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Collagene marino, studi sull’assorbimento cutaneo e intestinale

Il collagene marino è tra gli ingredienti più ricercati in integratori alimentari e cosmetici. I suoi benefici antietà su articolazioni e pelle sono al centro di una sperimentazione condotta in ambito del progetto europeo EcoeFISHent, dedicato al recupero virtuoso (upcycling) dei coprodotti (side streams) della filiera ittica.

Elena Grasselli, responsabile del laboratorio di ricerca Fisiologia dell’apparato digestivo e della cute presso il dipartimento DISTAV dell’Università di Genova, anticipa a GIFT – Great Italian Food Trade i due studi in corso sull’assorbimento del collagene a livello cutaneo e intestinale.

Il collagene, collante cellulare

Il collagene è una proteina che contribuisce al mantenimento della cute e delle cartilagini. Con l’invecchiamento ne diminuisce la sintesi, come attestano la comparsa di rughe e dolori osteoarticolari. L’intero corpo umano è disseminato di collagene, una sorta di colla o lattice che si trova nella matrice extracellullare, ove le cellule sono incluse, e tiene assieme i vari organi.

Esistono almeno 29 tipi di collagene che variano in funzione dell’organo bersaglio. Quello della pelle è di tipo 1, declinato in due sottotipi (isoforme) che assieme garantiscono le caratteristiche dell’organo cute. Gli altri tipi più diffusi negli integratori alimentari in commercio sono quelli di tipo 2 e 3, rispettivamente propri di cartilagini e muscoli.

La sostenibilità del collagene marino

EcoeFISHent lavora su un collagene marino completo di tutti i tipi disponibili, in quanto estratto da pelle, viscere, pinne e testa dei pesci. Il collagene marino presenta due vantaggi:

– valorizza i coprodotti del settore ittico, consentendo l’impiego di una grande quantità di biomassa inutilizzata, vale a dire il 70% del pescato attualmente non commercializzato come alimento,

– è conforme ai dettami kosher e halal, a differenza di quello bovino, e può perciò generare un maggiore valore economico.

L’assorbimento intestinale degli integratori di collagene

La letteratura scientifica è unanime nel considerare il collagene un alimento utile al benessere delle cartilagini. Il grande quesito è quanto del collagene ingerito mediante integratori alimentari venga effettivamente assimilato dall’intestino e messo in circolo nell’organismo.

A questo aspetto è dedicata la ricerca su un modello umano che prenderà il via nel 2025 presso il laboratorio di ricerca diretto da Elena Grasselli, nell’ambito del progetto europeo EcoeFISHent.

1.1) Una grande molecola, difficile da digerire

Il collagene è una grande molecola composta da tre eliche, ciascuna da 100 kilodalton (unità di misura del peso molecolare). Un elemento che non può venire digerito tal quale.

Nel progetto useremo forbici molecolari per spezzarlo e ridurne il peso molecolare. Simuleremo una sorta di predigestione del collagene che favorisca l’assorbimento intestinale‘, spiega la professoressa Grasselli.

1.2) Quale assorbimento intracellulare

I 300 kilodalton (il peso molecolare) che compongono il collagene corrispondono ad una parola di 3000 lettere (aminoacidi), variamente combinate tra loro.

Sappiamo che per via cellulare l’intestino assorbe una o due lettere delle 3000. Il nostro obiettivo è ridurne il peso molecolare per scoprire se e come aumenta l’assorbimento intracellullare oppure eventualmente considerare altre vie come quella tra una cellula e l’altra‘.

1.3) Il viaggio in un intestino artificiale

Il collagene così ‘sminuzzato’ verrà poi digerito da un modello di intestino umano funzionante.

Utilizziamo microintestini, vale a dire tessuti funzionanti realizzati a partire da cellule umane intestinali. Alla base c’è un modello artificiale che mima perfettamente la digestione umana. Si compone di saliva, fluido gastrico, fluido intestinale e fluido intestinale. Dopodiché digerito può essere incubato con i microintestini. Analizzando ogni fase scopriremo cosa succede quando il collagene viene ingerito e quanto ne va in circolo‘, dice Grasselli.

2) L’assorbimento cutaneo

La cosmetica è l’altro consolidato impiego del collagene in chiave antietà. La professoressa Grasselli ha condotto con il suo team una ricerca per misurare l’assorbimento cutaneo del collagene marino. I risultati sono molto positivi e verranno pubblicati, dopo revisione, in modalità open access.

Il collagene marino si presenta come un fluido acquoso, inadatto al nostro esperimento. L’azienda cosmetica Ardes (partner nel progetto europeo EcoeFISHent) ce ne ha quindi fornito una versione in formulazione cosmetica con texture idonea e ingredienti che favoriscono l’assorbimento cutaneo.

Il preparato, testato su cellule cutanee umane, si è dimostrato efficace nello stimolare l’induzione dell’RNA messaggero delle due isoforme di collagene di tipo 1 presenti nella cute‘, spiega la ricercatrice.

In altre parole, l’applicazione sulla cute artificiale ha stimolato la produzione di collagene endogeno, con effetto cutaneo antirughe, idratante ed elasticizzante, grazie all’aumentato assorbimento di acqua e produzione di elastina.

3) La sicurezza d’uso

Nell’ambito di EcoeFISHent, sia le applicazioni cosmetiche sia quelle nutraceutiche del collagene marino vengono valutate sotto l’aspetto della sicurezza e della conformità normativa.

Le applicazioni cosmetiche verranno esaminate per gli aspetti di sicurezza generale e rispetto delle good manufacturing practices, grazie ad AngelConsulting.

L’impiego di collagene negli integratori alimentari verrà invece indagato in due macroaree:

– la sicurezza tossicologica, con analisi dell’impatto sugli epatociti, le cellule del fegato,

– la compliance con le regole vigenti in materia di sicurezza alimentare e l’eventuale possibilità di promuovere nutritional & health claims. Area, quest’ultima, in cui è impegnata la divisione FARE di Wiise società benefit, editrice di GIFT – Great Italian Food Trade.

Marta Strinati

Note

(1) Dario Dongo, Andrea Adelmo Della Penna. EcoeFISHent, upcycling e blue economy nella filiera ittica. Il progetto di ricerca UE. GIFT (Great Italian Food Trade). 18.10.21

Marta Strinati

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".

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