Semafori in etichetta e ‘viral deception’. La polemica sui ‘traffic lights’ britannici maschera il fallimento delle iniziative europee per una sana nutrizione
Il 9 marzo 2017 Big Food ha riacceso la polemica sui semafori in etichetta – questa volta, promuovendone l’adozione a livello europeo – con uno scopo ben preciso, ‘viral deception’. (1) Mascherare il fallimento delle iniziative europee per una sana nutrizione e uno stile di vita equilibrato, portando il dibattito altrove.
La Commissione europea, nel lontano 2005, aveva costituito un’apposita piattaforma (2) ove raccogliere idee e promuovere sinergie pubblico-private volte a mitigare la crescente epidemia di malattie collegate a obesità e sovrappeso. Nei 12 anni trascorsi dal lancio dell’iniziativa, la situazione epidemiologica è gravemente peggiorata. Dimostrando l’incapacità della grande industria di auto-regolarsi nella produzione e nel marketing di cibo-spazzatura (junk-food).
L’aumento dell’obesità infantile non può certo venire attribuito a un maggiore consumo di alimenti tradizionali (come pasta, olio extravergine d’oliva, verdura e frutta, latticini, etc.). Bensì al decadimento della qualità della dieta. Con prevalenza dei cibi HFSS (High Fats, Sugars and Sodium), spesso assunti al di fuori dei pasti canonici e di alcuna ragione.
L’educazione alimentare non basta. I giovani continuano a venire bombardati di richiami ad alimenti superflui, come bibite gassate, patatine fritte, dolciumi. I quali ridondano nei messaggi pubblicitari, nei programmi tv (product placement) e sui social network.
È indispensabile vietare ogni forma di promozione dei cibi HFSS. Scoraggiarne il consumo mediante apposite politiche fiscali. (3) Vietarne la vendita nei distributori automatici in prossimità di scuole, ospedali e luoghi pubblici a frequenza giovanile. Al duplice scopo di ridurre i consumi di alimenti non idonei rispetto alle attuali esigenze dietetiche della popolazione, e di stimolare le industrie a migliorarne i profili nutrizionali.
Semafori in etichetta e ‘viral deception’
I semafori sulle etichette, in questo senso, potranno essere d’aiuto a sensibilizzare i consumatori su nutrienti e sostanze da tenere sotto controllo, per ridurre gli eccessi e favorire l’equilibrio nella dieta. Non incideranno certo sul consumo dei cibi tradizionali. Nessun semaforo, infatti, vanificherà la gioia di un buon piatto di pasta o di una porzione di Parmigiano Reggiano. Ma aiuteranno a evitare di bere Coca Cola come fosse acqua.
La ‘viral deception’ fomentata dall’annuncio dei giganti industriali è però valsa a scatenare la reazione polemica ‘fuori tema’ delle lobby dell’agroindustria italiana. Col sostegno del ministro Maurizio Martina. I quali avrebbero potuto ragionare sul problema sanitario all’origine del dibattito, che incide per oltre il 25% sui costi della sanità pubblica. E invece, con la scusa dello sdegno, nessuno farà nulla.
Dario Dongo
(1) Semafori in etichetta e ‘viral deception’. Il neologismo ‘viral deception’ esprime l’inganno collettivo, virale appunto. Il suo acronimo, emblematico in tal senso, coincide con quello di ‘venereal disease’
(2) ‘EU Platform for Action on Diet, Physical Acrivity and Health’
(3) Le imposte di scopo, come la ‘soda tax’ e la ‘sugar tax’, si sono già rivelate efficaci in alcune aree del pianeta (dalla Gran Bretagna al Messico). Vanno perciò diffondendosi
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.