uomo. La specie T. nativa è presente soprattutto nei carnivori selvatici in Nord Europa, mentre T. britovi è diffusa sia nei carnivori selvatici che nei suidi. Infine, T. pseudospiralis infesta sia mammiferi che uccelli (carnivori e onnivori), è diffusa in varie aree del vecchio continente ma è rara in Italia (Ministero della Salute, 2020).

Carni equine, suine e di cinghiale, cuocere con cura

Diversi focolai di trichinellosi per consumo di carni equine stati segnalati tra il 1975 e il 2005 sia in Francia che in Italia, gli unici Paesi europei ove le carni di cavallo si consumino crude. Il cavallo a ben vedere non dovrebbe rientrare tra le specie a rischio, in quanto animale erbivoro. Pur tuttavia la carne equina, in particolare quella di animali dell’Europa dell’Est, ha rappresentato per decenni un pericolo per il consumatore. Probabilmente, secondo quanto riportato dall’Istituto Superiore di Sanità, perché alimentati con pastoni contenenti avanzi della macellazione dei suini.

Le abitudini alimentari incidono quindi fortemente sulla diffusione della trichinellosi umana, in quanto il consumo di carne equina cruda – così come il consumo di carni suina e di cinghiale cruda (salsicce fresche, salami) o poco cotta – aumenta il rischio di trasmissione al consumatore.

Trichinellosi, i rischi per l’uomo

Le larve incistate nelle carni dei suidi o degli equini, a seguito del loro consumo da parte di esseri umani, si liberano nello stomaco dell’uomo e attraversano la parete del piccolo intestino, dove si sviluppano in larve adulte. Le femmine generano nuove larve che, tramite i vasi linfatici, raggiungono i tessuti muscolari, dove si localizzano dando origine alle cisti tissutali. Dopo mesi o anni, le cisti possono andare incontro a calcificazione (Gottstein et al., 2009).

Le infestazioni da Trichinella nell’uomo possono essere silenti, se le larve ingerite sono poche. Tuttavia, nella maggior parte dei casi la trichinellosi si manifesta inizialmente con disordini gastrointestinali, febbre e debolezza, seguiti da dolori muscolari e articolari, difficoltà respiratorie e gravi complicazioni, come miocarditi. In alcuni casi si manifestano anche edemi periorbitali o facciali ed emorragie subungueali (sotto le unghie). I casi letali sono rari e sono legati a infestazioni massicce accompagnate da complicazioni cliniche (Gottstein et al., 2009). I sintomi sistemici appaiono in genere a distanza di 8-15 giorni dall’ingestione della carne contenente le cisti di Trichinella (EFSA, 2011).

Controlli pubblici ufficiali

Il controllo di Trichinella è obbligatorio, a livello europeo, nelle strutture di macellazione delle specie animali sensibili, quai suini ed equini. Anche le carni di cinghiale – che attualmente rappresentano il principale veicolo di Trichinella – sono sottoposte a controllo obbligatorio. Il regolamento (UE) n. 2015/1375 prescrive il prelievo e la ricerca delle larve su una porzione muscolare su tutte le carcasse di suini, equini e cinghiali. Solo i suini allevati in condizioni di stabulazione controllata, certificati Trichinella-free, sono esentati dal controllo sistematico in macello, che viene perciò eseguito sul 10% dei capi anziché sulla loro totalità.

La capillarità dei controlli assicura l’individuazione dei capi parassitati. Basti pensare che nel 2018 in tutta Europa nessun suino allevato in condizioni di biosicurezza è risultato positivo, mentre la positività ha interessato solo lo 0,0002% dei suini provenienti da allevamenti non Trichinella free. Questa percentuale sale allo 0,09% nei cinghiali cacciati e all’1,6% nelle volpi (EFSA ed ECDC, 2019). Le carcasse degli animali infestati da Trichinella sono dichiarate non idonee al consumo umano e devono venire distrutte.

Silvia Bonardi

Bibliografia

1) EFSA, European Food Safety Authority (2011). Scientific Report on Technical specifications on harmonised epidemiological indicators for public health hazards to be covered by meat inspection of swine. EFSA Journal 2011; 9(10):2371. [125 pp.] doi:10.2903/j.efsa.2011.2371.

2) EFSA, ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), 2019. The European Union One Health 2018 Zoonoses Report. EFSA Journal 2019;17(12):5926, 276 pp. https://doi.org/10.2903/j.efsa.2019.5926

3) Gottstein B, Pozio E, Nöckler K (2009). Epidemiology, diagnosis, treatment, and control of trichinellosis. Clinical Microbiology Reviews 22, 127–145. doi: 10.1128/CMR.00026-08. PMID: 19136437; PMCID: PMC2620635

4) Reg. (UE) 2015/1375, che definisce norme specifiche applicabili ai controlli ufficiali relativi alla presenza di Trichine nelle carni. Testo consolidato al 14.10.20 su https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A02015R1375-20201104

Laureata in Medicina Veterinaria e Specialista in Ispezione degli Alimenti di origine animale ed in Sanità Pubblica Veterinaria, è docente di Ispezione e controllo degli alimenti di origine animale presso l'Università di Parma. 

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