Un polistirolo green italiano, realizzato con scarti vegetali, potrebbe presto sostituire quello derivato dal petrolio, primo inquinante di microplastiche in mare. Il nuovo materiale sostenibile è la creazione pluripremiata (a BioInItaly e Bravo Innovation Hub) di una startup campana, ormai prossima ad avviare la fase della produzione.
Polistirolo green dagli scarti vegetali
Il progetto del polistirolo green dagli scarti vegetali è stato sviluppato dai ricercatori del team Zeb twd Zeeb, coordinato da Antonella Violano, docente del dipartimento di Architettura e Disegno industriale dell’università Luigi Vanvitelli, in collaborazione con la startup salernitana Service Biotech.
Il nuovo materiale è una sorta di bio-mattonella a impatto zero, priva di plastica. È realizzato con gli scarti vegetali dell’industria agroalimentare, i prodotti del sottobosco e i residui delle lavorazioni agricole. Un rivestimento in bioplastica completa il manufatto, le cui proprietà isolanti lo rendono impiegabile in diversi ambiti industriali, dall’edilizia al packaging agroalimentare.
Il debutto a Berlino
Il primo prototipo di ricerca è stato presentato a marzo 2021. In pochi mesi, il progetto ha raccolto molti consensi, avvicinandosi al traguardo della produzione industriale.
‘Stiamo avendo buoni riscontri. Siamo stati selezionati dal Future Food Institute e siamo appena stati all’ambasciata italiana a Berlino a incontrare alcuni acceleratori tedeschi. Abbiamo anche preso i contatti con alcune aziende agricole italiane e ci siamo aperti al mondo industriale‘, dichiara a Great Italian Food Trade Salvatore Del Prete, ad e fondatore della Service Biotech, assieme a Daniela Marasco.
Entro il 2022 in produzione
Il percorso dalla ricerca alla produzione si riduce.
‘Contiamo di mettere su un sito di produzione per la commercializzazione entro la fine del 2022. Lo stabilimento sarà in Campania, stiamo ancora identificando i Comuni disponibili e i residui vegetali utilizzabili. Il Comune di Piaggine (nel Salernitano, ndr) ci ha già dato disponibilità‘, continua Del Prete.
L’idea è mantenere il cuore in Campania, spaziando in tutta Italia a caccia di risorse. ‘I materiali proverranno da diversi luoghi e aziende. Abbiamo già preso contatti con alcune imprese italiane per impiegare gli scarti delle produzioni vinicole e di farine, per esempio gli scarti dell’orzo‘, spiega il biotecnologo.

Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".