Piovono pietre, sul caso dell’olio di palma cancerogeno e genotossico. Ma non basteranno a seppellire il dossier che ora incombe – tra gli altri – sulle autorità responsabili di salvaguardare la salute dei cittadini, con riguardo ai contaminanti di cui l’Efsa ha accertato la grave pericolosità.
Riceviamo da fonti riservate e pubblichiamo, tra i “Palma-leaks“, un “position document” dell’associazione delle industrie dolciarie in Italia, Aidepi, datato 16 maggio 2016 (v.all. 1).
L’associazione mira a rassicurare i consumatori italiani sulla sicurezza dei prodotti delle aziende associate, senza tuttavia aggiungere dati analitici al dibattito in corso. Richiama il parere Efsa (1) sulla presenza di contaminanti 3-mcpd e GE “in molti alimenti inclusi alcuni prodotti da forno“, provando a “spalmare” il problema sull’intera categoria degli oli vegetali raffinati. Nel malcelato obiettivo di nascondere ciò che emerge da almeno 12 anni in ogni ricerca, cioè che gli agenti tossici sono presenti nel grasso di palma in misura enormemente superiore rispetto a ogni altro.
L’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha il solo compito della valutazione scientifica del rischio – si ribadisce nel documento – mentre spetta alla Commissione europea la sua gestione. Pare quasi vi sia fiducia nella mitezza dell’approccio di Bruxelles, su cui abbiamo infatti già espresso preoccupazione (2). Vale la pena tra l’altro ricordare che il c.d. “General Food Law” afferma la primaria responsabilità degli operatori del settore alimentare, i quali – quando abbiano anche solo il fondato timore di rischiosità – devono subito attivarsi per il ritiro e/o richiamo dei prodotti (3).
Alcune parole di un alto dirigente dell’Istituto Superiore di Sanità vengono estrapolate ad arte, con cenni a precedenti pareri dell’ente stesso, e dell’Istituto Mario Negri, nel vacuo tentativo di “restituire verginità” all’olio di palma. Si mischiano ancora le carte su sicurezza e qualità delle diverse fonti di lipidi, fino al punto di addurre “Non è scontato che passare dal palma ad altri grassi vegetali sia risolutivo”. Dimenticando che furono proprio i ricercatori di “Big Food” a evidenziare i “significantly lower amounts” di agenti tossici (4), negli oli di semi rispetto al palma. E a condividere la sicurezza di extra-vergine di oliva e burro.
“È vero che le aziende sapevano degli effetti potenzialmente tossici e cancerogeni dell’olio di palma?” Nelle “Q&A” a margine del documento, domanda-risposta con difesa d’ufficio, “Le aziende avevano ricevuto in questi anni rassicurazioni sull’assenza di effetti tossici dell’olio di palma, in sé, da parte della comunità scientifica e delle autorità sanitarie“.
Possiamo davvero credere che le multinazionali di settore abbiano ignorato i segnali di rischio emersi con chiarezza a partire dal 2004? I “Palma-leaks” (4), così come i precedenti tentativi di difesa delle rappresentanze di categoria farebbero intendere l’esatto contrario. Vale a dire, i rischi erano ben noti e si è infatti provato a mitigarli, sia pure con risultati insoddisfacenti.
Il colmo è poi la dura critica verso Coop Italia, primo gruppo distributivo italiano, per avere reagito con prontezza a quanto attestato nell’ultimo parere Efsa (5), dichiarando l’immediata sospensione della produzione di alimenti a proprio marchio che contenessero olio di palma, in quanto potenzialmente pericolosi. La critica si basa tra l’altro su un errore concettuale – riferendo al “principio di precauzione” (6), che deve animare le scelte politiche di gestione del rischio – anziché alle doverose azioni correttive degli operatori (7). Rimane da chiedersi se il fronte delle industrie italiane di marca sia davvero così compatto nel voler difendere a tutti i costi l’impiego dello scadente olio tropicale.
Ultime notizie. Intervista di Avvenire al direttore di Aidepi
Il giorno successivo alla pubblicazione di questo ‘leak‘ il quotidiano Avvenire ha pubblicato un’intervista al direttore dell’associazione Aidepi, che ne riprende i contenuti. Al ciclostilo si aggiungono alcune note di colore:
– lo sforzo a “scaricare il barile” (“il nostro settore però non è quello degli oli vegetali“…). Come se i colossi della trasformazione industriale dolciaria, nel “selezionare le materie prime”, potessero astenersi dalla valutazione dei rischi sulla loro sicurezza, ovvero sottacerli,
– la messa in dubbio del valore scientifico della valutazione di Efsa (“le aziende italiane sono pronte a gestire e annullare qualsiasi possibile rischio, una volta che sia effettivamente confermato“). Poiché invece il ruolo primario dell’Efsa è proprio quello di valutare il rischio di sicurezza alimentare su scala europea, non v’è alcuna “effettiva conferma” da attendere,
– il burro sarebbe del tutto equiparabile al palma, “pertanto una sua sostituzione non apporterebbe apprezzabili vantaggi“. Anzi, addirittura “il burro non può essere utilizzato in ogni referenza, in quanto verrebbe a caratterizzare il prodotto sovrastando dal punto di vista organolettico gli altri ingredienti“.
