Le rapine delle terre, c.d. land grabbing, proseguono con voracità e la prima causa continua a essere la brama di produrre olio di palma, da riversare nel cibo-spazzatura e nei c.d. biocombustibili.
Il terzo rapporto di Land Matrix Initiative rileva l’occupazione di circa 80 milioni di suoli, di cui 8 mln nei soli anni 2019 e 2020, con oltre 2100 operazioni su terre fertili. (1)
Gli accaparramenti su larga scala di terreni (Large-scale land acquisition, LSLA) – nei Paesi in via di sviluppo, da parte delle Corporation e dei loro fornitori – sono associati alle più gravi violazioni dei diritti umani e dell’ambiente. Meritano perciò attenzione anche nell’analisi dei rischi legati a due diligence e ESG, Environmental, Social and Governance. (2)
La liberalizzazione dei mercati fondiari intanto prosegue, quale leva e volano di nuove rapine delle terre. Dal Brasile all’Indonesia fino all’India, ove proprio in questi giorni le rivolte dei contadini hanno appena costretto il primo ministro Modi a fare marcia indietro sulla riforma agraria che li avrebbe schiacciati. (3) E i giganti industriali continuano a mietere affari, come si è visto, su questo grasso di violenze e incendi.
Rapine delle terre, olio di palma al primo posto
Verisck MapleCroft – società che si occupa di analisi dei rischi legati agli investimenti, a livello globale – ha aggiornato il proprio rapporto su oltre 170 materie prime. (4) L’olio di palma rimane in cima alla lista delle cause di land grabbing, con particolare ma non esclusivo riguardo a Indonesia e Malesia:
– l’Indonesia – con cui l’Unione Europea sta negoziando l’ennesimo accordo tossico di libero scambio, come si è già denunciato – è il leader nella produzione di olio di palma a livello globale (>50%), e nei conflitti per la terra. ll Consortium for Agrarian Reform (KPA), ne ha registrati 241, nel solo 2020, anche in Nuova Guinea, (5)
– la Malesia è al secondo posto per la produzione in loco (35% circa del totale planetario), a cui si aggiungono i giga-investimenti dei suoi palmocrati in altri Paesi.
Land grabbing, altre cause ed effetti
La classifica delle rapine delle terre stilata da Verisck MapleCroft prosegue con il cobalto, il metallo a rischio più estremo. Segnatamente in Congo, ove pure abusi e schiavitù legati all’olio di palma proseguono dai tempi del criminale monarca del Belgio Leopoldo II. A seguire altre commodities alimentari – es. soia, cocco, aglio, patate dolci – e alcuni metalli protagonisti della ‘transizione ecologica’. Non solo cobalto ma anche rame, bauxite, molibdeno. E l’immancabile oro, alla cui estrazione si accompagnano ecocidi e intossicazioni da mercurio e cianuro di sodio.
Le indagini condotte da agenzie di stampa (es. Associated Press, AP), ONG (es. Amnesty, Greenpeace), università ed enti di ricerca a loro volta dimostrano come il land grabbing – oltre ad essere ben più esteso di quanto appaia – si accompagni a violenze brutali e schiavitù, su donne e minori soprattutto.
Ecocidio sistemico
L’ecocidio è sistemico e procede di pari passo con le rapine delle terre. Gli analisti di Verisck MapleCroft lo riferiscono in termini di ‘degrado del capitale naturale’, a misurarsi attraverso i quattro indici di deforestazione, qualità dell’aria, inquinamento idrico ed emissioni di CO2 legate alle modifiche di destinazione d’uso dei suoli.
Le Large-scale land acquisition (LSLA) contribuiscono in misura sostanziale a deforestazioni, scomparsa degli habitat naturali e degrado del suolo. Così anche a perdite di biodiversità ed elevate emissioni di gas serra, soprattutto quando gli incendi divorino grandi riserve di carbonio quali le foreste pluviali tropicali.
Diritti umani fondamentali
Gli analisti di Verisck MapleCroft riferiscono cinicamente al ‘degrado del capitale sociale’, per accennare l’impatto delle ‘acquisizioni’ fondiarie di larga scala sui diritti umani fondamentali. Senza indulgere sulle atrocità che l’associazione Grain raccoglie e riporta ogni giorno sul sito d’informazione indipendente FarmLandGrab.
Gli accaparramenti delle terre hanno sempre e comunque dinamiche che destrutturano i tessuti sociali delle comunità locali, causano tensioni e conflitti, aggravano la povertà e i problemi di food security (cioè la disponibilità di cibo).
