HomeIdeeSiccità, acque agricole e i furbetti dei laghetti. #VanghePulite

Siccità, acque agricole e i furbetti dei laghetti. #VanghePulite

L’Italia deve prepararsi a un futuro di siccità cronica, titola Nature, (1) ma le politiche Coldirette dei ‘furbetti dei laghetti’ rischiano di fare evaporare le acque agricole assieme ai finanziamenti pubblici di progetti del tutto inadeguati.

Il Comitato promotore della diga di Vetto, nella Val d’Enza, prosegue invece la mobilitazione pubblica affinché si realizzi un invaso adeguato alle esigenze idriche dell’agricoltura e la popolazione. (2)

Rimane da chiedersi – tanto più, sotto elezioni – quali siano i programmi politici dei vari schieramenti. Migliaia di poltrone e laghetti inutili o decine di dighe in grado di conservare l’acqua necessaria e produrre energia idroelettrica? #VanghePulite.

1) IL ‘PIANO LAGHETTI’

L’Assemblea Nazionale di ANBI – Associazione Nazionale Bonifiche Italiane, uno dei tanti centri di potere di Coldiretti – ha annunciato a inizio luglio 2022 il suo ‘Piano Laghetti’:

  • 223 progetti ‘definitivi ed esecutivi, cioè immediatamente cantierabili’, a partire da Emilia-Romagna, Toscana e Veneto,
  • fino a 10.000 invasi, tutti microscopici, a realizzarsi entro il 2030, circostanze permettendo. (3)

1.1) Sostegno di governo (dimissionario)

Vincenzo Gesmundo, imperatore delle politiche agricole in Italia nonché capo dei capi di Coldiretti, ha già affidato ai suoi gerarchi ex-ministeriali (Alessandro Apolito e Raffaele Borriello) la gestione del Piano Laghetti. (4) Avendo egli stesso dichiarato che i sei progetti nel PNRR ‘nella sostanza sono firmati in calce da Coldiretti‘ (5,6). Non v’è dunque da stupirsi nell’apprendere che

Il ministro Patuanelli ha definito ‘meraviglioso’ il progetto laghetti e ha precisato che questa valutazione ‘è da ingegnere’. Ha detto poi che bisogna mettere a sistema risorse e progetti e che comunque non tutto può essere finanziato dal PNRR perché per alcune opere che ancora non partono non è possibile rispettare i tempi della rendicontazione fissati al 2026.’ (7)

1.2) Laghetti – pozzanghere. I precedenti

L’ex-direttore di ANSA Pierluigi Magnaschi ben ricorda, sul quotidiano Italia Oggi da lui diretto, che ‘c’è chi (specie una potente organizzazione di agricoltori) è già partito, lancia in resta, per varare un piano di laghetti collinari che sarebbero delle pozzanghere delimitate dalla terra a servizio delle singole piccole aziende.’ Ma ‘questa organizzazione dimentica che

  • negli anni Sessanta era già esplosa in Italia la moda dei laghetti collinari che sorgevano un po’ dovunque con massicci contributi pubblici.
  • Questi laghetti, rapidamente insabbiati, sono finiti nel nulla nel giro di pochi anni tant’è che oggi in Italia non ce ne è più nessuno.’ E allora,
  • speriamo che chi li invoca voglia documentarsi prima di proseguire nella sua campagna.’ (8)

1.3) Pozzanghere, valutazione d’impatto

Il ‘Piano Laghetti’ di Coldiretti è stato approvato con plauso dai suoi fedelissimi Stefano Patuanelli – ministro dimissionario – e Stefano Bonaccini, tuttora al governo della Regione Emilia-Romagna. Nessuno dei quali si direbbe avere considerato la valutazione d’impatto della costruzione delle pozzanghere:

