Agricoltura italiana 4.0. Manifesto e scenario vengono presentati all’Innovation Day, il 28.5.20, in streaming. Sotto la regia di Coldiretti, Filiera Italia e Bonifiche Ferraresi. Utili spunti di riflessione a seguire.
Spesa alimentare e innovazione digitale
Il lockdown imposto da Covid-19, come si è visto, ha messo in crisi le piattaforme web della GDO in Italia. La crescita delle vendite online di alimenti ha raggiunto un picco del +178% nelle ultime settimane, sebbene le misure di contenimento avessero già raggiunto la fase 2.
I consumatori italiani, superate le loro storiche esitazioni verso l’ecommerce alimentare, hanno imparato a programmare la spesa su base settimanale. Senza rinunciare agli alimenti freschi e freschissimi, che hanno un ruolo fondamentale nella dieta mediterranea. Con il vantaggio del risparmio di tempo e di code, oltre alla comodità della consegna a domicilio.
Il prossimo passo sarà l‘utilizzo di nuovi dispositivi – non solo smartphone, ma anche smart speakers come Google Home e Google Assistant, Alexa ed Echo (Amazon), Apple HomePod – per conoscere i prodotti e ordinare la spesa, oltreché per domotica e intrattenimento. In un percorso di comunicazione interattiva, introdotto già da anni dai colossi dell’IT (Information Technology), che si auspica verrà presto arricchito da applicazioni su misura, per garantire l’acquisto di prodotti 100% Made in Italy da filiera corta , equa e sostenibile.
Agricoltura italiana 4.0
L’agricoltura italiana 4.0 è una realtà già in divenire. Le soluzioni e i servizi offerti dall’agricoltura di precisione registrano crescite a doppia cifra, con un fatturato di € 450 milioni (2019, +22% rispetto al 2018). Gli investimenti si concentrano su sistemi di monitoraggio e controllo delle produzioni (49%), attrezzature e software gestionali (34%) tecnologie di mappatura delle superfici e raccolta dati (14%. Elaborazione Coldiretti su dati Smartagrifood).
La tecnologia può contribuire a diminuire l’impronta ecologica delle produzioni, mediante riduzione degli input agronomici ed efficientamento dei processi. Con ottimizzazione del lavoro nei campi, aumento di rese e marginalità, attenuazione delle fragilità (grazie anche alla disponibilità di indici agrometerologici e la previsione delle loro variazioni). Oltre a offrire nuove garanzie in termini di origine, sicurezza e qualità, sostenibilità.
L’adozione della tecnologia ‘in campo’ può consentire di raccogliere – e condividere in tempo reale – tutti i dati utili a qualificare i fornitori sui vari canali distributivi. E garantire ai consumatori la possibilità di compiere scelte effettivamente informate. In linea, tra l’altro, con il Sustainable Development Goal (SDG) n. 12, in Agenda ONU 2030. Produzioni e consumi sostenibili, appunto. Senza trascurare le opportunità di trasparenza nella catena del valore, troppo a lungo invocate solo a parole, indispensabili a garantire un’equa remunerazione della filiera agricola primaria.
La comunicazione interattiva from farm to fork rappresenta altresì un motore d’innovazione sociale sotto entrambi gli aspetti di:
– vendita diretta e disintermediata, o quasi. Liberando la filiera agroalimentare italiana dal monopolio globale di Amazon, che drena commissioni fuori mercato rispetto alle prassi di settore. Senza contribuire alle entrate fiscali sui redditi prodotti in Italia (al di là di una misera web tax, 3%, introdotta solo a partire dal 2020). Per trasferire all’estero i nostri risparmi,
– stimolare l’evoluzione del mercato agroalimentare sulla base dei richieste dai consumAttori (consumer demand pull), anziché delle pressioni della distribuzione (supply push). Dalla supply chain alla value chain, vale a dire dalla filiera di approvvigionamento alla catena del valore. In un percorso di collaborazione e crescita condivisa, in grado di ridistribuire valore e ricchezza tra chi produce e chi consuma.