Eppure:
1) sostituire il palma col burro avrebbe il primo significato di eliminare contaminanti cancerogeni e genotossici da alimenti spesso rivolti a bambini e adolescenti,
2) un secondo significato sarebbe quello di mantenere in vita le stalle italiane e così l’integrità della filiera, la garanzia sui controlli, non da ultimo la sovranità alimentare,
3) anziché sperticarsi in disquisizioni da Masterchef smentite dalla bontà dei dolci realizzati secondo la tradizione, basterebbe un briciolo di sincerità. Il palma costa la metà del burro, e il risparmio per alcuni colossi non ha prezzo,
– la svalutazione del movimento contro l’impiego dell’olio di palma nei cibi (“l’impatto emotivo delle notizie negative (…) viene cavalcato da chi porta avanti crociate inesistenti“). Se già la metafora è di cattivo gusto, la “crociata inesistente” o comunque perduta è quella di chi sembra quasi anteporre gli interessi degli oligarchi asiatici del palma a quelli dell’industria dolciaria nazionale, comunque sempre in opposizione ai consumatori italiani. I quali ultimi, ma non ultimi, hanno già espresso manifesta avversione verso un grasso che per diverse ragioni può risultare dannoso alla salute, la cui produzione è tuttora causa primaria di rapina delle terre e deforestazioni.
Ultime notizie. Chiarimenti dell’Istituto Superiore di Sanità
Poche ore dopo è intervenuto l’Istituto Superiore di Sanità con un comunicato-stampa (v. all. 2) teso a smentire l’associazione detta, per avere “estrapolato” alcune parole del suo dirigente. È vero infatti che l’EFSA non ha fornito indicazioni sui consumi ma è solo perché non rientra nel suo mandato istituzionale.
Lo stato delle conoscenze scientifiche illustrato nel parere dell’EFSA sarà invece assunto dalla Commissione Europea alla quale spetterà far scaturire eventuali decisioni normative sul consumo”.
A ciascuno i suoi commenti…
Dario Dongo
ALLEGATO 1 Position Aidepi su EFSA_oli vegetali 16-05-162016516145144977
Note
(1) https://www.greatitalianfoodtrade.it/news-food-times/l’olio-di-palma-contiene-sostanze-cancerogene-e-genotossiche-allerta-efsa-per-bambini-e-adolescenti-%C2%A0in-italia-consumi-record
(2) https://www.greatitalianfoodtrade.it/news-food-times/palma-leaks-grande-puzza-di-bruciato-anche-a-bruxelles
(3) “Se un operatore del settore alimentare ritiene o ha motivo di ritenere che un alimento da lui importato, prodotto, trasformato, lavorato o distribuito non sia conforme ai requisiti di sicurezza degli alimenti, e l’alimento non si trova più sotto il controllo immediato di tale operatore del settore alimentare, esso deve avviare immediatamente procedure per ritirarlo e informarne le autorità competenti. Se il prodotto può essere arrivato al consumatore, l’operatore informa i consumatori, in maniera efficace e accurata, del motivo del ritiro e, se necessario, richiama i prodotti già forniti ai consumatori quando altre misure siano insufficienti a conseguire un livello elevato di tutela della salute” (reg. CE 178/02, articolo 19, “Obblighi relativi agli alimenti: operatori del settore alimentare“, comma 1)
(4) https://www.greatitalianfoodtrade.it/news-food-times/palma-leaks-le-multinazionali-di-big-food-conoscevano-da-una-dozzina-d-anni-il-pericolo-cancro-e-genotossicità-per-bambini-e-adolescenti
(5) https://www.greatitalianfoodtrade.it/news-food-times/coop-elimina-il-palma-da-tutti-i-suoi-prodotti-il-primo-gesto-concreto-dopo-l-allarme-efsa
(6) Cfr. reg. CE 178/02, articolo 7, “Principio di precauzione”
(7) “Gli operatori del settore alimentare responsabili di attività di vendita al dettaglio o distribuzione che non incidono sul confezionamento, sull’etichettatura, sulla sicurezza o sull’integrità dell’alimento devono, entro i limiti delle rispettive attività, avviare procedure per ritirare dal mercato i prodotti non conformi ai requisiti di sicurezza alimentare e contribuire a garantire la sicurezza degli alimenti” (reg. CE 178/02, articolo 19, “Obblighi relativi agli alimenti: operatori del settore alimentare“, comma 2).
Dario Dongo, avvocato e giornalista, PhD in diritto alimentare internazionale, fondatore di WIISE (FARE - GIFT – Food Times) ed Égalité.