  • 40 laghetti da 250.000 m3, previsti a breve in Emilia-Romagna, possono offrire in teoria 10 milioni di md’acqua per il solo destino agricolo (non anche per altri usi civili). Laddove una cittadina di 168 mila abitanti come Reggio Emilia oggi preleva oltre 37 milioni di m3/anno di acqua dalle falde per i soli usi civili, (9)
  • la costruzione di 40 laghetti, a un costo unitario medio di € 7 milioni, richiede un investimento di € 280 milioni, pari a 28€/mdi invaso. Quando una sola diga di misura e profondità adeguata (es. Vetto, 100 mln mnel progetto dello Studio di ingegneria idraulica Claudio Marcello, 1987. V. nota 2) può avere un costo 8-10 volte inferiore, oltre a un ritorno in energia idroelettrica.

1.4) Pozzanghere v. dighe

Le pozzanghere di collina o pianura, a differenza delle dighe di montagna e/o alta valle:

  • consumano enormi estensioni di suolo, in proporzione inversa alla profondità degli invasi,
  • espongono l’acqua a condizioni di evaporazione ideale,
  • sono energivore, poiché vengono riempite e svuotate non a gravità (come le dighe) ma con le pompe,
  • non permettono di produrre energia idroelettrica,
  • non contribuiscono alla protezione idrogeologica rispetto ad alluvioni e fiumi in piena. (10)

2) EMILIA-ROMAGNA

L’Emilia-Romagna registra 4,460 milioni di abitanti a cui si aggiungono 20 milioni di turisti ogni anno, con una superficie di 22.510 km² e un volume d’acqua potenziale dai grandi invasi pari a soli 113 milioni di mq (fonte Ministero Infrastrutture).

La sua agricoltura integra le filiere di 44 prodotti DOP e IGP – in primis il Parmigiano Reggiano (PR, RE, MO, BO), il Prosciutto di Parma e il Grana Padano (PC) – ed esprime un valore alla produzione di € 4,5 miliardi (fonte Regione Emilia-Romagna).

2.1) Grande regione, piccoli invasi

La sola diga oggi attiva in Emilia-Romagna, con una portata di 30 mln m3, è stata ultimata nel 1982 a Ridracoli (Forlì-Cesena). Il suo lago, oltre a garantire l’acqua potabile a residenti e turisti della riviera romagnola, è diventato meta di escursioni naturalistiche e sport nautici ecologici.

La scarsa capacità di raccolta acque che residua nell’intera regione (83 mln m3, in teoria) è dispersa in piccoli invasi, costruiti all’inizio del ‘900 e trascurati nella manutenzione. La loro capacità di accumulo è così ulteriormente ridotta.

Non esistono piani per la raccolta e lo stoccaggio delle acque piovane, né si ha notizia della programmazione indispensabile a garantire la continuità d’uso delle acque del Po a fini agricoli, come prescritto dal reg. UE 2020/741. (11)

2.2) Emilia-Romagna, la dieta idrica

La dieta idrica che il governatore Stefano Bonaccini vuole imporre all’Emilia-Romagna in ottemperanza al ‘Piano Laghetti’ di Coldiretti e ANBI – 40 pozzanghere a breve, 110 più avanti, incluse 3-4 buche e una ‘dighetta’ in Val d’Enza (v. par. 3) – ha un precedente degno di nota.

VIDEO Il laghetto di Altolà, San Cesario sul Panaro (MO). TG3 Emilia Romagna (2021)

Altolà, giusto a proposito, è il nome della frazione di San Cesario sul Panaro (MO) ove sono stati gettati € 5,2 milioni di soldi pubblici per un laghetto, collaudato nel 2009, che nessun agricoltore utilizza. Poiché l’acqua – se non viene fatta ossigenare, in pianura con le pompe – è stagnante e puzza. (12)

3) VAL D’ENZA, DIGA DI VETTO

Gli agricoltori della val d’Enza, sopra a Parma e Reggio Emilia, sono in buona parte iscritti a Coldiretti. Ma non portano l’anello al naso come le loro vacche (che alimentano la filiera del Parmigiano Reggiano DOP) e sono perciò furiosi nei confronti di una politica imbecille – a livello regionale, oltreché centrale – che si ostina a chiacchierare su una ‘dighetta’ da 27 milioni di metri cubi (m3).