Il Manifesto dell’Agricoltura Italiana 4.0
Il Manifesto dell’Agricoltura Italiana 4.0, lanciato e promosso dai partecipanti all’Innovation Day 28.5.20, si articola in 6 punti-chiave:
1) accelerare la transizione digitale. Premiare l’adozione di tecnologie di precisione, in agricoltura e zootecnia, con progetti idonei a preservare le caratteristiche uniche del territorio italiano,
2) fornire supporto agli agricoltori, per facilitare le scelte agronomiche in tempo reale,
3) promuovere consapevolezza e cultura diffusa, anche presso i consumatori, circa la provenienza e le caratteristiche dei prodotti agroalimentari. Adottando le tecnologie digitali per garantire tracciabilità, sicurezza e qualità,
4) incentivare modelli economici innovativi, che prevedano un’equa distribuzione del valore nell’intero corso filiera di approvvigionamento,
5) sostenere lo sviluppo di canali di vendita digitali per le filiere corte nazionali,
6) sviluppare brevetti basati su tecnologie e standard made in Italy, a servizio della filiera agroalimentare italiana, per migliorarne efficienza ed efficacia.
Esigenze di sistema
Vincenzo Gesmundo, segretario generale di Coldiretti, sottolinea l’esigenza di democratizzare le tecnologie digitali. Un passaggio indispensabile per garantire la loro effettiva fruibilità da parte dei milioni di aziende agricole che compongono la filiera produttiva italiana. La c.d. ‘esponenzialità’ di alcune innovazioni, di effetto dirompente sui mercati di riferimento (es. Amazon, Airbnb, etc.), rende di fatto obsolete molte strategie, anche in politica. La stessa Comunicazione della Commissione europea ‘Dare forma al futuro digitale dell’Europa’, del 19.2.20, rischia di venire superata dagli eventi.
Il pragmatismo impone altresì di considerare – ad avviso di chi scrive (Dongo) – tre esigenze di sistema:
– blockchain pubblica. Solo i sistemi autentici di blockchain pubblica (es. Wiise Chain), in quanto distribuiti e decentralizzati, possono e devono garantire la notarizzazione digitale e incorruttibile dei dati,
– interoperabilità. Il sistema deve essere accessibile e interagire con i vari sistemi ERP (enterprise resource planning) utilizzati dai vari operatori. In modo da rendere possibile la partecipazione e collaborazione di tutti gli attori della filiera, quali che siano i software utilizzati (da Ms o Open Office a SA400, SAP, etc.). Senza costringere tutti coloro che partecipano alla rete ad affrontare i costi di adeguamento delle proprie banche dati a un sistema chiuso,
– global standard. GS1, l’unico ente autorizzato al rilascio di codici a barre, ha sviluppato nel 2018 il GS1 Digital Link. Un indirizzo web costruito secondo standard internazionale, inter-operativo con ogni tipo di data carrier (codici a barre monodimensionali e bidimensionali, es. QR Code, tag RFID e altre tecnologie). La scansione di questo codice con uno smartphone, o altri dispositivi consente di accedere a tutte le informazioni codificate nei global standard di GS1. Dal GTIN (Global Trade Item Number) inserito nel classico codice a barre alla scheda prodotto sul sito web del produttore o sul portale ecommerce, etc.
Esigenze tecnologiche
L’innovazione tecnologica entrerà presto a fare parte degli accordi di filiera, in una logica di integrazione verticale (from farm to fork) e orizzontale (di cooperazione tra le filiere, anche in ottica di condivisione di tecnologie e risorse). L’agroalimentare italiano si trova oggi ad affrontare due esigenze tecnologiche urgenti, come evidenziate all’Innovation Day da Antonio Samaritani, AD di Abaco Group:
– la copertura con banda ultra-larga di tutte le aree rurali, premessa indispensabile per le applicazioni digitali in agricoltura sull’intero territorio italiano,
– una piattaforma Agricoltura 4.0, ove raccogliere e gestire i dati su previsioni meteo e temperature, fertilità dei terreni, stress idrico, etc.