Si riferisce anzitutto al sistematico difetto di consultazione e previo consenso degli abitanti dei terreni espropriati al loro spossessamento, alle intimidazioni e violenze che ne accompagnano la deportazione. Ma anche all’esiguità degli spazi residuati dalle monoculture ai villaggi superstiti, spesso insufficienti a poter coltivare e sfamare le famiglie. Al basso tasso di occupazione, la mancanza di posti di lavoro qualificati, le condizioni di lavoro gravose a salari infimi, e ai pericoli associati al largo impiego di pesticidi così venefici (es. paraquat) da essere vietati nei Paesi con economie più sviluppate.
Soluzioni possibili
La campagna di sensibilizzazione avviata da chi scrive (Dongo) una decina d’anni or sono su land grabbing ed ecocidi associati alla produzione di olio di palma mantiene, purtroppo, atroce attualità. Né le linee guida sulla gestione responsabile di terre, foreste e bacini idrici (CFS, FAO, 2012), né quelle sugli investimenti responsabili in agricoltura (CFS, FAO, 2014) sono bastate a mitigare la voracità dei palmocrati e quella dell’impero della soia. I diritti dei contadini e le comunità rurali proclamati dall’ONU il 19.11.18, del resto, rimangono sulla carta.
La responsabilizzazione degli operatori attraverso la due diligence – come sta accadendo al Groupe Casinò, in Francia, per la vendita di carni brasiliane ‘da deforestazioni’ – potrebbe divenire uno strumento efficace, per le imprese che operino in UE. Così come la valutazione delle performance ESG, per le imprese quotate e in cerca di investimenti, nella misura in cui la responsabilità sociale e ambientale possa venire tracciata mediante sistemi di blockchain pubblica.
#Buycott!
Nell’attesa di soluzioni efficaci finora non pervenute – magari anche di una Costituzione per la terra, tanto più utile in quanto vincolante per ogni Stato del pianeta – il boicottaggio di prodotti alimentari, cosmetici e ‘biocombustibili’ che contengano olio di palma è l’unico strumento a disposizione di tutti noi che crediamo fermamente nell’esigenza indifferibile di una trasformazione sociale, oltreché ecologica, della società in cui viviamo.
I 17 SDGs (Sustainable Development Goals) in Agenda ONU 2030, sulla carta, esprimono i migliori propositi finora redatti per riparare una civiltà globale diffusamente corrotta e diseguale. Ed è compito anche nostro contribuire al loro raggiungimento. (6) Eliminare l’olio di palma dai nostri consumi quotidiani è semplice, come si è già condiviso. Anche da parte delle industrie di trasformazione e della GDO, come pure si è visto. Con l’ulteriore vantaggio di ridurre i rischi legati alle attività d’impresa. Buycott!
#SDG1 (No poverty), #SDG2 (End hunger), #SDG5 (Gender equality), #SDG12 (Sustainable production and consumption), #SDG14 (Life below water), #SDG15 (Life on land)
Dario Dongo ed Elena Bosani
Note
(1) Land Matrix analytical report III, taking stock of the global land rush. Land Matrix. 27.9.21, https://landmatrix.org/resources/land-matrix-analytical-report-iii-taking-stock-of-the-global-land-rush/
(2) L’acronimo ESG – Environmental, Social and Governance – riferisce ai tre fattori adottati nella finanza internazionale per ‘misurare’ le performance di sostenibilità delle imprese e organizzazioni. In assenza, peraltro, di parametri uniformi e condivisi. V. Sarah Murray. Navigating the thicket of ESG metrics. Financial Times. 25.10.21, https://www.ft.com/content/75a9ed73-6f49-466f-a1d2-55be96678637
(3) Patralekha Chatterjee (2021). Agricultural reform in India: farmers versus the state. The Lancet planetary health. https://doi.org/10.1016/S2542-5196(21)00060-7
(4) Will Nichols, James Lockhart-Smith. Palm oil, cobalt highest risk for commodity-linked land grabs. Verisk Maplecroft. 4.11.21, https://www.maplecroft.com/insights/analysis/palm-oil-cobalt-highest-risk-for-commodity-linked-land-grabs/
(5) The pandemic of Covid and large scale land grabbing (2021). KPA’s End of the Year Report. https://www.kpa.or.id/?lang=en
(6) Dario Dongo, Giulia Caddeo. Sustainable Development Goals, SDGs. La sfida dell’umanità. Égalité. 5.9.19, https://www.egalite.org/sustainable-development-goals-sdgs-la-sfida-dellumanita/