Parmigiano Reggiano e Grana Padano, è ora di passare all’azione per la tutela delle nostre DOP
Abbiamo intercettato la settimana scorsa un falso Grana (1) di provenienza ungherese confezionato – con tricolore, nome italiano e stilema di uomo baffuto – da un colosso industriale di Reggio Emilia, la Nuova Castelli SpA. Negli stessi giorni è emersa sulle cronache emiliane la notizia di un’indagine in corso su una gigantesca frode relativa a Parmigiano Reggiano e Grana Padano DOP, a carico della Nuova Castelli e di due caseifici da essa controllati. Tutti nelle mani di un fondo britannico di ‘private equity’, la Charterhouse Capital Partners (3). Nel silenzio generale attorno alla vicenda, proviamo ad approfondire alcuni aspetti di carattere legale.
Protezione della DOP
‘I nomi registrati sono protetti contro (…) qualsiasi usurpazione, imitazione o evocazione, anche se l’origine vera dei prodotti o servizi è indicata o se il nome protetto è una traduzione (…); qualsiasi altra indicazione falsa o ingannevole relativa alla provenienza, all’origine, alla natura o alle qualità essenziali del prodotto usata sulla confezione o sull’imballaggio, nel materiale pubblicitario o sui documenti relativi al prodotto considerato nonché l’impiego, per il confezionamento, di recipienti che possano indurre in errore sulla sua origine; qualsiasi altra pratica che possa indurre in errore il consumatore sulla vera origine del prodotto’ (4). Ça va sans dir che in un pezzo di formaggio dall’apparenza e dal nome (‘Gran’ anziché ‘Grana’) quasi identici a un Grana Padano DOP, confezionato sottovuoto e posizionato a scaffale accanto al prodotto autentico, ‘c’è qualcosa che non va’.
Controlli pubblici ufficiali
L’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi è ‘l’organo tecnico del MiPAAF) incaricato di effettuare, fra gli altri, i controlli sui prodotti a Denominazione di Origine presso gli operatori di filiera (produttori, preparatori ed importatori nonché alla commercializzazione)’. ‘I controlli sono durante tutto l’anno in tutte le fasi delle filiera. In prevalenza i controlli interessano la trasformazione e il commercio. I controlli sono preceduti dalla consultazione degli elenchi degli operatori che operano nell’ambito delle produzioni di origine protetta’ (5). Nel caso che ci occupa i controlli sono risultati efficaci nei confronti delle imprese di confezionamento (6), ma non altrettanto sui punti vendita, come si evince dalla presenza del ‘Gran di Vittorio’ nei banchi frigo di LD-MD Discount.
Doveri dei Consorzi di Parmigiano Reggiano e Grana Padano
I Consorzi di tutela, che il regolamento UE definisce Gruppi, ‘svolgono un ruolo fondamentale (…) sviluppare attività connesse alla sorveglianza in merito all’effettiva protezione dei nomi registrati, alla conformità della produzione al relativo disciplinare, all’informazione e alla promozione del nome registrato e, in generale, qualsiasi attività volta ad accrescere il valore dei nomi registrati e l’efficacia dei regimi di qualità. Inoltre, i gruppi dovrebbero seguire da vicino la posizione dei prodotti sul mercato.’ (7). Viene perciò riconosciuto ai Consorzi il potere di ‘contribuire a garantire che la qualità, la notorietà e l’autenticità dei propri prodotti sia garantita sul mercato monitorando l’uso del nome negli scambi commerciali e, se necessario, informando le autorità competenti’ (8).
Voci inaudite
Ben prima che il ‘radar anti-frodi’ di Great Italian Food Trade intercettasse un cacio magiaro travestito da Grana in vendita al ‘discount’, già nel lontano novembre 2013 Coldiretti aveva denunciato l’aggravarsi del fenomeno delle importazioni di ‘similgrana’ dal Nord-Est europeo, ravvisando precisi sospetti su alcune operazioni della Nuova Castelli SpA: ‘Il solo fatto che negli ultimi anni sia cresciuto l’import di similgrana di provenienza ungherese (…) fa sorgere molte perplessità. La società che vuole costruire il mega-magazzino è la stessa Nuova Castelli che detiene il 20% delle azioni della Cheese Company srl, socio unico della Magyar Sajt ungherese che produce appunto un formaggio simile al Parmigiano Reggiano. Si tratta di una società dove ha partecipazioni, attraverso un intreccio di azioni, anche la cooperativa Itaca, presieduta fino al gennaio di quest’anno, quando si è dimesso a seguito anche della denuncia di Coldiretti, da Giuseppe Alai, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano’ (9).
Non si può attendere oltre, è ora di voltare pagina. Fuori i ‘Gran’ e i ‘Parmesella’, chi ci sta dietro e chi non sorveglia il mercato, come è invece doveroso sia in Italia che nel resto d’Europa (10).
(Dario Dongo)
Note:
parmigiano-reggiano-182623.shtml?uuid=ABG39vz
(4) Reg. UE 1151/2012, articolo 13 (Protezione)
(5) Si veda
(7) Reg. UE 1151/2012, considerando 57
(8) Reg. UE 1151/2012, articolo 45 (Ruolo dei gruppi)
(9) http://www.conipiediperterra.com/parmigiano-coldiretti-mega-magazzino-premessa-per-non-trasparenza-1112.html
(10) E in tutti quei Paesi extra-UE che in ambito di accordi bi- o multi-laterali abbiano riconosciuto almeno alcune delle nostre DOP. Come è il caso del Grana Padano DOP nella Repubblica Popolare Cinese, che dovrà venire protetto rispetto alle numerose imitaziomi sia di altri Paesi europei, sia di USA, Canada, Australia.
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.