Ftalati e BPA, interferenti endocrini nell’organismo umano? La sicurezza chimica degli alimenti rivela nuove evidenze di rischio, in un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).
Oggetti in plastica monouso, alternative e rischi
La Commissione europea ha lanciato una campagna di comunicazione pubblica, il 5.6.18, per sensibilizzare i cittadini sulle alternative sostenibili ai prodotti in plastica monouso. (1) La campagna si concentra sull’impatto ambientale di una serie di oggetti in plastica monouso, quali bicchieri e posate, cannucce, involucri di dolci e altri cibi, bastoncini di lecca-lecca, bottiglie di plastica, sacchetti, cotton fioc. Evidenziando la disponibilità ed economicità – per i consumatori e l’ecosistema – di alternative ecologiche.
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha a sua volta studiato per 4 anni – nel progetto ‘Life pursuaded’ – l’esposizione della popolazione infantile a sostanze pericolose come gli ftalati e il Bisfenolo A (BPA). (2) Sostanze plastificanti ubiquitarie – utilizzate nei materiali a contatto (MOCA), come in numerosi articoli di consumo e vari altri materiali – riconosciute come interferenti endocrini.
I risultati della ricerca ISS sono stati presentati a Roma il 25-26.10.18. (3) Evidenziando la gravità del problema ‘interferenti endocrini’ in relazione alla salute dei bambini, e le doverose azioni da intraprendere a livello regolatorio, oltreché di valutazione e comunicazione del rischio. (4)
Ftalati e BPA, cosa sono e quali effetti possono provocare
Gli ftalati e il Bisfenolo A (BPA) sono composti chimici plasticizzanti ampiamente impiegati nell’imballaggio e nell’impacchettamento degli alimenti e dei liquidi. Non essendo legati chimicamente al polimero ove sono contenuti, possono venire rilasciati negli alimenti o nei liquidi con cui sono a contatto.
La popolazione è esposta a tali sostanze mediante ingestione dei cibi ove esse migrano, con possibili effetti avversi per la salute a livello del sistema riproduttivo, nervoso ed endocrino.
I bambini rappresentano una fascia di popolazione particolarmente vulnerabile all’esposizione per via del loro maggior apporto di cibo in relazione al peso corporeo e al diverso metabolismo.
Ftalati e BPA nei bambini, lo studio ISS
Il progetto ‘Life pursuaded’ ha avuto come obiettivo principale la valutazione dei livelli di ftalati e Bisfenolo A nei bambini e adolescenti della popolazione italiana, attraverso uno studio di biomonitoraggio che ha coinvolto coppie madre-figlio al Nord, Centro e Sud Italia.
L’occorrenza di alcune patologie infantili sempre più diffuse, come le alterazioni dello sviluppo puberale e l’obesità, è stata altresì indagata in rapporto all’esposizione a tali sostanze. Le quali sono infatti riconosciute come interferenti endocrini e obesogeni, con effetti sul sistema riproduttivo, sul neurosviluppo, sul sistema immunitario, sul metabolismo lipidico e degli ormoni tiroidei.
I pediatri del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) hanno avuto un ruolo essenziale per il reclutamento dei bambini e la raccolta delle informazioni. I questionari utilizzati hanno infatti consentito di valutare gli stili di vita e le abitudini alimentari, e di predisporre indicazioni su come mitigare il rischio in ottica di prevenzione.
Ftalati e BPA nei bambini, l’esito della ricerca
Sono stati reclutati 900 bambini sani dai 4 ai 14 anni, equamente distribuiti fra maschi e femmine, residenti nelle macroaree Nord, Centro e Sud, in aree urbane o rurali. In relazione a ciascun bambino si è provveduto a raccogliere un campione di urine, per l’analisi dei livelli dei metaboliti di BPA e ftalati. (5) E un questionario sullo stile di vita, con dettaglio sui pasti consumati nei due giorni anteriori al prelievo di urine.