Il Consorzio di Bonifica Emilia Centrale riceverà infatti a breve 3,5 milioni di euro, dal Ministero delle Infrastrutture, per il solo studio di fattibilità di un’infrastruttura che ne costerà 300 e richiederà 10 anni ma coprirà a malapena un terzo del fabbisogno idrico. (13) A due secoli dal primo progetto, 33 anni dalla sospensione dei lavori sul progetto Marcello, per costruire la vera diga di Vetto, con un lago multifunzionale da 100 milioni di m3. (2)

3.1) #digadiVetto, impatto ambientale

La diga di Vetto può venire realizzata con uno sbarramento relativamente modesto grazie alla conformazione naturale della Stretta di Vetto, per realizzare un invaso da 102 milioni di m3. L’acqua della diga – lago di Vetto:

  • mantiene il deflusso minimo vitale (DMV) del fiume (3-4 m3/secondo), indispensabile alla sopravvivenza degli animali terrestri e acquatici, oltreché delle piante che si trovano sulle rive del fiume Enza,
  • consente di mantenere la biodiversità e favorire la fotosintesi clorofilliana, sequestrando CO2 per produrre ossigeno. La loro percolazione nel sottosuolo ripristina i livelli delle falde freatiche, abbassati in misura significativa negli ultimi decenni.

3.2) #digadiVetto, impatto socio-economico

Solo una diga degna di tale nome – come quella da 100 mln mprogettata per la Stretta di Vetto negli anni ‘80 del secolo scorso, non anche la ‘dighetta’ Bonaccini da 27 mln m– può consentire di:

  • garantire la resilienza alla siccità delle colture foraggiere e i prati stabili polifiti della Val D’Enza, culla natia del Parmigiano Reggiano DOP,
  • fornire energia idroelettrica utile ad almeno 140.000 cittadini. Oltre all’energia solare che si potrebbe ricavare dall’installazione di pannelli fotovoltaici (come a Muttsee, nella vicina Svizzera), (14)
  • offrire acqua a basso tenore di sali, per usi idropotabili, a costi inferiori a quelli attuali e senza depauperare le falde sotterranee. In linea con la dir. UE 2084/2020 e il Sustainable Development Goal 6 (#SDG6, Clean Water and Sanitation), (15)
  • creare valore sul territorio, anche grazie al turismo sostenibile che si può sviluppare attorno al lago in località amene oggi afflitte da spopolamento.

4) EMERGENZA SICCITÀ

Quasi tutte le simulazioni eseguite dagli enti internazionali portano alla previsione di una ulteriore ‘tropicalizzazione’ del clima alle nostre latitudini cioè la presenza di molti eventi piovosi violenti e dannosi di durata relativamente breve con conseguenti piene e danni devastanti, seguiti da periodi lunghi di secca totale.

La costruzione di alcuni bacini di almeno 100 milioni di metri cubi ciascuno (sono considerati piccoli invasi) sarà indispensabile per presidiare le attività agricole, idropotabili, industriali della pianura padana emiliana e far fronte alle punte di siccità sempre più frequenti nei prossimi anni’ (Ing. Sergio Bandieri. A Montecchio nell’Emilia, RE, 22.6.22).

5) DIGHE E LAGHI, NON POZZANGHERE

La politica deve rispondere alle esigenze della popolazione e delle filiere agroalimentari che nutrono il Paese e la sua economia. A maggior ragione in un periodo storico che vede nei prodotti alimentari Made in Italy una delle pochissime risorse per mitigare una bilancia commerciale in grave disavanzo. Senza acqua l’agricoltura muore.

