Più sostanze chimiche potenzialmente pericolose migrano dalle bottiglie alle bevande, quando il PET è riciclato anziché vergine. Lo dimostra un recente studio pubblicato sul Journal of Hazardous Materials.
Sicurezza chimica del PET riciclato
I ricercatori della Brunel University di Londra hanno esaminato 91 studi scientifici sulla migrazione di sostanze chimiche dalle bottiglie di plastica al loro contenuto. Vale a dire acqua, bibite gassate, succhi di frutta, latte e altre bevande.
Ne è emerso che il livello di migrazione varia in funzione di alcune variabili, come la localizzazione geografica del produttore, i tempi di conservazione, il numero di riutilizzi e il tipo di contenuto. Ed è maggiore se la bottiglia è in PET riciclato.
Trovate 150 sostanze chimiche
Delle 193 sostanze chimiche ricercate, ben 150 sono state rilevate per migrazione dalla bottiglia in PET all’alimento. In 18 casi, la concentrazione rilevata supera i limiti normativi. Nel gruppo rientrano diversi ftalati e nichel, in eccesso quasi sempre nei cibi grassi.
Solo 41 delle 150 sostanze chimiche rilevate sono incluse nella ‘lista positiva’ del regolamento dell’Unione europea sui materiali in plastica a contatto con gli alimenti (FCM).
Appello per un Pet riciclato ‘pulito’
Le sostanze chimiche rinvenute negli alimenti imbottigliati nel PET riciclato sembrano risultare dalla somma di due fonti. Quelle dovute al PET originario, anche se non aggiunte intenzionalmente, e le sostanze discendenti dal processo di riciclaggio del materiale, a causa della contaminazione della materia prima, anche mediante le etichette.
Secondo i ricercatori, i rischi descritti devono venire risolti con una più accurata gestione della lavorazione del PET riciclato.
Pet riciclato, la direttiva SUP
L’impiego di rPET (PET riciclato), del resto, è una delle misure individuate per ridurre l’inquinamento da plastica.
La direttiva 2019/904 (o direttiva SUP, Single Use Plastic) prevede infatti che le bottiglie in PET (polietilene tereftalato) contengano almeno il 25% di plastica riciclata entro il 2025, il 30% entro il 2030. (2)
rPET, prezzi alle stelle
In vista di queste scadenze e in presenza di scarsità di ‘materia prima seconda’, la corsa all’adeguamento degli imballaggi delle bevande e la scarsità di PET riciclato (rPET) hanno già determinato forti rincari.
‘Dal gennaio 2021 il costo delle scaglie in PET riciclato (rPET) è salito del 103% in Europa, arrivando a toccare i 1.690 euro a tonnellata. Il costo delle balle di bottiglie in PET , il materiale di partenza per realizzare le scaglie, è aumentato ancora più velocemente attestandosi ad oltre il triplo rispetto ai valori dello scorso anno’, riferisce il sito della campagna ‘A buon rendere – molto più di un rifiuto’.
Marta Strinati
Note
(1) Spyridoula Gerassimidou, Paulina Lanska, John N. Hahladakis, Elena Lovat, Silvia Vanzetto, Birgit Geueke, Ksenia J. Groh, Jane Muncke, Maricel Maffini, Olwenn V. Martin, Eleni Iacovidou. Unpacking the complexity of the PET drink bottles value chain: A chemicals perspective. Journal of Hazardous Materials, Volume 430, 2022, https://doi.org/10.1016/j.jhazmat.2022.128410.
(2) Luca Foltran. Le linee guida della direttiva SUP. GIFT (Great Italian Fopod Trade), 8.7.21. https://www.greatitalianfoodtrade.it/imballaggi-e-moca/le-linee-guida-della-direttiva-sup
Giornalista professionista dal gennaio 1995, ha lavorato per quotidiani (Il Messaggero, Paese Sera, La Stampa) e periodici (NumeroUno, Il Salvagente). Autrice di inchieste giornalistiche sul food, ha pubblicato il volume "Leggere le etichette per sapere cosa mangiamo".