Livelli misurabili di ftalati sono stati riscontrati in TUTTI i bambini analizzati. Quantità misurabili di bisfenolo A nel 76% degli stessi.
2.036 coppie madre-bambino sono state altresì reclutate con simili modalità. Sono stati raccolti questionari sullo stile di vita e si è proceduto alle analisi delle urine su un loro sottogruppo. Onde misurare le concentrazioni urinarie dei metaboliti di BPA e DEHP (uno ftalato).
Anche in questo caso, quasi tutti i campioni (99,3%) hanno rivelato un’esposizione agli ftalati, il 77,3% anche la presenza di BPA.
In conclusione, la ricerca ‘Life pursuaded’ evidenzia come la popolazione italiana sia effettivamente esposta a entrambe le sostanze. (6) Sebbene non si tratti di composti persistenti, l’esposizione è diffusa e continua. Ed è maggiore, dato ancor più preoccupante, nei bambini più piccoli.
Ftalati e BPA. Diete, stili di vita e livelli di esposizione
L’analisi dei dati su diete e stili di vita, raccolti grazie ai questionari e ai diari alimentari, hanno permesso di identificare alcuni determinanti di esposizione nei bambini e nelle madri.
Sia nei bambini, sia nelle madri, i livelli più alti di ftalati e BPA sono associati all’utilizzo di plastica monouso (bicchieri, piatti). Le concentrazioni di queste sostanze nelle urine aumentano in relazione alla frequenza d’uso e all’utilizzo di contenitori in plastica nei forni a microonde.
I giocattoli in plastica, inclusi quelli elettronici, incidono sulla maggiore esposizione a ftalati nei bambini che li utilizzino più di 4 ore al giorno (segnatamente, nella fascia di età tra 4 e 6 anni).
L’attività fisica dei bambini in età 7-14 è associata a livelli più bassi di ftalati e BPA, che variano a seconda dello sport praticato, del sesso e dell’area di residenza. Nelle madri che praticano attività fisica all’aperto in area urbana nel Centro Italia, viceversa, si riscontra maggiore presenza di entrambi i composti.
Dario Dongo e Luca Foltran
Note
(1) La Giornata mondiale dell’ambiente è stata inaugurata, nel 2018, con il tema ‘Beat Plastic Pollution’ (v. https://www.bereadytochange.eu/en/. Le istituzioni europee, frattanto, si accingono a definire la direttiva SUP (‘Single-Use Plastics Directive’). Si veda al riguardo l’articolo https://www.greatitalianfoodtrade.it/progresso/plastica-monouso-stop-da-strasburgo
(2) Il progetto ‘Life pursuaded’, finanziato nell’ambito del programma europeo ‘LIFE+ Environment Policy and Governance’, è stato coordinato da Cinzia La Rocca del Centro di Riferimento per la Medicina di Genere, Istituto Superiore di Sanità, Roma
(3) Cfr. ‘Biomonitoraggio di ftalati e BPA nei bambini italiani e associazione con patologie infantili: il progetto europeo LIFE PERSUADED. Istituto Superiore di Sanità. Roma, 25-26 ottobre 2018. Riassunti’, su http://old.iss.it/binary/publ/cont/18_C3_per_online.pdf
(4) Le agenzie regolatorie e di riferimento (ECHA, EFSA, OECD) sono state informate su ‘Life pursuaded’ e i suoi risultati saranno condivisi nel progetto europeo di biomonitoraggio HBM4EU (https://www.hbm4eu.eu)
(5) In particolare, sono stati analizzati i metaboliti di-etilesil-ftalato, DEHP (MEHP, MEOHP, MEHHP)
(6) L’esposizione varia nelle diverse aree di residenza. La concentrazione di BPA nelle urine si rileva in misura significativamente più elevata al Nord. I livelli più alti livelli di ftalati, viceversa, si riscontrano nelle madri che vivono in Meridione