Servono dighe e laghi, non pozzanghere. È improcrastinabile l’avvio dei lavori per costruire almeno cinque grandi invasi in Emilia-Romagna, da troppi anni richiesti invano. La diga lago di Vetto (RE, PR), ma anche quelle di Castrola (BO), Armorano (PR), Farini (PC), Forlì-Cesena (FC).

6) MOBILITAZIONE

Martedì 16.8.22, per il terzo anno consecutivo, tanti cittadini e agricoltori si ritroveranno al Taglione di Vetto per la mobilitazione #digadiVetto, #VanghePulite. Affinché si proceda con urgenza alla riattivazione del progetto esistente, con sei mesi per aggiornare gli studi e 4 anni per la completa realizzazione della Diga-Lago di Vetto. (16)

La mobilitazione prosegue, sul territorio e anche online, con il supporto di Great Italian Food Trade (GIFT) ed Égalité Onlus, da sempre in prima linea per l’affermazione dei diritti umani fondamentali e dell’ambiente. I furbetti dei laghetti hanno il fiato corto, oltreché pesante.

Ci opporremo con ogni strumento legale allo spreco di risorse pubbliche nella farsa delle pozzanghere.

Dario Dongo

Note

(1) Stella Levantesi. L’Italia deve prepararsi a un futuro di siccità cronicaNature Italy. doi: https://doi.org/10.1038/d43978-022-00090-5. 16.7.22

(2) Dario Dongo. La diga di Vetto per salvare i prati stabili del Parmigiano Reggiano. GIFT (Great Italian Food Trade). 24.8.22

(3) Piano Laghetti, ANBI e Coldiretti annunciano i primi 223 progetti già cantierabili. Ruminantia. 7.7.22

(4) Dario Dongo. Pubblica amministrazione, fedeltà allo Stato o a Coldiretti? #VanghePulite. GIFT (Great Italian Food Trade). 27.6.21

(5) Dario Dongo. Piano di azione nazionale pesticidi, agricoltura sostenibile e PNRR. #VanghePulite. GIFT (Great Italian Food Trade). 4.2.22

(6) Dario Dongo. PAC, la Commissione europea boccia il Piano Strategico Nazionale dell’Italia. #VanghePulite. GIFT (Great Italian Food Trade). 14.4.22

(7) Il Piano invasi di Coldiretti e Anbi “conquista” il Governo. Il Punto Coldiretti. 11.7.22

(8) Pierluigi Magnaschi. Senza la costruzione di nuove dighe la sete d’acqua dell’Italia è destinata a non placarsi. Italia Oggi. 5.7.22

(9) Gabriele Franzini. Siccità e consumi di acqua: a Reggio Emilia in 10 anni perdite di rete dal 20 al 28%. Video. Reggionline. 28.6.22

(10) Si ricorda l’esondazione di 10 milioni di md’acqua dal fiume Enza a Lentigione (frazione di Brescello, RE), il 12.12.17, con 1.157 sfollati e oltre € 105 milioni di danni. V. ‘Alluvione Lentigione 4 anni dopo: cosa è stato fatto e cosa rimane da fare’. Il giornale della Protezione Civile. 10.12.21

(11) Dario Dongo, Ylenia Patti Giammello. Acque agricole e sicurezza alimentare, reg. UE 2020/741. L’ABC. GIFT (Great Italian Food Trade). 26.9.21

(12) Gianni Galeotti. L’acqua che c’è ma non viene utilizzata: da San Cesario alla Fossalta. La Pressa. 27.6.22

(13) Diga di Vetto, “ora o mai più”Reggio Report. 13.4.22,

(14) FV, Axpo avvia impianto “alpino” da 2,2 MW su diga Muttsee. Staffetta quotidiana. 8.10.22

(15) Dario Dongo, Ylenia Patti Giammello. Acqua potabile, il diritto universale e la direttiva UE. GIFT (Great Italian Food Trade). 9.7.21

(16) Luciano Catellani, Jaures Marmiroli. Il ruolo delle dighe. Gazzetta di Parma. 5.8.22

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