L’applicazione Demetra è stata realizzata da Abaco Group per il Portale del Socio di Coldiretti, prima confederazione agricola d’Europa per numero di iscritti (1,6 milioni, pari al 70% delle imprese agricole iscritte alle Camere di commercio italiane). E potrebbe costituire la base per la digitalizzazione delle imprese agricole italiane, ove innestare i progetti verticali di filiera.
Filiera Italia
La filiera agroalimentare in Italia – dai campi alla tavola, passando per industria, distribuzione e ristorazione – contribuisce al 25% del PIL nazionale (€ 538 miliardi) e 3,7 milioni di occupati. A cui si aggiungono gli € 11,4 miliardi di fatturato delle macchine agricole (di cui 70% export. Dati FederUnaComa 2019) e i € 5,4 miliardi dell’industria dei macchinari, impianti e attrezzature (66% export. Dati Assofoodtec 2019).
Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, interviene all’Innovation Day evidenziando la necessità di investire su tecnologia e IT per ‘un agroalimentare più sano e sostenibile’, in linea con la strategia europea Farm to Fork (f2f). Preservando il rapporto con la natura, richiamato anche nella strategia UE per la biodiversità e la qualità che si radica su tradizioni e territori.
Digitalizzazione, imballaggi ecosostenibili, valorizzazione dei sottoprodotti in una logica di economia circolare sono aree di sviluppo da considerare. Così come la ricerca sulle proprietà salutistiche degli ingredienti naturali. Senza svilire il ruolo dell’agricoltura con ‘soluzioni’ tecnocratiche nelle mani di pochi, come la Lab meat.
Federico Vecchioni, AD di Bonifiche Ferraresi, insiste a sua volta nell’esigenza di coniugare tradizione ed innovazione, ‘consapevoli del fatto che il vero valore sta nelle mani degli agricoltori ed è l’origine del prodotto’. La piattaforma di Bonifiche Ferraresi rappresenta oggi il più importante esempio di introduzione di agricoltura di precisione, su un’area di oltre 8.500.
Innovazione, startup italiane in vetrina
L’Innovation Day del 28.5.20, nella seconda parte, mette in vetrina alcune startup innovative e imprese a servizio dell’agricoltura italiana 4.0.
Agrorobotica (Toscana) presenta SpyFly, una ‘trappola robotica’ che attira e cattura gli insetti nocivi tramite richiami sessuali a feromoni, li riconosce tramite algoritmi, segnala la loro concentrazione sulle colture.
Bluetentacles (Trentino), Idroplan (Lazio) e Revotree (Lombardia) propongono soluzioni irrigue automatizzate e intelligenti, in grado consentire risparmi di acqua inimmaginabili rispetto alla gestione tradizionale.
Cynomys (Liguria) ha sviluppato soluzioni IoT (Internet of Things) per il monitoraggio delle condizioni ambientali nelle stalle (es. temperatura, umidità, anidride carbonica, metano, ammoniaca, acido solfidrico, luce). BS-company (Emilia-Romagna) offre una varietà di soluzioni gestionali.
Horta (Emilia-Romagna) è uno spin-off dell’Università Cattolica di Piacenza e Cremona con esperienza ultra-decennale su ricerca e sviluppo di soluzioni innovative per le produzioni agricole vegetali. Agricoltura di precisione e intelligenza artificiale dedicate alle diverse colture. Xfarm (Lombardia, Canton Ticino) è una startup specializzata nella costruzione di piattaforme decisionali ad hoc.
Ono exponential farming (Veneto) automatizza colture indoor, dal seme alla raccolta. Xnext (Lombardia) offre soluzioni innovative per l’ispezione in linea dei prodotti, utilizzando raggi X, microelettronica e intelligenza artificiale.
Edoapp (Emilia-Romagna) è invece una app rivolta ai consumatori. I quali, attraverso la scansione dei codici a barre sulle etichette, possono ricevere notizie sull’idoneità dei singoli prodotti a comporre una dieta sana ed equilibrata, tenuto anche conto della presenza di materie prime insostenibili (es. olio di palma) e delle esigenze individuali (es. allergie e intolleranze alimentari).
Innovation Day, 28.5.20. L’intero convegno su YouTube.
Dario Dongo e Pier Luigi Romiti